sabato 2 giugno 2012

ADOLESCENTI, SCAUTISMO e CENTRI SCOUT


ADOLESCENTI, SCAUTISMO E CENTRI SCOUT


Alcuni spunti di riflessione e di dibattito
                                                                                                    Giovanni Perrone

Il recente Rapporto Eurispes  evidenzia che “gli adolescenti rischiano di esistere per la società solo come caricature che riportano ed esasperano pochi tratti distintivi, generalmente quelli più evidenti e mediaticamente accattivanti. Difficile sentir parlare delle loro aspirazioni, delle speranze e dei sogni, trattati come limiti, anziché come risorse. 
          Il metodo scout è stato fondato a misura dei ragazzi, proprio di quei ragazzi (in particolare 14-16 anni) che oggi creano preoccupazioni a famiglie ed educatori e che le unità scout facilmente perdono. Vivere da adolescenti non è facile, specialmente in un tempo in cui si viene tempestati e disorientati da mille messaggi, da differenti e contrastanti stili di vita e dalla costante tentazione di restare chiusi in casa, di fronte al computer, con l’illusione di essere nel mondo e di avere mille relazioni. Inoltre, la precarietà di tante famiglie rende ancor più problematica la vita di tanti ragazzi. Ogni giorno la cronaca ci racconta la fatica di dar senso alla vita che hanno numerosi giovanissimi. L’ambigua relazione con il cibo, il consumo di alcol e droghe, le varie forme di violenza, il sesso consumato in età sempre più giovane, le morti per velocità o imprudenza, lo zapping e i fast food di pensieri e di azioni, la solitudine e le varie forme di alienazione del sabato sera, la difficoltà a seguire percorsi di studio appaganti ed efficaci ….  testimoniano fragilità di vita e di valori, nonché la carenza di percorsi di crescita caratterizzati da continuità e integralità e supportati da adulti e luoghi di qualità.
               Da ben quarant’anni ho l’onore (e l’onere) di  animare un centro scout  e di trascorrere parte di ogni estate con ragazzi che partecipano ai campi nazionali di specializzazione e (grazie al costante e proficuo confronto con gli altri capi del Settore  Specializzazioni e dei Centri Scout) sono testimone di aspirazioni, tensioni, tendenze, valori e competenze di tanti adolescenti, nonché della loro capacità di far del proprio meglio, con forte passione, quando sono coinvolti in attività adeguate e significative e della loro cocente delusione, invece, quando sono costretti a vivere forme di scautismo “flaccido”, parolaio, ritenuto infantile, ripetitivo e noioso. Ogni anno il Settore Specializzazioni dell’AGESCI accoglie nelle varie Basi d’Italia circa duemila adolescenti, impegnandoli in campi di competenza che sono molto apprezzati dai partecipanti. Il Settore, perciò, costituisce un buon osservatorio sulla realtà adolescenziale. Inoltre, la già quadriennale esperienza delle RETE dei CENTRI SCOUT ITALIANI, che accoglie annualmente nei vari Centri aderenti oltre ventimila scout, permette di constatare luci ed ombre del mondo adolescenziale  e di riflettere sul modo di vivere lo Scautismo in Italia e all’estero.
                 Lo Scautismo non è il toccasana per ogni male, ma costituisce un buon accompagnamento ed orientamento per moltissimi adolescenti. Mi riferisco, in particolare, agli adolescenti perché ritengo questa età a forte rischio e carente di quella attenzione di cui avrebbe bisogno in ogni ambiente educativo. I gruppi scout, perciò, dovrebbero sapersene far carico per rispondere idoneamente alle numerose e complesse sfide educative lanciate quotidianamente dai ragazzi.
        Non posso non tener conto che alcuni aspetti peculiari della vita scout, quali la fraternità e l’amicizia, la progettualità, l’interazione tra il dire e il fare, l’operosità, l’impegno concreto e costante, la maturazione di capacità idonee a risolvere i problemi, il confronto e la cooperazione tra pari e tra generazioni e culture diverse,  il rispetto di se stessi  e dell’ambiente,  la dimensione spirituale, lo spirito di servizio, la riflessività  favoriscono la maturazione di una cittadinanza attiva e costituiscono ottimi antidoti a comportamenti illegali o passivi o autoreferenti che umiliano la persona e ostacolano lo sviluppo della nostra società.
                 Ogni tanto è opportuno rileggere i libri di B.-P. per “rispolverare” le fonti e riflettere sull’impegno educativo nello Scautismo. Baden-Powell, nel Libro dei Capi, invita gli educatori a tener presenti alcune qualità tipiche dei ragazzi: lo spirito (l’entusiasmo, la capacità di vedere il lato buffo delle cose, l’allegria … ), il coraggio (la spinta a far del proprio meglio, la voglia di “andare oltre” e di mettersi alla prova … ), la fiducia in se stesso (il provare e riprovare, la voglia di essere trattato da grande, la soddisfazione per i risultati conquistati … ), l’acume (osservazione, intuizione, percezione, deduzione …), l’attrazione verso l’eccitante, la responsività (la voglia e capacità di seguire delle persone che danno entusiasmano, hanno fiducia e coinvolgono il ragazzo … ), la fedeltà (unitamente alla disponibilità ad aiutare gli altri).  Sono, questi, punti forti che ritengo ancora attuali, da interpretare alla luce dell’odierna situazione sociale. Inoltre, B.-P. riassume magistralmente “i tre elementi indispensabili  al mondo del ragazzo” in “ridere, lottare, mangiare!”. Tenendo conto delle attuali letture sociologiche riguardanti questa fascia di età (ma, non solo), quali sono le strategie più opportune per un’efficace educazione scout?  In che maniera possono essere valorizzate le qualità tipiche dei ragazzi al fine di renderli protagonisti della loro crescita e aiutarli a sviluppare pienamente i talenti posseduti e divenire buoni cittadini?
               Alla luce dell’esperienza maturata, ritengo che alcuni aspetti tipici dello Scautismo da valorizzare adeguatamente, sia negli ambienti scout sia in ogni ambiente educativo, perché risorse per l’oggi e per il domani, possano essere:
 a.     Essenzialità
        In una società “complessa” che privilegia il consumo e il superfluo, l’essenzialità è un valore da riscoprire giorno per giorno. Siamo tutti chiamati alla sobrietà!  Essa è l’arte di scegliere quel che vale. E’ l’arte di assicurare all’agire proprio e delle istituzioni quella leggerezza pensosa che, lasciando inutili zavorre, permette di volare in alto. E’ l’arte che evita alle istituzioni di perdersi nei meandri e nei labirinti delle procedure (asservendosi ad esse) e che aiuta a percorrere sentieri di giustizia. L’essenzialità dovrebbe permeare la vita di ogni scout (ed anche delle associazioni scout), non solo nei progetti, ma anche nelle “piccole cose “ della quotidianità.  Ci sono, infatti, tante azioni dello scouting che favoriscono la maturazione di comportamenti idonei sia nel parlare sia nell’agire. Per esempio, il saper misurare i tempi delle riunioni e del parlare, il saper dare spazio alla riflessione e alla contemplazione, ma anche il preparare lo zaino o il menù, l’utilizzo dei pali e del cordino per le costruzioni, il saper lavare i propri panni piuttosto che portarsi dietro un intero corredo, il riparare ciò che non funziona, la manutenzione degli ambienti e degli attrezzi, il saper scegliere il servizio utile piuttosto che quello che gratifica … Una intensa e vera vita all’aperto è una continua scuola di essenzialità!
          L’educazione all’essenzialità aiuta a divenire “costruttori” piuttosto che sterili “consumatori”; aiuta a misurare il parlare in una società di chiacchieroni; insegna a valorizzare tempo, spazi, risorse. Favorisce la trasparenza dell’agire e del dire, sviluppa il senso del limite, aiuta a superare una mentalità di violenza, fa camminare senza inutili zavorre materiali e mentali. La pratica dell’essenzialità è particolarmente urgente in questo momento di recessione economica in cui occorre invertire la tendenza al  folle consumismo, all’usa e getta, a stili di vita irresponsabili. Giustamente siamo invitati a conquistare lo stile della decrescita. L’essenzialità non va “parlata”, ma agita nella quotidianità. Le buone pratiche dell’essenzialità affinano la capacità di scegliere e sono sostenute da una buona manualità.
            Il Centro Scout, evitando ogni tentazione di commercializzazione, del “tutto pronto” e “tutto incluso”, può essere spazio privilegiato ove apprendere o potenziare le buone pratiche. Ad esempio, organizzando laboratori di manualità, per la “cucina povera”, per il riciclo di cibi e materiali, spazi per lavarsi quotidianamente la biancheria …., nonché educando all’uso oculato delle risorse idriche ed energetiche e dei materiali …. A proposito di energia elettrica, il privilegiare l’uso di luci discrete e diffuse ai grandi riflettori permette di evitare spreco energetico e inquinamento luminoso. Ogni attività svolta nel Centro Scout deve rispondere a criteri di sobrietà, di valorizzazione ambientale, di costi ridotti al necessario e di attivo e responsabile coinvolgimento di adulti e ragazzi.
b.     Avventura
       Lo spirito di sana avventura è necessario in una società che sovente presenta come modelli di avventura la sopraffazione, il consumismo, lo sterile protagonismo, la strumentalizzazione della persona, la simulazione, l’alienazione, la fuga dalla realtà, l’apparire piuttosto che l’essere.  I ragazzi amano il rischio e hanno bisogno di vere avventure che li aiutino a crescere. E’, perciò, necessario educarli a “saper rischiare sul probabile”, a gestire il rischio, a non aver paura del nuovo, a possedere il senso del limite. E’ opportuno educare alla cura della sicurezza,che però non si trasformi in alienante e fobica immobilità. Se gli educatori non sanno loro offrire ai ragazzi valide ed educative occasioni di avventura, i ragazzi si tuffano in pseudo - avventure, in avventure alienanti, folli e spesso mortali (quel che succede tutti i sabato sera!). Tra l’altro, l’avventura può aiutare i ragazzi a vincere quella “mancanza di desiderio” evidenziata dall’ultimo Rapporto Censis.
        L’avventura per gli scout è una “strategia educativa”. Essa caratterizza la vita scout e dà ad essa sapore e valore; è esperienza concreta; è esercizio e sviluppo di conoscenze e abilità per la maturazione di competenza; è impegno “a volare in alto”. Lo Scautismo è, infatti, capacità di giocar bene il “grande gioco della vita”, è gusto di impegnarsi sino in fondo, è ricerca di soluzioni nuove per risolvere i problemi che si incontrano, è voglia di far bene ogni cosa. L’avventura è entusiasmo, gioia di vivere, antidoto alle diffuse forme di depressione, inedia e alienazione che talora fanno violenza alla vita adolescenziale.
          L’avventura richiede e stimola autonomia, competenza, impegno, disponibilità, vivacità intellettuale e progettuale, costanza, coraggio, sacrificio, capacità di mettersi in gioco, intelligente e responsabile uso delle regole. Lo spirito di avventura unisce l'iniziativa personale, la fantasia, la competenza a quella dose di spregiudicatezza e di rischio propria del ragazzo, in un’esperienza continua di conquista e di realizzazione di un progetto voluto e condiviso. Essa non si riduce ad una semplice ed occasionale attività, ma è anzitutto un modo di affrontare la vita e di spendere se stessi per far del proprio meglio Perciò è metafora della vita ed occasione per apprendere stili e competenze maturabili e spendibili per tutto l’arco del vivere.   
         La vita all’aperto è il luogo tipico e insostituibile dell’avventura scout! È’ vita  pienamente e competentemente vissuta, non simulata o ovattata. La vera avventura è supportata da grandi ideali, è lo spirito dei santi e dei profeti, è  anche capacità di lasciare il sicuro per il probabile, è saper guardare oltre l’orizzonte … L’avventura scout è sempre una grande ed agognata risorsa per gli adolescenti.
         Lo Scautismo ha alcuni simboli tipici dell’avventura: la tenda, il fuoco, le stelle, le carte, le tracce, i sentieri. Ha dei mezzi specifici: il campo e le uscite, gli hikes, le routes, le veglie, il deserto, il gioco. Ha azioni ben definite: prepararsi, scegliere, orientarsi, confrontarsi, valutarsi, aiutarsi, riflettere, prendere decisioni rapide, controllare le emozioni, mettersi in cammino, condividere azioni e percorsi, esercitare la solidarietà … Sono azioni concrete, non virtuali, che perciò sfidano continuamente la persona a far meglio e affinano la personalità di ciascuno.
       Un Centro Scout, rifuggendo dalla tentazione di trasformarsi in commerciale luogo di pseudo avventure, può fornire occasioni e percorsi per far vivere ai ragazzi avventure positive, stimolanti ed adeguati all’età, in cui ci sia spazio per il protagonismo e la valorizzazione di ciascuno, per la sfida a se stessi, per l’esercizio e la maturazione di competenze, per la gratificazione personale e comunitaria.
        Perciò, il Centro Scout non può essere un “hortus conclusus”, ove trascorrere in pace e in sicurezza delle giornate, ove “razzolare” come polli in un pollaio, ma uno spazio educativo che sfida ogni ragazzo a far del proprio meglio per esplorare l’ambiente che lo circonda e aprirsi al mondo. In tal senso il Centro Scout può fornire stimoli e sussidi, ed anche attrezzature e spazi idonei per documentare e far sintesi delle esperienze vissute che poi potranno essere raccontate ad amici e familiari, oltre al supporto di adulti responsabili, competenti e significativi.  E’ opportuno chiedersi: “Che cosa racconterà ai coetanei un ragazzo che ha trascorso diversi giorni in un Centro Scout? Di che cosa potrà essere fiero?”
 c. Competenza
        Oggi, in campo educativo, c’è un forte dibattito sul significato delle competenze e della competenza. La competenza ha un valore personale e sociale. Lo Scautismo ha sin dalle origini valorizzato l’esercizio di competenze per acquisire la competenza del vivere con e per gli altri. La conquista delle specialità e dei brevetti è un concreto esempio. Lo Scautismo è, infatti, capacità di servire: “Non c’è scautismo senza servizio” (B.-P.). Per servire bene occorre avere disponibilità, costanza, progettualità, umiltà e competenza. La competenza è, perciò, padronanza di conoscenze e abilità che divengono stile di vita, modo di interagire con se stessi e con il mondo.
                Le tecniche tipiche dello scouting, se ben adoperate e ove opportuno adattate alle esigenze dell’oggi, fanno maturare specifiche competenze e conquistare dei valori (per costruire un tavolo al campo, per progettare e realizzare una route… occorre sviluppare il senso della progettualità, della comunità, dell’essenzialità, della disponibilità, dell’accoglienza …). Sono esse tecniche utili a risolvere i problemi della quotidianità, fanno interagire mani e testa, favoriscono autonomia e responsabilità; sono attività concrete e nel contempo metafora del vivere (per esempio, topografia e orientamento insegnano a non perdersi e a ritrovarsi per raggiungere una meta, educano a progettare il cammino della propria vita e a superare le difficoltà in base a un orientamento valoriale).
            La competenza è un percorso di crescita che richiede impegno, costanza, progettualità, sistematicità. Perciò aiuta a superare la frammentazione e lo “zapping” pseudo-esperenziale spesso tanto caro al vivere quotidiano.
          Competenza è anche saper fare interagire il bene e il bello, ciò che è utile e ciò che è buono. Si pensi, per esempio, alla scelta del luogo ove situare un campo scout: c’è da tener conto di criteri di efficacia e di efficienza, di estetica e di rispetto dell’ambiente, nonché di sicurezza. C’è da assicurare ordine e pulizia, da utilizzare adeguatamente gli spazi e i materiali, da valorizzare creatività e competenza, da costruire un ambiente accogliente; c’è da assicurare un’idonea e costante manutenzione; c’è da cooperare utilizzando le competenze di ciascuno e favorendo il cosiddetto “trapasso delle nozioni” perché ognuno sia una risorsa per l’altro... Questo significa mettere la competenza al servizio del bene comune: è esercizio di cittadinanza attiva!
           Il mondo virtuale, ove la cosiddetta generazione digitale spesso si rifugia, può fare illudere di saper fare tutto perché lo si è visto fare. La competenza, invece, costringe a sperimentare la capacità di far bene e con stile, di portare a termine il lavoro intrapreso, di valutare l’opera realizzata, di essere gratificato per il buon lavoro svolto.
          Un Centro Scout, rifuggendo dalla tentazione di far vivere esperienze fugaci e frammentarie, seppur appaganti, può avere spazi laboratoriali ove apprendere o affinare specifiche competenze, ove il dire e il fare possano interagire al fine di realizzare quanto progettato, ove si apprende  a lavorare con e per gli altri. A tal fine si possono valorizzare specifiche competenze di quanti lo frequentano e di esperti da utilizzare come “maestri di competenza”. La manutenzione quotidiana dei luoghi, delle strutture e degli attrezzi (nonché il miglioramento di essi) sarà concreto impegno per conservare e migliorare il “bene comune” e, nel contempo, metafora della manutenzione costante della persona al fine di migliorare se stessi e “lasciare il mondo migliore di come lo si è trovato”. Perciò, è opportuno sollecitare quanti utilizzano il Centro Scout ad assolvere a specifici incarichi ed anche a individuare occasioni di servizio utili al miglioramento del Centro ( o dell’ambiente circostante) o impegni concreti per il “trapasso delle nozioni” a favore di coloro che nello stesso periodo utilizzano il Centro.
             La vita scout, se bene agita favorisce la maturazione di competenze per vivere bene e per costruire un mondo migliore, cioè di quelle “competenze strategiche” adeguate a gestire il futuro. Una competenza strategica primaria, di tipo ‘meta’ è quella di governare l’incertezza e di affrontare attivamente il cambiamento. Adattarsi, anticipare, innovare, rischiare diventano, quindi, competenze strategiche di primaria importanza, attrezzi culturali di sopravvivenza di soggetti e organizzazioni. Si pensi, ad esempio, a competenze strategiche quali  equilibrio emotivo, capacità relazionale, problem solving, creatività, autonomia, capacità di mettersi in discussione e  di rigenerarsi. Sono competenze quanto mai necessarie per non perdersi nei labirinti dell’oggi e andare “in route” per le vie del mondo con fiducia verso un futuro incerto e mutabile, un futuro da costruire con generoso impegno e adeguata competenza.
         Infine, non possiamo dimenticare che gli adolescenti, di fronte ai tanti non luoghi della quotidianità hanno necessità di luoghi significativi, hanno  sete di interagire con adulti significativi che,  con sapienza e saggezza, con discrezione ma con costanza e lealtà, li accompagnino nel loro cammino e sappiano aiutarli, anche nei momenti più difficili, per raggiungere mete elevate. L’ambiente scout può essere luogo significativo di relazioni e di crescita. La vita scout favorisce il cammino comune tra generazioni diverse ove adulti, giovani e ragazzi, nella valorizzazione dei talenti e delle competenze di ciascuno e dei vari ruoli, sanno l’un l’altro farsi dono di  sogni, sfide, entusiasmo, risorse, pensieri, progetti, esperienze, competenze.
        Perciò, quanti prestano servizio nel Centro Scout sono chiamati ad essere testimoni di relazioni significative e di tipico stile scout; adulti di esempio, di stimolo, di orientamento e di riorientamento, con umiltà, con spirito di servizio e di solidarietà, con costanza e con generoso impegno, nei confronti  di tutti coloro che  fruiscono del Centro.
                                                                                                                                                                                   

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