martedì 26 giugno 2012

CRONACHE DAL TERREMOTO

RIFLESSIONI DI UNO SCOUT ... TERREMOTATO
Solo oggi a distanza oramai di un mese dalla prima scossa, trovo il tempo, la voglia di descrivere e riflettere su quanto ci è accaduto e quanto ci sta accadendo, purtroppo porto i segni di uno scout spossato dal lavoro che ogni santo giorno mi attanaglia dal quel fatidico 20 maggio 2012 causa la mia professione di geometra, quindi il mio evidente coinvolgimento in prima linea.
Nella mia mente vivo il ricordo di attimi in cui la natura ci si presenta dandosi del "Voi", attimi e sentimenti vissuti nel profondo mi fanno capire in modo tangibile "quanto siamo piccoli" ... per questo invito tutti a riflettere sul senso delle proprie azioni e del valore che esse rappresentano (basta veramente poco per smontare i nostri progetti e dovere ripartire da zero) ... paradossalmente non è vero che tutti i "mali vengono per nuocere" ... nessuno me ne voglia per l'infelice e banale battuta ... mi riferisco ai sentimenti scaturiti e riscoperti: Amore, unione, fratellanza, voglia di lavorare insieme per ricostruire... Aihimè! il Signore ci ha indicato un altra volta la strada, ci fa capire giorno per giorno il valore di un saluto, di una stretta di mano e un abbraccio verso chi colpito da un dramma ci chiede aiuto... in questi giorni ho imparato il valore di impegni presi e parole spese con responsabilità e fatica ... ma tanta fatica!!! ... è proprio da questa "FATICA" che penso al mio essere SCOUT, e con fierezza guardo la gente che incontro, guardo ai problemi e drammi di tutta questa vicenda, per un attimo mi commuovo pensando a chi ci ha lasciato la vita, ma puoi guardo avanti e sorrido! qualche brivido mi assale e la voglia di gridare e fare sentire il peso del mio impegno e della mia scelta di servire. Voglio sporcarmi le mani, stare con la gente nei loro disagi, aiutare con la concretezza del fare e non dire (abbiamo troppi "poeti e scrittori" che ci indicano cosa fare e come farlo senza per primi sporcarsi con il sudore e le lacrime di chi ha perso parte della propria "vita e sacrifici"), voglio stare in prima linea perchè è lì che sta il Signore, è lì che sento sulla pelle il brivido di un sentimento che rimane e forgia "il Cuore Nuovo", è lì che trovo il senso.
Tutte queste riflessioni le indirizzo a Voi SCOUT d'Italia! ...da ognuno di noi "sentinella della Chiesa", parta il messaggio dell'Amore di Dio verso il prossimo, nessuno si sottragga e abbia paura di fronte alle difficoltà ... è da queste che nasce Dio! Sorridiamo e cantiamo perchè è di questo che siamo portatori... portatori di speranza concreta perche il Mondo ne ha bisogno, ognuno di Noi parta dalle piccole scelte quotidiane del "fare facendo per primi" ... sono queste le preghiere del mattino e della sera.
Giorni difficili mi aspetteranno... forse non riuscirò sempre a fare del mio meglio ... ma con coraggio voglio provarci e partire una volta per tutte per Primo!

Grazie a tutti coloro che stanno dando il proprio contributo per i terremotati e ancor di più chi si sta impegnado per lasciare le cose molto meglio di come le abbiamo trovate!

Un Abbraccio di cuore!

Marcello
(Delfino Intraprendente)

giovedì 21 giugno 2012

ABITARE LA TERRA, CUSTODIRNE I BENI

Siamo abitatori di un pianeta meravigliso, ma fragile. Solo imparando a vivere "esistenze leggere e sostenibili", e "stimolando le sitituzioni  alla corresponsabilità per essa, potremo sperare di modificare tale mortifero trend"; è il monito che chiude il volume "Abitare la terra, custodirne i beni" scritto da Simone Morandini, teologo, componente il Gruppo Custodia del Creato, promosso dalla CEI. Il volume è un agile manuale sulla salvaguardia ambientale. Nella prima parte si pongono i punti fermi per un'etica della custodia della Terra, nella seconda le buone pratiche da promuovere e diffondere.

Simone Morandini, Abitare la terra, custodirne i beni, Proget Edizioni, 2012

http://www.fondazionelanza.it/libro/abitarelaterra2012.pdf

mercoledì 13 giugno 2012

LA MADONNA DELLA MASSARIOTTA

Le guide e gli scouts di Bolognetta hanno riprodotto, con grande maestria,  l'immagine della Madonna degli Scout dell'altare della Massariotta in occasione dell'infiorata per il Corpus Domini.

Complimenti!

domenica 10 giugno 2012

LA MASSARIOTTA, un luogo e uno spirito


Una Base scout:  un luogo, uno spirito


            "C'è voluto un po' di tempo, ma credo di aver capito che la Massariotta non è un posto, ma è un modo di guardare le cose, un modo di essere e di fare le cose. Ed è forse per questo che anche così lontano, dopo tanti anni che non torno alla  'nostra' Base, in un momento di stress da lavoro, quando ti rendi conto che nonostante tutto hai fatto veramente ed onestamente tutto ciò che avevi da fare… beh, allora sì che ti senti alla Massariotta…. Ogni tanto mi viene tanta nostalgia della Base, riaffiorano tanti ricordi, tanti suoni, tante sensazioni, tanti volti… Rivedi tanti amici e ricordi che c'è uno stile per fare ogni cosa, uno stile per vivere bene!"
            Mi è sembrato opportuno riportare alcune frasi da una lettera recentemente pervenutami da parte di un giovane che a 14 anni ha partecipato al suo primo campo di specializzazione, poi - per alcuni anni - ha proseguito nel dare una mano alle varie attività e, poi, immerso nei problemi  del lavoro e delle vita quotidiana, si era perso di vista. Ogni anno per venire alla Base percorreva  -a sue spese- circa un migliaio di chilometri. Di simili testimonianze ne abbiamo diverse in ogni Base.
            Non voglio celebrare questa o tal'altra Base scout. Far memoria serve soltanto se ci aiuta a proiettarci verso il futuro.
            La Base scout è certamente un luogo fisico che deve essere nel contempo 'bello ed utile'. Bello perché inserito in un ambiente affascinante, utile perché deve essere idoneo a fornire a chi lo frequenta stimoli all'avventura ed all'impegno. Un bosco, un lago, un fiume, il mare, strutture ben fatte e ben inserite nell'ambiente (non concentrate in un sol punto), costruzioni che facciano sognare e facciano scattare la molla dell'avventura, alcuni angoli  'selvaggi', l’angolo che  ti invita alla riflessione e alla preghiera, una opportuna distanza da vie di comunicazione rumorose, sentieri che ti permettano di andare lontano in esplorazione… sono caratteristiche che danno significato alla Base e la rendono viva. Gli angoli, le costruzioni, la sistemazione delle tende e delle cucine… tutto è fatto con arte, in maniera adeguata all'ambiente, e deve rispondere a canoni di esteticità e  di funzionalità, nonché di sicurezza. L'ordine e la pulizia  sono curati sempre (piuttosto che alla fine di un'attività). I tempi e le azioni sono in armonia con il creato e con i valori espressi dalla Legge scout.
             La storia di una Base scout non è principalmente storia di strutture più o meno belle, più o meno complete; anche se queste, pur nella loro semplicità, testimoniano mille sacrifici e tanta generosità, rendono visibile la capacità di tradurre il dire nel fare, pur quando c'è da pagare di persona; anche se queste debbono divenire sempre più funzionali agli scopi educativi che ne giustificano l'esistenza.
         Perciò, una Base scout è anzitutto  un luogo ideale che ti resta dentro il cuore per tutta la vita. Non sterile nostalgia, ma impegno a vivere in ogni luogo la Legge Scout, a saperti giocare pienamente ed a fare della tua vita un'avventura meravigliosa. Essa è  storia di ragazzi che conquistano e rafforzano la capacità di far sempre meglio. E' storia di capi che mettono a disposizione la loro competenza (educativa e tecnica) al servizio dei più giovani. E' storia di persone lungimiranti, impegnate costantemente a migliorare la qualità del  servizio e delle strutture.  Essa è luogo di avventure e di maturazione, di incontri e di conquiste, di laboriosità e di servizio. Essa è testimonianza concreta e tangibile di ciò che le guide e gli scout sanno fare.
           Perciò ogni Base diviene  luogo concreto ove vivere la meravigliosa avventura dello Scautismo, spazio fisico ed ideale di riferimento per quanti vi passano; ambiente ove educarsi a costruire il bene comune, migliorare l'arte di relazionarsi con le persone e le cose, affinare la capacità di ideare e realizzare progetti, apprendere a mettere le proprie risorse al servizio dei fratelli e della comunità.
            La 'Base'  con le sue tradizioni, con le  'sue' persone che  ne assicurano continuità di gestione e qualità di attività, con i suoi eventi a largo respiro, con le sue  caratteristiche strutturali ed ambientali costituisce un luogo di memoria e di progetto. E' un ambiente che 'parla', che fa ricordare e sognare, è testimonianza concreta di un cammino associativo.  Nella storia dell'Associazione abbiamo diversi esempi di  Basi che hanno 'lasciato una traccia'. Si pensi, ad esempio, a Colico, Pratovecchio e Bracciano, alle Basi del Settore Specializzazioni e dei Nautici, ai Centri scout internazionali …. Sono luoghi divenuti punti di riferimento per tanti capi e per tanti ragazzi.
            Ogni Base  ha un patrimonio di risorse umane e materiali,  testimonia il passaggio di tanta gente, è amorevolmente curata da un responsabile e da una equipe di volontari che ne garantiscono la gestione e la continuità, da comunità capi e r/s, da singoli capi che prestano il loro generoso servizio per assicurarne la
funzionalità e migliorane le strutture. Senza progettualità, senza continuità di gestione, senza una vivace ed adeguata presenza di scout la Base diviene  fragile, la sua storia diviene effimera. Chi è chiamato a gestire la Base deve avere competenza gestionale, educativa, metodologica e tecnica, capacità animative ed interattive, buon conoscitore della Base e delle sue opportunità: un qualificato punto di riferimento (e di orientamento) per coloro che fruiscono della Base; persona capace di garantire continuità e qualità..  non può essere un "funzionario", un controllore, un "esattore dell'obolo", un portiere, un amministratore ...
          La Base è un  'luogo che parla e che insegna'.  Essa è uno 'spazio pedagogico'. Ogni angolo, ogni struttura, ogni albero ha tante storie da raccontare. Decine e decine di capi vi iniziano e/o completano il loro iter di formazione; decine e decine di unità hanno la possibilità di svolgere attività in un ambiente affascinante, a stretto contatto con la natura. Decine e decine di ragazzi hanno l'opportunità di incontrare capi  ed eventi significativi; cento e cento amicizie vi nascono e si rafforzano; tante competenze si consolidano e si accrescono.  
           Nella Base le unità o gruppi di scout possono attuare i loro progetti, possono apprendere ad  impegnarsi per costruire e salvaguardare un  bene comune,  perché la Base scout è un "patrimonio comune":  non appartiene ad una persona o ad un gruppo di persone, essa appartiene all'Associazione, anche se necessariamente viene gestita da un responsabile e da un gruppo di adulti che operano per conto ed in nome dell'Associazione.
           Nella Base si deve respirare aria di famiglia, una famiglia aperta ed accogliente, una famiglia operosa e gioiosa, una famiglia intenta a conquistare valori duraturi.
            La Base scout è una risorsa per il territorio in cui è inserita, sia per le unità scout che per le scuole, le associazioni, le parrocchie. Se  essa è viva diviene punto di riferimento, diviene risorsa culturale ed economica: è un luogo 'aperto' che viene vivificato dall'attività di chi vi opera.
            E' bene che ogni Base abbia un gruppo di persone  disponibili e competenti nell'organizzazione e nell'animazione, un'equipe che possa mettersi a disposizione di chi lo desidera, che sappia sperimentare, che produca sussidi, che aiuti i capi e quanti utilizzano la Base a valorizzare pienamente le risorse presenti nell'ambiente. La Base diviene, allora, laboratorio permanente ove si sperimenta l'avventura, ove si sperimentano vecchie e nuove tecniche, ove si progettano e si vivono attività adeguate ai ragazzi ed ai capi, ove si  sperimenta la legalità e l'esteticità (il bene ed il bello), l'operosità e la concretezza. Non voglio idealizzare una  Base scout,  desidero soltanto sottolinearne la forte 'valenza educativa' che essa ha e la necessità che  le Regioni, le Zone, i Gruppi sappiano valorizzare ed incrementare questo prezioso patrimonio ideale e concreto.         
            Perciò,  è necessario sostenere lo sviluppo qualitativo (ed anche quantitativo) dei centri scout.  E non solo a parole. Lo stesso Baden-Powell  spesso sollecitava i capi e i responsabili ai vari livelli perchè fornissero ai ragazzi luoghi specifici ove sperimentare lo scouting.
           Bisogna saper investire e saper utilizzare idoneamente le risorse che abbiamo. E’ opportuno utilizzare le Basi scout (specialmente quelle più significative) per lo svolgimento di campi scuola e di attività ai vari livelli. E' opportuno valorizzare pienamente le risorse (umane, ambientali….) che ogni Base possiede.
            Ad esempio, svolgere un campo di formazione metodologica  o associativa in un ambiente qualsiasi, privo di identità, carente di stimoli  è un disinvestimento sia economico che metodologico. Qualsiasi programma di attività formative deve 'incarnarsi' in un luogo; ogni attività educativa deve lasciare un segno. Chi programma deve sapere idoneamente utilizzare  i 'talenti' di ogni ambiente. Fare Scautismo è, infatti, educare i ragazzi a vivere con pienezza, con competenza, con responsabilità  nel mondo. Ma ciò si impara attraverso la vita quotidiana, mediante attività specifiche e stimolanti in un 'determinato luogo ', con 'determinate persone '.
             In una delle numerose lettere che pervengono da parte di ragazzi si legge : "Lo spirito della Massariotta mi ha pervaso. Il modo di agire dei capi, la loro disponibilità, lo stile e la capacità di servizio delle scolte e dei rovers, la spiritualità, la gioia, le intense attività….. Uno spirito che continuo a portare con me e che mi aiuta a maturare. Ma soprattutto l'avventura, un'avventura meravigliosa!"

                                                                                                                                         Giovanni Perrone

venerdì 8 giugno 2012

NUOVO GESTORE ALLA MASSARIOTTA

Vi informo che il Comitato regionale AGESCI della Sicilia ha nominato il nuovo gestore della Base Scout della Massariotta al quale occorrerà rivolgersi per informazioni e prenotazioni. E’ Giovanni Sorce, capo scout a Termini Imerese, attuale responsabile della Zona Eleuterio. Per contattarlo: 3208528717 – giovanni_sorce@libero.it
Le consegne della Base sono avvenute la mattina del sei u.s., alla presenza dell’IRO Sicilia, Natale Di Bartolo e di Rosario Di Re (capo scout ad Acireale), tecnico che seguirà i lavori di ristrutturazione della Base.
Grazie al finanziamento dell’Agesci nazionale e regionale le strutture della Massariotta potranno avere un nuovo look corrispondente a criteri estetici e normativi.
Al termine dei mio mandato ringrazio il buon Dio, l’Associazione e tutti coloro che,  con il loro sostegno ed incoraggiamento, con la loro generosa ed operosa presenza e con la loro leale e fraterna amicizia, hanno attivamente cooperato alla  costruzione e alla gestione della Massariotta in questo primo quarantennio di attività: senza la loro fiducia e il loro aiuto ben poco avrei saputo e potuto realizzare. Un grazie particolare ai capi del Settore Specializzazioni e alle scolte e rovers (provenienti da varie parti d’Italia), in servizio nei campi, che – sin dall’inizio (39 anni fa!) - hanno garantito costanza, qualità e vitalità alla Base. La Massariotta, infatti, ha sempre privilegiato il “gioco di squadra”.
Nel contempo, prego di volermi perdonare per le mie inadeguatezze e manchevolezze.
Per quanto mi riguarda, “finché Dio vorrà e l’AGESCI lo riterrà opportuno”, proseguirò il mio servizio nel Settore Specializzazioni con la meravigliosa squadra dei componenti gli staff dei vari campi.

Auguro al nuovo gestore e a quanti lo collaboreranno un proficuo lavoro a favore della Base.
Un fraterno saluto  -                                                                                        Giovanni Perrone

Nella foto (da destra a sinistra): Rosario Di Re, Natale Di Bartolo, Giovanni Sorce, Di Bartolo

lunedì 4 giugno 2012



AGESCI - Settore Specializzazioni – Base di  Marineo (Pa)

Campo di competenza per EG
Campismo e Mani Abili
Dal 22 giugno al 26 giugno 2012

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Con la tua abilità potrai aiutarci a realizzare un bellissimo lavoro.

ABBIAMO BISOGNO DELLE TUE MANI E DELLA TUA VOGLIA DI AVVENTURA

Ti aspettiamo per vivere con gioia e competenza un meraviglioso campo.

Lo staff di campo

scarica la scheda dal sito www.agesci.it – eventi ragazzi – campi di competenza


sabato 2 giugno 2012

ADOLESCENTI, SCAUTISMO e CENTRI SCOUT


ADOLESCENTI, SCAUTISMO E CENTRI SCOUT


Alcuni spunti di riflessione e di dibattito
                                                                                                    Giovanni Perrone

Il recente Rapporto Eurispes  evidenzia che “gli adolescenti rischiano di esistere per la società solo come caricature che riportano ed esasperano pochi tratti distintivi, generalmente quelli più evidenti e mediaticamente accattivanti. Difficile sentir parlare delle loro aspirazioni, delle speranze e dei sogni, trattati come limiti, anziché come risorse. 
          Il metodo scout è stato fondato a misura dei ragazzi, proprio di quei ragazzi (in particolare 14-16 anni) che oggi creano preoccupazioni a famiglie ed educatori e che le unità scout facilmente perdono. Vivere da adolescenti non è facile, specialmente in un tempo in cui si viene tempestati e disorientati da mille messaggi, da differenti e contrastanti stili di vita e dalla costante tentazione di restare chiusi in casa, di fronte al computer, con l’illusione di essere nel mondo e di avere mille relazioni. Inoltre, la precarietà di tante famiglie rende ancor più problematica la vita di tanti ragazzi. Ogni giorno la cronaca ci racconta la fatica di dar senso alla vita che hanno numerosi giovanissimi. L’ambigua relazione con il cibo, il consumo di alcol e droghe, le varie forme di violenza, il sesso consumato in età sempre più giovane, le morti per velocità o imprudenza, lo zapping e i fast food di pensieri e di azioni, la solitudine e le varie forme di alienazione del sabato sera, la difficoltà a seguire percorsi di studio appaganti ed efficaci ….  testimoniano fragilità di vita e di valori, nonché la carenza di percorsi di crescita caratterizzati da continuità e integralità e supportati da adulti e luoghi di qualità.
               Da ben quarant’anni ho l’onore (e l’onere) di  animare un centro scout  e di trascorrere parte di ogni estate con ragazzi che partecipano ai campi nazionali di specializzazione e (grazie al costante e proficuo confronto con gli altri capi del Settore  Specializzazioni e dei Centri Scout) sono testimone di aspirazioni, tensioni, tendenze, valori e competenze di tanti adolescenti, nonché della loro capacità di far del proprio meglio, con forte passione, quando sono coinvolti in attività adeguate e significative e della loro cocente delusione, invece, quando sono costretti a vivere forme di scautismo “flaccido”, parolaio, ritenuto infantile, ripetitivo e noioso. Ogni anno il Settore Specializzazioni dell’AGESCI accoglie nelle varie Basi d’Italia circa duemila adolescenti, impegnandoli in campi di competenza che sono molto apprezzati dai partecipanti. Il Settore, perciò, costituisce un buon osservatorio sulla realtà adolescenziale. Inoltre, la già quadriennale esperienza delle RETE dei CENTRI SCOUT ITALIANI, che accoglie annualmente nei vari Centri aderenti oltre ventimila scout, permette di constatare luci ed ombre del mondo adolescenziale  e di riflettere sul modo di vivere lo Scautismo in Italia e all’estero.
                 Lo Scautismo non è il toccasana per ogni male, ma costituisce un buon accompagnamento ed orientamento per moltissimi adolescenti. Mi riferisco, in particolare, agli adolescenti perché ritengo questa età a forte rischio e carente di quella attenzione di cui avrebbe bisogno in ogni ambiente educativo. I gruppi scout, perciò, dovrebbero sapersene far carico per rispondere idoneamente alle numerose e complesse sfide educative lanciate quotidianamente dai ragazzi.
        Non posso non tener conto che alcuni aspetti peculiari della vita scout, quali la fraternità e l’amicizia, la progettualità, l’interazione tra il dire e il fare, l’operosità, l’impegno concreto e costante, la maturazione di capacità idonee a risolvere i problemi, il confronto e la cooperazione tra pari e tra generazioni e culture diverse,  il rispetto di se stessi  e dell’ambiente,  la dimensione spirituale, lo spirito di servizio, la riflessività  favoriscono la maturazione di una cittadinanza attiva e costituiscono ottimi antidoti a comportamenti illegali o passivi o autoreferenti che umiliano la persona e ostacolano lo sviluppo della nostra società.
                 Ogni tanto è opportuno rileggere i libri di B.-P. per “rispolverare” le fonti e riflettere sull’impegno educativo nello Scautismo. Baden-Powell, nel Libro dei Capi, invita gli educatori a tener presenti alcune qualità tipiche dei ragazzi: lo spirito (l’entusiasmo, la capacità di vedere il lato buffo delle cose, l’allegria … ), il coraggio (la spinta a far del proprio meglio, la voglia di “andare oltre” e di mettersi alla prova … ), la fiducia in se stesso (il provare e riprovare, la voglia di essere trattato da grande, la soddisfazione per i risultati conquistati … ), l’acume (osservazione, intuizione, percezione, deduzione …), l’attrazione verso l’eccitante, la responsività (la voglia e capacità di seguire delle persone che danno entusiasmano, hanno fiducia e coinvolgono il ragazzo … ), la fedeltà (unitamente alla disponibilità ad aiutare gli altri).  Sono, questi, punti forti che ritengo ancora attuali, da interpretare alla luce dell’odierna situazione sociale. Inoltre, B.-P. riassume magistralmente “i tre elementi indispensabili  al mondo del ragazzo” in “ridere, lottare, mangiare!”. Tenendo conto delle attuali letture sociologiche riguardanti questa fascia di età (ma, non solo), quali sono le strategie più opportune per un’efficace educazione scout?  In che maniera possono essere valorizzate le qualità tipiche dei ragazzi al fine di renderli protagonisti della loro crescita e aiutarli a sviluppare pienamente i talenti posseduti e divenire buoni cittadini?
               Alla luce dell’esperienza maturata, ritengo che alcuni aspetti tipici dello Scautismo da valorizzare adeguatamente, sia negli ambienti scout sia in ogni ambiente educativo, perché risorse per l’oggi e per il domani, possano essere:
 a.     Essenzialità
        In una società “complessa” che privilegia il consumo e il superfluo, l’essenzialità è un valore da riscoprire giorno per giorno. Siamo tutti chiamati alla sobrietà!  Essa è l’arte di scegliere quel che vale. E’ l’arte di assicurare all’agire proprio e delle istituzioni quella leggerezza pensosa che, lasciando inutili zavorre, permette di volare in alto. E’ l’arte che evita alle istituzioni di perdersi nei meandri e nei labirinti delle procedure (asservendosi ad esse) e che aiuta a percorrere sentieri di giustizia. L’essenzialità dovrebbe permeare la vita di ogni scout (ed anche delle associazioni scout), non solo nei progetti, ma anche nelle “piccole cose “ della quotidianità.  Ci sono, infatti, tante azioni dello scouting che favoriscono la maturazione di comportamenti idonei sia nel parlare sia nell’agire. Per esempio, il saper misurare i tempi delle riunioni e del parlare, il saper dare spazio alla riflessione e alla contemplazione, ma anche il preparare lo zaino o il menù, l’utilizzo dei pali e del cordino per le costruzioni, il saper lavare i propri panni piuttosto che portarsi dietro un intero corredo, il riparare ciò che non funziona, la manutenzione degli ambienti e degli attrezzi, il saper scegliere il servizio utile piuttosto che quello che gratifica … Una intensa e vera vita all’aperto è una continua scuola di essenzialità!
          L’educazione all’essenzialità aiuta a divenire “costruttori” piuttosto che sterili “consumatori”; aiuta a misurare il parlare in una società di chiacchieroni; insegna a valorizzare tempo, spazi, risorse. Favorisce la trasparenza dell’agire e del dire, sviluppa il senso del limite, aiuta a superare una mentalità di violenza, fa camminare senza inutili zavorre materiali e mentali. La pratica dell’essenzialità è particolarmente urgente in questo momento di recessione economica in cui occorre invertire la tendenza al  folle consumismo, all’usa e getta, a stili di vita irresponsabili. Giustamente siamo invitati a conquistare lo stile della decrescita. L’essenzialità non va “parlata”, ma agita nella quotidianità. Le buone pratiche dell’essenzialità affinano la capacità di scegliere e sono sostenute da una buona manualità.
            Il Centro Scout, evitando ogni tentazione di commercializzazione, del “tutto pronto” e “tutto incluso”, può essere spazio privilegiato ove apprendere o potenziare le buone pratiche. Ad esempio, organizzando laboratori di manualità, per la “cucina povera”, per il riciclo di cibi e materiali, spazi per lavarsi quotidianamente la biancheria …., nonché educando all’uso oculato delle risorse idriche ed energetiche e dei materiali …. A proposito di energia elettrica, il privilegiare l’uso di luci discrete e diffuse ai grandi riflettori permette di evitare spreco energetico e inquinamento luminoso. Ogni attività svolta nel Centro Scout deve rispondere a criteri di sobrietà, di valorizzazione ambientale, di costi ridotti al necessario e di attivo e responsabile coinvolgimento di adulti e ragazzi.
b.     Avventura
       Lo spirito di sana avventura è necessario in una società che sovente presenta come modelli di avventura la sopraffazione, il consumismo, lo sterile protagonismo, la strumentalizzazione della persona, la simulazione, l’alienazione, la fuga dalla realtà, l’apparire piuttosto che l’essere.  I ragazzi amano il rischio e hanno bisogno di vere avventure che li aiutino a crescere. E’, perciò, necessario educarli a “saper rischiare sul probabile”, a gestire il rischio, a non aver paura del nuovo, a possedere il senso del limite. E’ opportuno educare alla cura della sicurezza,che però non si trasformi in alienante e fobica immobilità. Se gli educatori non sanno loro offrire ai ragazzi valide ed educative occasioni di avventura, i ragazzi si tuffano in pseudo - avventure, in avventure alienanti, folli e spesso mortali (quel che succede tutti i sabato sera!). Tra l’altro, l’avventura può aiutare i ragazzi a vincere quella “mancanza di desiderio” evidenziata dall’ultimo Rapporto Censis.
        L’avventura per gli scout è una “strategia educativa”. Essa caratterizza la vita scout e dà ad essa sapore e valore; è esperienza concreta; è esercizio e sviluppo di conoscenze e abilità per la maturazione di competenza; è impegno “a volare in alto”. Lo Scautismo è, infatti, capacità di giocar bene il “grande gioco della vita”, è gusto di impegnarsi sino in fondo, è ricerca di soluzioni nuove per risolvere i problemi che si incontrano, è voglia di far bene ogni cosa. L’avventura è entusiasmo, gioia di vivere, antidoto alle diffuse forme di depressione, inedia e alienazione che talora fanno violenza alla vita adolescenziale.
          L’avventura richiede e stimola autonomia, competenza, impegno, disponibilità, vivacità intellettuale e progettuale, costanza, coraggio, sacrificio, capacità di mettersi in gioco, intelligente e responsabile uso delle regole. Lo spirito di avventura unisce l'iniziativa personale, la fantasia, la competenza a quella dose di spregiudicatezza e di rischio propria del ragazzo, in un’esperienza continua di conquista e di realizzazione di un progetto voluto e condiviso. Essa non si riduce ad una semplice ed occasionale attività, ma è anzitutto un modo di affrontare la vita e di spendere se stessi per far del proprio meglio Perciò è metafora della vita ed occasione per apprendere stili e competenze maturabili e spendibili per tutto l’arco del vivere.   
         La vita all’aperto è il luogo tipico e insostituibile dell’avventura scout! È’ vita  pienamente e competentemente vissuta, non simulata o ovattata. La vera avventura è supportata da grandi ideali, è lo spirito dei santi e dei profeti, è  anche capacità di lasciare il sicuro per il probabile, è saper guardare oltre l’orizzonte … L’avventura scout è sempre una grande ed agognata risorsa per gli adolescenti.
         Lo Scautismo ha alcuni simboli tipici dell’avventura: la tenda, il fuoco, le stelle, le carte, le tracce, i sentieri. Ha dei mezzi specifici: il campo e le uscite, gli hikes, le routes, le veglie, il deserto, il gioco. Ha azioni ben definite: prepararsi, scegliere, orientarsi, confrontarsi, valutarsi, aiutarsi, riflettere, prendere decisioni rapide, controllare le emozioni, mettersi in cammino, condividere azioni e percorsi, esercitare la solidarietà … Sono azioni concrete, non virtuali, che perciò sfidano continuamente la persona a far meglio e affinano la personalità di ciascuno.
       Un Centro Scout, rifuggendo dalla tentazione di trasformarsi in commerciale luogo di pseudo avventure, può fornire occasioni e percorsi per far vivere ai ragazzi avventure positive, stimolanti ed adeguati all’età, in cui ci sia spazio per il protagonismo e la valorizzazione di ciascuno, per la sfida a se stessi, per l’esercizio e la maturazione di competenze, per la gratificazione personale e comunitaria.
        Perciò, il Centro Scout non può essere un “hortus conclusus”, ove trascorrere in pace e in sicurezza delle giornate, ove “razzolare” come polli in un pollaio, ma uno spazio educativo che sfida ogni ragazzo a far del proprio meglio per esplorare l’ambiente che lo circonda e aprirsi al mondo. In tal senso il Centro Scout può fornire stimoli e sussidi, ed anche attrezzature e spazi idonei per documentare e far sintesi delle esperienze vissute che poi potranno essere raccontate ad amici e familiari, oltre al supporto di adulti responsabili, competenti e significativi.  E’ opportuno chiedersi: “Che cosa racconterà ai coetanei un ragazzo che ha trascorso diversi giorni in un Centro Scout? Di che cosa potrà essere fiero?”
 c. Competenza
        Oggi, in campo educativo, c’è un forte dibattito sul significato delle competenze e della competenza. La competenza ha un valore personale e sociale. Lo Scautismo ha sin dalle origini valorizzato l’esercizio di competenze per acquisire la competenza del vivere con e per gli altri. La conquista delle specialità e dei brevetti è un concreto esempio. Lo Scautismo è, infatti, capacità di servire: “Non c’è scautismo senza servizio” (B.-P.). Per servire bene occorre avere disponibilità, costanza, progettualità, umiltà e competenza. La competenza è, perciò, padronanza di conoscenze e abilità che divengono stile di vita, modo di interagire con se stessi e con il mondo.
                Le tecniche tipiche dello scouting, se ben adoperate e ove opportuno adattate alle esigenze dell’oggi, fanno maturare specifiche competenze e conquistare dei valori (per costruire un tavolo al campo, per progettare e realizzare una route… occorre sviluppare il senso della progettualità, della comunità, dell’essenzialità, della disponibilità, dell’accoglienza …). Sono esse tecniche utili a risolvere i problemi della quotidianità, fanno interagire mani e testa, favoriscono autonomia e responsabilità; sono attività concrete e nel contempo metafora del vivere (per esempio, topografia e orientamento insegnano a non perdersi e a ritrovarsi per raggiungere una meta, educano a progettare il cammino della propria vita e a superare le difficoltà in base a un orientamento valoriale).
            La competenza è un percorso di crescita che richiede impegno, costanza, progettualità, sistematicità. Perciò aiuta a superare la frammentazione e lo “zapping” pseudo-esperenziale spesso tanto caro al vivere quotidiano.
          Competenza è anche saper fare interagire il bene e il bello, ciò che è utile e ciò che è buono. Si pensi, per esempio, alla scelta del luogo ove situare un campo scout: c’è da tener conto di criteri di efficacia e di efficienza, di estetica e di rispetto dell’ambiente, nonché di sicurezza. C’è da assicurare ordine e pulizia, da utilizzare adeguatamente gli spazi e i materiali, da valorizzare creatività e competenza, da costruire un ambiente accogliente; c’è da assicurare un’idonea e costante manutenzione; c’è da cooperare utilizzando le competenze di ciascuno e favorendo il cosiddetto “trapasso delle nozioni” perché ognuno sia una risorsa per l’altro... Questo significa mettere la competenza al servizio del bene comune: è esercizio di cittadinanza attiva!
           Il mondo virtuale, ove la cosiddetta generazione digitale spesso si rifugia, può fare illudere di saper fare tutto perché lo si è visto fare. La competenza, invece, costringe a sperimentare la capacità di far bene e con stile, di portare a termine il lavoro intrapreso, di valutare l’opera realizzata, di essere gratificato per il buon lavoro svolto.
          Un Centro Scout, rifuggendo dalla tentazione di far vivere esperienze fugaci e frammentarie, seppur appaganti, può avere spazi laboratoriali ove apprendere o affinare specifiche competenze, ove il dire e il fare possano interagire al fine di realizzare quanto progettato, ove si apprende  a lavorare con e per gli altri. A tal fine si possono valorizzare specifiche competenze di quanti lo frequentano e di esperti da utilizzare come “maestri di competenza”. La manutenzione quotidiana dei luoghi, delle strutture e degli attrezzi (nonché il miglioramento di essi) sarà concreto impegno per conservare e migliorare il “bene comune” e, nel contempo, metafora della manutenzione costante della persona al fine di migliorare se stessi e “lasciare il mondo migliore di come lo si è trovato”. Perciò, è opportuno sollecitare quanti utilizzano il Centro Scout ad assolvere a specifici incarichi ed anche a individuare occasioni di servizio utili al miglioramento del Centro ( o dell’ambiente circostante) o impegni concreti per il “trapasso delle nozioni” a favore di coloro che nello stesso periodo utilizzano il Centro.
             La vita scout, se bene agita favorisce la maturazione di competenze per vivere bene e per costruire un mondo migliore, cioè di quelle “competenze strategiche” adeguate a gestire il futuro. Una competenza strategica primaria, di tipo ‘meta’ è quella di governare l’incertezza e di affrontare attivamente il cambiamento. Adattarsi, anticipare, innovare, rischiare diventano, quindi, competenze strategiche di primaria importanza, attrezzi culturali di sopravvivenza di soggetti e organizzazioni. Si pensi, ad esempio, a competenze strategiche quali  equilibrio emotivo, capacità relazionale, problem solving, creatività, autonomia, capacità di mettersi in discussione e  di rigenerarsi. Sono competenze quanto mai necessarie per non perdersi nei labirinti dell’oggi e andare “in route” per le vie del mondo con fiducia verso un futuro incerto e mutabile, un futuro da costruire con generoso impegno e adeguata competenza.
         Infine, non possiamo dimenticare che gli adolescenti, di fronte ai tanti non luoghi della quotidianità hanno necessità di luoghi significativi, hanno  sete di interagire con adulti significativi che,  con sapienza e saggezza, con discrezione ma con costanza e lealtà, li accompagnino nel loro cammino e sappiano aiutarli, anche nei momenti più difficili, per raggiungere mete elevate. L’ambiente scout può essere luogo significativo di relazioni e di crescita. La vita scout favorisce il cammino comune tra generazioni diverse ove adulti, giovani e ragazzi, nella valorizzazione dei talenti e delle competenze di ciascuno e dei vari ruoli, sanno l’un l’altro farsi dono di  sogni, sfide, entusiasmo, risorse, pensieri, progetti, esperienze, competenze.
        Perciò, quanti prestano servizio nel Centro Scout sono chiamati ad essere testimoni di relazioni significative e di tipico stile scout; adulti di esempio, di stimolo, di orientamento e di riorientamento, con umiltà, con spirito di servizio e di solidarietà, con costanza e con generoso impegno, nei confronti  di tutti coloro che  fruiscono del Centro.