giovedì 20 novembre 2014

Osservatorio Adolescenti: pensieri, emozioni e comportamenti dei ragazzi di oggi




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Fonte: Telefono Azzurro

GIORNATA MONDIALE DELL'INFANZIA


   Chi sono gli adolescenti oggi? 

La risposta di Telefono Azzurro e Doxa Kids

SOS Il Telefono Azzurro Onlus e Doxa Kids hanno pubblicato la ricerca “Osservatorio Adolescenti: pensieri, emozioni e comportamenti dei ragazzi di oggi”. 

L’Osservatorio Adolescenti ha coinvolto oltre 1500 giovani dagli 11 ai 19 anni su tutto il territorio italiano, con 100 domande su temi di particolare attualità, tra cui salute e alimentazione, tempo libero e sport, nuove tecnologie e vita online, percezione del proprio corpo e desideri, rapporto con genitori e amici, sessualità e scuola.
Ecco alcuni indicatori.

SELFIE. L’indagine mostra come il bisogno degli adolescenti di autoaffermazione e di “essere visti” sia passato, per molti ragazzi di oggi, da una necessità tipica dell’età a un’urgenza pervasiva, un obbligo autoimposto (“You like me ergo sum”), amplificato e condizionato nella sua espressione dai social network. Ciò contribuisce a spiegare non solo l’impennata nelle iscrizioni ai social, ma anche l’incessante bisogno di farsi dei selfie (uno/a su 4 se ne fa almeno uno al giorno, l’85% ne condivide almeno qualcuno sui social) e il ricorso ai programmi di fotoritocco prima di postare le proprie foto (1 ragazzo/a su 2).
NATIVI DIGITALI. Vivono in case hi-tech, le loro camere da letto sono stazioni ad alto contenuto tecnologico. Gli adolescenti di oggi sono always on, per ascoltare musica o radio (61%), per guardare video (60,2%), per fare ricerche per la scuola e i compiti (58,3%) per curiosare e navigare nel web (57,3%), per fare acquisti (22%), comprando online giochi (34,6% dei ragazzi), accessori di moda (22,3% delle ragazze), ma anche libri (17,6% delle ragazze). Ma a essere prioritario è il poter essere sempre in contatto con gli amici, fondamentale per l’89,7% dei ragazzi, attraverso Whatsapp e Facebook (li utilizza rispettivamente l’89,8% e l’82,3% degli intervistati).
CYBERBULLISMO. Se il gruppo dei pari è una presenza continua e costante, favorita e amplificata dall’iperconnessione, grazie alla quale ci si sente riconosciuti e accettati, alcune dinamiche adolescenziali online possono tradursi in comportamenti a rischio. Primo fra tutti il cyberbullismo, fenomeno che i ragazzi ben conoscono: l’80,3% ne ha sentito parlare; 2 su 3 (39,2%) conoscono qualcuno che ne è stato vittima, 1 su 10 ne è stato vittima. Risulta diffuso anche l’utilizzo dei social networks sotto l’età minima prevista (più dell’85% dei ragazzi intervistati conosce qualcuno che è iscritto a FB minore di 13 anni) e non mancano i rischi legati alla visibilità dei dati personali: 1 adolescente su 5 ha il proprio profilo totalmente pubblico sui social network. Profili aperti, nonostante il timore di un utilizzo indesiderato delle informazioni che i ragazzi condividono: più di 1 adolescente su 2 (63,6%) teme, infatti, che i propri dati possano essere raccolti ed utilizzati dal social per altri scopi. Se molti adolescenti appaiono informati e consapevoli dei rischi di Internet - e sembrano sapere come difendersi - altri dati mostrano adolescenti non sempre attenti a come proteggersi online, incapaci di prevedere le conseguenze delle proprie azioni. Il bisogno di esserci, il desiderio di farsi vedere, farsi ascoltare, di condividere sembra abbassare in molti casi la soglia di guardia e prevalere su ogni cautela, come nel caso dei selfie inviati a sconosciuti e, a maggior ragione, del sexting (il 35,9% dei ragazzi conosce qualcuno che ha fatto sexting).
ALCOOL. L’indagine contribuisce a evidenziare come molti stereotipi debbano essere scardinati: alcuni comportamenti che per lo più sono stati associati agli adolescenti di sesso maschile, infatti, appaiono essere sempre più diffusi anche tra le ragazze, in primis l’uso di superalcolici (il 37,1% delle ragazze vs il 17,4% dei ragazzi ha dichiarato di assumere superalcolici), il numero di ubriacature nell’ultimo mese (52,9% delle ragazze vs 44,8% dei ragazzi ha dichiarato di essersi ubriacato almeno una volta nell’ultimo mese), i comportamenti violenti nelle relazioni di coppia (il 7,9% dei maschi vs 3,3% delle femmine ha dichiarato di essere stato picchiato dalla propria fidanzata), per rabbia e autodifesa.
SCUOLA. Luogo per eccellenza in cui adulti e ragazzi convivono e dialogano per costruire insieme il percorso della conoscenza, la scuola ricopre un ruolo di grande importanza nella vita di tutti gli adolescenti. Alla domanda su cosa desidererebbe nella scuola dei sogni, 1 adolescente su 2 (51%) ha risposto che vorrebbe che a scuola ci fosse più sport, oltre che più tecnologia (44%), musica, arte e cultura (42,7%), più attenzione alle emozioni (33,2%). Quasi 1 adolescente su 2 (il 49,6% del totale dei ragazzi intervistati) ritiene che nella scuola dei propri sogni ci dovrebbe essere un maggior orientamento verso il mondo del lavoro e maggiori occasioni di contatto con le aziende. Più di un quarto degli adolescenti intervistati (28,7%), inoltre, vorrebbe che la scuola offrisse una maggiore preparazione. I ragazzi chiedono, dunque, alla scuola una maggiore attenzione alla formazione, all’acquisizione di competenze e all’orientamento, mostrandosi tutt’altro che svogliati, passivi o demotivati: comunicano invece una grande curiosità e voglia di fare, desiderio di parlare del futuro con insegnanti e genitori, di cogliere ogni opportunità che venga loro offerta e di sfruttarla responsabilmente.
IMMAGINE. Ragazzi e ragazze si mostrano molto preoccupati per la propria immagine e il proprio aspetto fisico: le ragazze si vorrebbero più magre (42%) e belle (35%), tanto da ricorrere alla dieta nel 53% dei casi, mentre i ragazzi sarebbero più felici se fossero più muscolosi (42%). Le femmine sembrano essere, però, le più infelici del proprio aspetto: non si piace il 44% delle ragazze, al punto che una su 5 dichiara di aver pensato a un intervento chirurgico.
ALIMENTAZIONE. Accanto ad alcuni dati che mettono in luce comportamenti e atteggiamenti problematici, emerge la presenza di un contesto positivo e rassicurante per quanto riguarda alcuni aspetti molto importanti della vita degli adolescenti, in particolare l’alimentazione e la famiglia. La maggior parte dei ragazzi dichiara di avere un’alimentazione variegata (23,4%), equilibrata (21,7%) e sana/genuina (20,3%). Inoltre, l’89% degli intervistati afferma che nella propria casa c’è un’attenzione da moderata ad alta per il mangiare in modo sano. I ragazzi sono i primi a prestarvi attenzione: all’87,5% capita di fare la spesa e all’ 83,9% di scegliere i prodotti da acquistare.
FAMIGLIA. La dimensione familiare si conferma come luogo in cui i bisogni affettivi trovano risposta: per quasi 1 adolescente su 2 (48,2%) i genitori sono una presenza confortante e oltre il 65% dei ragazzi intervistati li considera persone di cui potersi fidare e con cui condividere vissuti ed esperienze. Tra le persone di cui si fidano di più, infatti, i ragazzi indicano quasi a pari merito i genitori (44,8%) - con una preferenza per le mamme rispetto ai papà (30% vs 16%) - e gli amici (45,7%). La riservatezza resta comunque un “must” dell’adolescenza - quasi 1 ragazzo su 5 (19,7%) afferma che i genitori non conoscono tutto quello che il figlio fa – così come la richiesta di maggiore libertà e autonomia, unita ad un vissuto di insofferenza davanti a tutto ciò che viene percepito come “limite” e “invadenza”: più di 1 adolescente su 4 (26,4%) ritiene che i suoi genitori dovrebbero fidarsi di più di lui/lei ed il 24% degli 11-14enni vorrebbe che i genitori concedessero loro maggiore libertà.

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martedì 11 novembre 2014

LA STRADA DEL VERO SERVIZIO

PIGRIZIA, ARROGANZA E POTERE, 
OSTACOLI AL VERO SERVIZIO
Dall’omelia di Papa Francesco a S. Marta – 11 nov. 2014


Il Signore, ha spiegato papa Francesco, parla di «una fede potente», tanto forte da essere capace «di fare grandi meraviglie», ma a una condizione: che questa sia inserita «entro la cornice del servizio», che «porti al servizio». Un servizio totale, come quello del «servo che ha lavorato tutta la giornata» e quando torna a casa «deve servire il Signore, dargli da mangiare e poi riposarsi».
Apparentemente sembra, ha commentato il Pontefice, «un po’ esigente, un po’ duro»: qualcuno potrebbe consigliare «a questo servo di andare al sindacato a cercare un po’ di consiglio» su come regolarsi «con un padrone così». Ma il servizio richiesto è «totale» perché è lo stesso messo in pratica da Gesù: «lui ha fatto strada con questo atteggiamento di servizio; lui è il servo; lui si presenta come il servo, quello che è venuto a servire e non a essere servito».
Immessa sulla «strada del servizio», la fede «farà miracoli». Al contrario, «un cristiano che riceve il dono della fede nel battesimo, ma poi non lo porta avanti sulla strada del servizio, diventa un cristiano senza forza, senza fecondità, un cristiano per se stesso, per servire se stesso, per procurare vantaggio a se stesso». Costui, ha commentato il Papa, «andrà in cielo, sicuramente, ma che vita triste!». Succede allora che «tante cose grandi del Signore» vadano «sprecate» perché, come «il Signore ha detto chiaramente: il servizio è unico», e non si possono servire due padroni, Dio e le ricchezze
A questo punto Francesco è entrato più nel dettaglio della vita quotidiana e delle difficoltà che il cristiano ha nel mettere in pratica la parola evangelica. «Noi — ha detto — possiamo allontanarci da questo atteggiamento del servizio» innanzitutto «per un po’ di pigrizia»: diventiamo cioè «comodi, come hanno fatto quelle cinque ragazze pigre che aspettavano lo sposo ma senza curarsi di avere l’olio necessario nelle lampade». E la pigrizia rende «tiepido il cuore». Allora per comodità siamo portati a trovare giustificazioni: «Ma, se viene questo, o se viene quella a bussare alla porta, digli che io non sono a casa, perché verrà a chiedere un favore e no, io non voglio...». La pigrizia, cioè, «ci allontana dal servizio e ci porta alla comodità, all’egoismo». E, ha commentato il Papa, «tanti cristiani» sono così: «sono buoni, vanno a messa», ma per quanto riguarda il servizio si mettono in gioco «fino a un certo punto». Eppure, ha sottolineato, «quando dico servizio, dico tutto: servizio a Dio nell’adorazione, nella preghiera, nelle lodi», servizio «al prossimo» e «servizio fino alla fine». Su questo Gesù «è forte» e raccomanda: «Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, adesso dite: siamo servi inutili». Bisogna, cioè prestare un «servizio gratuito, senza chiedere niente».
C’è poi, ha continuato il Papa, un’altra «possibilità di allontanarsi dall’atteggiamento di servizio», ed è quella dell’«impadronirsi delle situazioni». È quanto è accaduto anche agli apostoli, che allontanavano le persone «perché non disturbassero Gesù», ma in realtà anche «per essere comodi loro»: cioè «si impadronivano del tempo del Signore, si impadronivano del potere del Signore: lo volevano per il loro gruppetto». In pratica «si impadronivano di questo atteggiamento di servizio, trasformandolo in una struttura di potere». ….. Lo stesso accade ai cristiani che «invece che servitori» diventano «padroni: padroni della fede, padroni del regno, padroni della salvezza. Questo accade, è una tentazione per tutti i cristiani».
Invece il Signore ci parla di «servizio in umiltà». Come ha fatto «lui che essendo Dio umiliò se stesso, si abbassò, si annientò: per servire. È servizio in speranza, e questa è la gioia del servizio cristiano», che vive, come scrive san Paolo a Tito, «nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore Gesù Cristo». Il Signore «busserà alla porta» e «verrà a trovarci» in quel momento, ha detto il Papa, auspicando: «Per favore, che ci trovi in questo atteggiamento di servizio».

Certo, nella vita «dobbiamo lottare tanto contro le tentazioni che cercano di allontanarci» da questa disposizione: la pigrizia che «porta alla comodità» e spinge a prestare un «servizio a metà»; e la tentazione di «impadronirsi della situazione», che «porta alla superbia, all’orgoglio, a trattare male la gente, a sentirsi importanti “perché sono cristiano, ho la salvezza”». Il Signore, ha concluso il Pontefice, «ci dia queste due grazie grandi: l’umiltà nel servizio, al fine di poterci dire: siamo servi inutili», e «la speranza nell’attesa della manifestazione» del Signore che «verrà a trovarci».

sabato 8 novembre 2014

IL PAPA AGLI ADULTI SCOUT: FATE STRADA IN FAMIGLIA, NEL CREATO, NELLA CITTA'

PAPA FRANCESCO AUGURA "BUONA STRADA" 
AGLI ADULTI SCOUTS

Cari fratelli e sorelle,
vi accolgo con gioia, in occasione del sessantesimo anniversario di fondazione del Movimento Adulti Scouts Cattolici Italiani. Rivolgo a ciascuno il mio saluto cordiale, incominciando dalla Presidente nazionale, che ringrazio per le sue parole, e dall’Assistente, che pure ringrazio; e ringrazio anche per il segno. Vi ringrazio per il lavoro che svolgete nella Chiesa e nella società, testimoniando il Vangelo, secondo lo stile proprio dello scoutismo. E’ importante sottolineare la dimensione ecclesiale della vostra realtà associativa, che raccoglie laici ben consapevoli degli impegni derivanti dai sacramenti del Battesimo e della Cresima. Mossi da questa convinzione, in questi anni di impegno apostolico vi siete sforzati di testimoniare i valori di lealtà, di fraternità e di amore a Dio e al prossimo, servendo generosamente la comunità ecclesiale e quella civile.
La terminologia tipica dello scoutismo utilizza molto il termine “strada”, come valore significativo nella vita dei ragazzi, dei giovani e degli adulti. Vorrei incoraggiarvi allora a proseguire il vostro cammino che vi chiama a fare strada in famiglia; fare strada nel creato; fare strada nella città. Camminare facendo strada: camminanti, non erranti, e non quieti! Sempre camminare, ma facendo strada.
Fare strada in famiglia. La famiglia rimane sempre la cellula della società, e il luogo primario dell’educazione. E’ la comunità d’amore e di vita in cui ogni persona impara a relazionarsi con gli altri e con il mondo; e grazie alle basi acquisite in famiglia è in grado di proiettarsi nella società, di frequentare positivamente altri ambienti formativi, come la scuola, la parrocchia, le associazioni… Così, in questa integrazione tra le basi assimilate in famiglia e le esperienze “esterne” impariamo a trovare la nostra strada nel mondo.
Tutte le vocazioni muovono i primi passi in famiglia, e ne portano l’impronta per tutta la vita. Per un movimento come il vostro, basato sull’educazione permanente e sulla scelta educativa, è importante riaffermare che l’educazione in famiglia costituisce una scelta prioritaria. Per voi genitori cristiani la missione educativa trova una sua specifica sorgente nel Sacramento del matrimonio, per cui il compito di allevare i figli costituisce un vero e proprio ministero nella Chiesa. Non solo però i genitori verso i figli, ma anche i figli verso i loro fratelli e verso gli stessi genitori hanno un certo compito educativo, quello dell’aiuto reciproco nella fede e nel bene. Accade a volte che un bambino con il suo affetto, con la sua semplicità, sia in grado di rianimare tutta una famiglia. Dialogo tra i coniugi, ascolto e confronto reciproco sono elementi essenziali perché una famiglia possa essere serena e feconda.
Fare strada nel creato. Il nostro tempo non può disattendere la questione ecologica, che è vitale per la sopravvivenza dell’uomo, né ridurla a questione meramente politica: essa infatti ha una dimensione morale che tocca tutti, così che nessuno può disinteressarsene. In quanto discepoli di Cristo, abbiamo un motivo in più per unirci con tutti gli uomini di buona volontà per la tutela e la difesa della natura e dell’ambiente. Il creato, infatti, è un dono affidatoci dalle mani del Creatore. Tutta la natura che ci circonda è creazione come noi, creazione insieme con noi, e nel destino comune tende a trovare in Dio stesso il compimento e la finalità ultima – la Bibbia dice “cieli nuovi e terra nuova” (cfr Is 65,17; 2 Pt 3,13; Ap 21,1). Questa dottrina della nostra fede è per noi uno stimolo ancora più forte per un rapporto responsabile e rispettoso con la creazione: nella natura inanimata, nelle piante e negli animali riconosciamo l’impronta del Creatore, e nei nostri simili la sua stessa immagine.
Vivere a più stretto contatto con la natura, come fate voi, implica non solo il rispetto di essa, ma anche l’impegno a contribuire concretamente per eliminare gli sprechi di una società che tende sempre più a scartare beni ancora utilizzabili e che si possono donare a quanti sono nel bisogno.
Fare strada nella città. Vivendo nei quartieri e nelle città, siete chiamati ad essere come lievito che fermenta la pasta, offrendo il vostro sincero contributo per la realizzazione del bene comune. È importante saper proporre con gioia i valori evangelici, in un leale e aperto confronto con le varie istanze culturali e sociali. In una società complessa e multiculturale, voi potete testimoniare con semplicità e umiltà l’amore di Gesù per ogni persona, sperimentando anche nuove vie di evangelizzazione, fedeli a Cristo e fedeli all’uomo, che nella città vive spesso situazioni faticose, e a volte rischia di smarrirsi, di perdere la capacità di vedere l’orizzonte, di sentire la presenza di Dio. Allora la vera bussola da offrire a questi fratelli e sorelle è un cuore vicino, un cuore “orientato”, cioè con il senso di Dio.
Cari fratelli e sorelle, continuate a tracciare il vostro cammino con speranza nel futuro. La vostra formazione scoutistica è un buon allenamento! Ricordiamo san Paolo (cfr 1 Cor 9,24-27): lui parla di atleti che si allenano alla corsa attraverso una disciplina severa per una ricompensa effimera; il cristiano invece si allena per essere un buon discepolo missionario del Signore Gesù, ascoltando assiduamente la sua Parola, avendo sempre fiducia in Lui, che non delude mai, soffermandosi con Lui nella preghiera, cercando di essere pietra viva nella comunità ecclesiale.
Grazie, cari amici, di questo incontro. Prego per voi, e voi, per favore, pregate per me.