giovedì 5 gennaio 2012

VIENI, C'E' UNA CASA NEL BOSCO


"Vieni, c'è una casa nel bosco..." … la canzone originale ha quasi settant’anni, essendo stata scritta nel 1943; la base scout della Massariotta ha trent’anni di meno, essendo nata nel 1973, ma le analogie con il testo e la partitura sono molte e del resto non riesco a immaginare la Massariotta come un semplice luogo fisico, raccolto tra i castagni del bosco e lo stradone impolverato – la Regia Trazzera di borbonica memoria – che da Marineo punta verso Ficuzza, quindi cos’è questo posto sospeso tra la realtà e la fantasia, tra il presente e la memoria, dove si gioca, si impara, si fa amicizia, ci si innamora, si fatica, si prega, si canta, si suda, dove si conoscono persone nuove che parlano lingue diverse, dove si accolgono alti prelati, amministratori pubblici, docenti, professionisti ma anche indiani, aborigeni, maghi, fachiri, stregoni, avventurieri, dove si stampano giornali, si creano canzoni, si montano tendopoli, si spengono incendi, si costruiscono torrette, si danza attorno al fuoco, si usano bussole e cartine topografiche….
Ho perso lo sguardo per un attimo e mi sono accorto che i miei 33 anni alla Massariotta (era il 1978) mi hanno regalato tutte queste cose, ma anche molto di più: ci sono cresciuto in questa base, ho conosciuto persone che mi hanno aiutato a diventare adulto e qui ho costruito alcuni dei legami più saldi della mia vita. Un luogo magico? La magia non è mai stata nelle mie corde, preferisco definire la Massariotta come un luogo accogliente, accogliente come può esserlo una casa, la propria.
Dal 1973 a oggi in questo pezzetto di Sicilia sono stati accolti migliaia di scout, migliaia di giovani e adulti mai considerati degli ospiti ma dei “padroni di casa”; una casa che in quasi quattro decenni è cresciuta, si è ingrandita, si è dotata di alcuni comfort per essere ancora più accogliente per chi ha scelto – e sceglie tuttora - di viverci un periodo della propria esistenza. Come ogni casa, la Massariotta racconta anche di coloro che l’anno abitata, amata e resa migliore: ogni volta che si varca il cancello d’ingresso si è accolti anche dalle braccia spalancate di questi amici.
Quando – almeno tra altri quattro decenni, ma anche cinque – io, Giovanni e tanti altri “padroni di casa” non ci saremo più, continueremo ad accogliere coloro che vorranno percorrere un po’ del loro cammino alla Base; l’auspicio è che questo luogo, con la sua storia e con la sua straordinaria ricchezza frutto di mille esperienze vissute, possa essere custodito (e migliorato), proprio come si fa con i luoghi cari, come le proprie case. E le case devono essere vissute, altrimenti diventano musei; e non è la stessa cosa.
Luigi Perollo

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