martedì 30 dicembre 2014

CANTO PER L'ANNO NUOVO

Camminerò
Con il cuore colmo di vita e di amore camminerò.
Felice seguirò la mia strada.
Felice invocherò le grandi nuvole cariche d'acqua.
Felice invocherò la pioggia che placa la sete.
Felice invocherò i germogli sulle piante.
Felice invocherò polline in abbondanza.
Felice invocherò una coperta di rugiada.
Voglio muovermi nella bellezza e nell'armonia.
La bellezza e l'armonia siano davanti a me.
La bellezza e l'armonia siano dietro di me.
La bellezza e l'armonia siano sotto di me.
La bellezza e l’armonia siano sopra di me.
Che la bellezza e l’armonia siano ovunque,
sul mio cammino.
Nella bellezza e nell'armonia tutto si compie.

Tratto dal canto dei Navaho

FRATERNITÀ', IMPEGNO, AIUTO RECIPROCO, GIOIA DI POTER FARE DEL NOSTRO MEGLIO  SIANO STILE DI OGNI GIORNO, CON L'AIUTO DI DIO

giovedì 25 dicembre 2014

LO STUPORE DEL NATALE

"TUTTI SI STUPIRONO DELLE COSE CHE DICEVANO I PASTORI  " (Lc. 2,18)
In quasi tutti i laboratori concettuali emerge prepotente la tendenza a recuperare qualcosa del nostro passato, a ridare proponibilità a tutto ciò che ieri era stato messo ai margini dall'inesorabile legge della convenienza economica. Si recuperano così prodotti tipici, si organizzano le sagre più varie e, purtroppo impiegando quasi sempre pubblico denaro, si finanziano campagne altisonanti riuscendo a coprire di tipicità prodotti che di peculiare hanno valenze molto modeste.
Da questa grande operazione di recupero resta fuori ciò che non entra nelle varie griglie che, in ultima analisi, vanno a definire la ricchezza di un Paese: resta fuori l’uomo, con la sua spiritualità, con la sua necessità di sognare, con il suo ineludibile bisogno di tenerezza e di amore, bisogno umano che, molto spesso, non viene messo al giusto posto nemmeno all’interno di importanti momenti aggregativi quali le feste familiari, le ricorrenze religiose, le giornate celebrative dedicate alla donna, al papà, ai nonni.
Inoltre, l’attrezzata strategia commerciale invade tutti questi contesti, rompendo gli argini della giusta misura.
Lo stupore, questa incalcolabile risorsa spirituale, questa fresca sorgente di intima gioia, questo crogiolo di puri sentimenti, rientra invece tra quel materiale di scarto che Papa Francesco ci invita a recuperare. Lo stupore dei bambini e dei vecchi, dei poveri e dei ricchi, dei semplici e dei sapienti, lo stupore di ogni cuore non indurito irreversibilmente ha difficoltà a trovare idonea collocazione e libera espressione.
Stupore e Natale: un binomio da recuperare, antidoto da mettere urgentemente in circolo, oggi più che mai! Lo stesso stupore che Francesco d’Assisi riuscì a vivere nella sua interezza proponendo la realizzazione del primo presepe vivente della storia. Oggi, maldestramente, ci si affatica ad associare presepi viventi e percorsi alimentari più o meno tipici, dove il profumo della mangiatoia risulta miseramente sconfitto da fragranze molto più profane.
Lo stupore è momento esistenziale di smarrimento, di sbigottimento, di percezione di qualcosa dinanzi alla quale la ragione rimane dolcemente disorientata; è momento di ascolto, momento che può azzerare tante certezze e mettere in discussione la supposta bontà di scelte che sembravano inattaccabili criticamente.
Dinanzi alla ricchezza del Vangelo, confrontandoci con le “parole di vita eterna” che da esso stupendamente scaturiscono, non possiamo non essere vinti dallo stupore e dal conseguente desiderio di soffermarci in contemplazione. Lo stupore dei pastori raggiunti da una notizia sconvolgente, lo stupore delle donne dinanzi al sepolcro vuoto, lo stupore di Tommaso dinanzi a Gesù Risorto, lo stupore dei ricercatori scientifici quando riescono a conquistare una “porziuncola di eternità”, lo stupore dei genitori dei nonni degli appassionati insegnanti quando sono testimoni felici di novità mai catalogate.
Questo stesso stupore il Papa e la Chiesa tutta propongono a tutti i lontani, ai non credenti, a quanti vivono nell’incerto crinale del dubbio. Per questi lo stupore diventerà vuoto da riempire, pausa esistenziale che attende una possibile sollecitazione al suo superamento, momento di smarrimento di convinzioni incerte alla ricerca di approdi logici.
Il Natale, oggi seppellito sotto una valanga irrazionale di regali, è senz’altro da recuperare, è da rivitalizzare dando ampio spazio allo stupore, alla contemplazione, alla riflessione, al silenzio interiore: abbiamo tutti bisogno di soffermarci per capire, per scegliere, per ponderare ogni nostra scelta. Al centro del Natale c’è un Dio che si fa uomo, un Dio che ci raggiunge per camminare accanto a noi, per condividere la nostra umanità, per insegnarci come costruire un futuro migliore.


                                                                                                                    Nicola  Sajeva

giovedì 11 dicembre 2014

ALLARME: ALCOL, FUMO E GIOCO IN CRESCITA TRA RAGAZZI E GIOVANI





Boom di alcol, fumo e azzardo tra i giovani


Fumano, bevono alcolici, "giocano" (d'azzardo), guardano pornografia. Il quadro dei giovanissimi italiani è allarmante: troppe cattive abitudini e adulti complici e permissivi. È l'emergenza educativa fotografata dall'indagine promossa dal Moige con l'Università Sapienza "I divieti trasgrediti dai nostri figli" presentata questo al Senato. La ricerca, curata da Anna Maria Giannini, docente della facoltà di Psicologia dell'Università "Sapienza" di Roma, analizza i principali comportamenti "a rischio" tra i minori. Il consumo di bevande alcoliche, si legge nel rapporto, è un fenomeno largamente diffuso tra i giovani: 2 su 3 dichiarano di aver bevuto almeno una volta. La percentuale arriva all'86,5% tra gli studenti di scuola superiore e, tra questi, 1 su 2 afferma di bere "abitualmente" o perlomeno "in diverse occasioni". .....


Leggi: ALCOL, FUMO, AZZARDO IN CRESCITA



sabato 6 dicembre 2014

RISCOPRIRE LA SOBRIETA'

L'antidoto a una società senza desideri è "riscoprire l'antica sobrietà"
Durante il convegno organizzato da Cism e Usmi 'Con papa Francesco verso le periferie della storia', Giuseppe De Rita, presidente del Censis, ha tracciato un profilo della società odierna

 (Zenit.org) - “Siamo di fronte ad una complessiva caduta delle aspettative, più drammatica delle sacche di povertà, che sono controllabili”. Lo spiega nel suo intervento “Speranza e prospettive oltre la crisi” al convegno promosso da CISM e USMI, Con papa Francesco verso le periferie della storia, il dott. Giuseppe De Rita, presidente del Censis.  “Una società che non ha aspettative si siede, rinuncia a sperare ed è più pericolosa di un gruppo di famiglie che non arriva a fine mese. Milioni di persone non si muovono. Mettono da parte i soldi, spesso anche contanti". Analogo il comportamento delle imprese, che “restano liquide e non fanno investimenti”.  “L’ imprenditore italiano è invecchiato - ha aggiunto De Rita -. Ha sessant'anni di media ma soprattutto non ha mercato. Solo un terzo esporta, lavora e vive all'estero, andando incontro ad un mercato che cresce”.
Da qui emerge il profilo di una società statica - “più preoccupante di una depressione” - che chiama la deflazione: dei figli, degli acquisti… Una mancanza di aspettative che determina una società con tutti  i vizi ”perché antropologicamente difficile, piena di narcisismi, egoismi, cinismo, che comunica a se stessa con selfie, twitter, facebook”.
Il rapporto con l'altro deve tener presente questa situazione per innescare crescita e dialogo comune. Una società del genere nasce perché mancano desideri e per eccesso di benessere:  “non si desiderano case, vestiti, figli, è diminuito anche il desiderio sessuale. Tutto ciò ha origine da un cambiamento antropologico – sottolinea ancora De Rita - comunichiamo il nulla, tra esaltazione dell’evento - che rende impossibile comprendere la società o qualcosa di se stessi - ed egocentrismo di chi lo vive, massificante, evirante, che brucia desideri, speranze , aspettative e genera disagio”.
In sintesi, “ siamo affidati economicamente al mercato e socialmente a noi stessi. Ma - ricorda  - mercato e meccanismo individuale generano diseguaglianze frutto del capitalismo maturo che producono rabbia e tensioni sociali. Non è la povertà di indigenza che ci aspetta ma l'aumento delle tensioni”.
E la speranza?  “Dal punto di vista sociologico va usata il meno possibile perché non ha una consistenza reale. Il rapporto tra desiderio e speranza è interconnesso. Speranza è orizzonte, progressione verso, cultura di sviluppo, qualcosa di sovrannaturale, viene dal profondo. È necessario - conclude - riportare la società all'antica sobrietà e dirlo non al singolo ma alla comunità”.

Tratto da Zenit – www.zenit.org


RISCOPRIRE L'AVVENTO


Per John Henry Newman il nome del cristiano è “colui che attende il Signore”. Invece dobbiamo riconoscerlo: da secoli, in occidente, l’attesa della venuta del Signore è una dimensione perlopiù assente nella vita di fede dei cristiani. Era il rammarico di Ignazio Silone che scriveva: “Mi sono stancato di cristiani che aspettano la venuta del loro Signore con la stessa indifferenza con cui si aspetta l’arrivo dell’autobus”.

Rivelatore di questa realtà è il modo abituale di comprendere e vivere l’Avvento. Io sono persuaso che l’Avvento è il tempo liturgico oggi meno compreso nel suo valore e nel suo significato. Lo si è ridotto a tempo di preparazione alla festa del Natale. Che tristezza! Non si comprende che l’Avvento è la chiave di tutto l’anno liturgico: l’escatologia è la verità dimenticata dell’intero anno liturgico.

L’Avvento è la chiave per comprendere la celebrazione delle feste della manifestazione del Signore nella carne: i fatti che hanno immediatamente preceduto la nascita di Gesù Cristo, la sua nascita a Betlemme, la manifestazione ai Magi, il battesimo nel Giordano fino alle nozze di Cana. Compresi nella loro intelligenza spirituale, i testi liturgici dell’Avvento esprimo non l’attesa di una nascita già avvenuta nella storia una volta per tutte, quanto piuttosto l’attesa della definitiva venuta di Cristo nella gloria.

Domandiamoci: ma com’è possibile che la liturgia cristiana .......

Leggi: RISCOPRIRE L'AVVENTO

giovedì 4 dicembre 2014

IN CAMMINO VERSO IL DOMANI

PASSATO
PRESENTE, 

FUTURO

con l'aiuto di Dio


dalla
LETTERA APOSTOLICA DI PAPA FRANCESCO  
21 nov. 2014





Guardate il passato con gratitudine
Raccontare la propria storia è indispensabile per tenere viva l’identità.

Vivete il presente con passione significa diventare “esperti di comunione”, «testimoni e artefici di quel “progetto di comunione” che sta al vertice della storia dell’uomo secondo Dio».

Abbracciate il futuro con speranza.

Scrutate gli orizzonti della vostra vita e dell’attuale momento  con discernimento e vigilanza.

Continuiamo e riprendiamo sempre il nostro cammino con la fiducia nel Signore.

 Leggi:  LETTERA APOSTOLICA

giovedì 20 novembre 2014

Osservatorio Adolescenti: pensieri, emozioni e comportamenti dei ragazzi di oggi




Immagine 1
Fonte: Telefono Azzurro

GIORNATA MONDIALE DELL'INFANZIA


   Chi sono gli adolescenti oggi? 

La risposta di Telefono Azzurro e Doxa Kids

SOS Il Telefono Azzurro Onlus e Doxa Kids hanno pubblicato la ricerca “Osservatorio Adolescenti: pensieri, emozioni e comportamenti dei ragazzi di oggi”. 

L’Osservatorio Adolescenti ha coinvolto oltre 1500 giovani dagli 11 ai 19 anni su tutto il territorio italiano, con 100 domande su temi di particolare attualità, tra cui salute e alimentazione, tempo libero e sport, nuove tecnologie e vita online, percezione del proprio corpo e desideri, rapporto con genitori e amici, sessualità e scuola.
Ecco alcuni indicatori.

SELFIE. L’indagine mostra come il bisogno degli adolescenti di autoaffermazione e di “essere visti” sia passato, per molti ragazzi di oggi, da una necessità tipica dell’età a un’urgenza pervasiva, un obbligo autoimposto (“You like me ergo sum”), amplificato e condizionato nella sua espressione dai social network. Ciò contribuisce a spiegare non solo l’impennata nelle iscrizioni ai social, ma anche l’incessante bisogno di farsi dei selfie (uno/a su 4 se ne fa almeno uno al giorno, l’85% ne condivide almeno qualcuno sui social) e il ricorso ai programmi di fotoritocco prima di postare le proprie foto (1 ragazzo/a su 2).
NATIVI DIGITALI. Vivono in case hi-tech, le loro camere da letto sono stazioni ad alto contenuto tecnologico. Gli adolescenti di oggi sono always on, per ascoltare musica o radio (61%), per guardare video (60,2%), per fare ricerche per la scuola e i compiti (58,3%) per curiosare e navigare nel web (57,3%), per fare acquisti (22%), comprando online giochi (34,6% dei ragazzi), accessori di moda (22,3% delle ragazze), ma anche libri (17,6% delle ragazze). Ma a essere prioritario è il poter essere sempre in contatto con gli amici, fondamentale per l’89,7% dei ragazzi, attraverso Whatsapp e Facebook (li utilizza rispettivamente l’89,8% e l’82,3% degli intervistati).
CYBERBULLISMO. Se il gruppo dei pari è una presenza continua e costante, favorita e amplificata dall’iperconnessione, grazie alla quale ci si sente riconosciuti e accettati, alcune dinamiche adolescenziali online possono tradursi in comportamenti a rischio. Primo fra tutti il cyberbullismo, fenomeno che i ragazzi ben conoscono: l’80,3% ne ha sentito parlare; 2 su 3 (39,2%) conoscono qualcuno che ne è stato vittima, 1 su 10 ne è stato vittima. Risulta diffuso anche l’utilizzo dei social networks sotto l’età minima prevista (più dell’85% dei ragazzi intervistati conosce qualcuno che è iscritto a FB minore di 13 anni) e non mancano i rischi legati alla visibilità dei dati personali: 1 adolescente su 5 ha il proprio profilo totalmente pubblico sui social network. Profili aperti, nonostante il timore di un utilizzo indesiderato delle informazioni che i ragazzi condividono: più di 1 adolescente su 2 (63,6%) teme, infatti, che i propri dati possano essere raccolti ed utilizzati dal social per altri scopi. Se molti adolescenti appaiono informati e consapevoli dei rischi di Internet - e sembrano sapere come difendersi - altri dati mostrano adolescenti non sempre attenti a come proteggersi online, incapaci di prevedere le conseguenze delle proprie azioni. Il bisogno di esserci, il desiderio di farsi vedere, farsi ascoltare, di condividere sembra abbassare in molti casi la soglia di guardia e prevalere su ogni cautela, come nel caso dei selfie inviati a sconosciuti e, a maggior ragione, del sexting (il 35,9% dei ragazzi conosce qualcuno che ha fatto sexting).
ALCOOL. L’indagine contribuisce a evidenziare come molti stereotipi debbano essere scardinati: alcuni comportamenti che per lo più sono stati associati agli adolescenti di sesso maschile, infatti, appaiono essere sempre più diffusi anche tra le ragazze, in primis l’uso di superalcolici (il 37,1% delle ragazze vs il 17,4% dei ragazzi ha dichiarato di assumere superalcolici), il numero di ubriacature nell’ultimo mese (52,9% delle ragazze vs 44,8% dei ragazzi ha dichiarato di essersi ubriacato almeno una volta nell’ultimo mese), i comportamenti violenti nelle relazioni di coppia (il 7,9% dei maschi vs 3,3% delle femmine ha dichiarato di essere stato picchiato dalla propria fidanzata), per rabbia e autodifesa.
SCUOLA. Luogo per eccellenza in cui adulti e ragazzi convivono e dialogano per costruire insieme il percorso della conoscenza, la scuola ricopre un ruolo di grande importanza nella vita di tutti gli adolescenti. Alla domanda su cosa desidererebbe nella scuola dei sogni, 1 adolescente su 2 (51%) ha risposto che vorrebbe che a scuola ci fosse più sport, oltre che più tecnologia (44%), musica, arte e cultura (42,7%), più attenzione alle emozioni (33,2%). Quasi 1 adolescente su 2 (il 49,6% del totale dei ragazzi intervistati) ritiene che nella scuola dei propri sogni ci dovrebbe essere un maggior orientamento verso il mondo del lavoro e maggiori occasioni di contatto con le aziende. Più di un quarto degli adolescenti intervistati (28,7%), inoltre, vorrebbe che la scuola offrisse una maggiore preparazione. I ragazzi chiedono, dunque, alla scuola una maggiore attenzione alla formazione, all’acquisizione di competenze e all’orientamento, mostrandosi tutt’altro che svogliati, passivi o demotivati: comunicano invece una grande curiosità e voglia di fare, desiderio di parlare del futuro con insegnanti e genitori, di cogliere ogni opportunità che venga loro offerta e di sfruttarla responsabilmente.
IMMAGINE. Ragazzi e ragazze si mostrano molto preoccupati per la propria immagine e il proprio aspetto fisico: le ragazze si vorrebbero più magre (42%) e belle (35%), tanto da ricorrere alla dieta nel 53% dei casi, mentre i ragazzi sarebbero più felici se fossero più muscolosi (42%). Le femmine sembrano essere, però, le più infelici del proprio aspetto: non si piace il 44% delle ragazze, al punto che una su 5 dichiara di aver pensato a un intervento chirurgico.
ALIMENTAZIONE. Accanto ad alcuni dati che mettono in luce comportamenti e atteggiamenti problematici, emerge la presenza di un contesto positivo e rassicurante per quanto riguarda alcuni aspetti molto importanti della vita degli adolescenti, in particolare l’alimentazione e la famiglia. La maggior parte dei ragazzi dichiara di avere un’alimentazione variegata (23,4%), equilibrata (21,7%) e sana/genuina (20,3%). Inoltre, l’89% degli intervistati afferma che nella propria casa c’è un’attenzione da moderata ad alta per il mangiare in modo sano. I ragazzi sono i primi a prestarvi attenzione: all’87,5% capita di fare la spesa e all’ 83,9% di scegliere i prodotti da acquistare.
FAMIGLIA. La dimensione familiare si conferma come luogo in cui i bisogni affettivi trovano risposta: per quasi 1 adolescente su 2 (48,2%) i genitori sono una presenza confortante e oltre il 65% dei ragazzi intervistati li considera persone di cui potersi fidare e con cui condividere vissuti ed esperienze. Tra le persone di cui si fidano di più, infatti, i ragazzi indicano quasi a pari merito i genitori (44,8%) - con una preferenza per le mamme rispetto ai papà (30% vs 16%) - e gli amici (45,7%). La riservatezza resta comunque un “must” dell’adolescenza - quasi 1 ragazzo su 5 (19,7%) afferma che i genitori non conoscono tutto quello che il figlio fa – così come la richiesta di maggiore libertà e autonomia, unita ad un vissuto di insofferenza davanti a tutto ciò che viene percepito come “limite” e “invadenza”: più di 1 adolescente su 4 (26,4%) ritiene che i suoi genitori dovrebbero fidarsi di più di lui/lei ed il 24% degli 11-14enni vorrebbe che i genitori concedessero loro maggiore libertà.

www.vita.it  
www.azzurro.it 

martedì 11 novembre 2014

LA STRADA DEL VERO SERVIZIO

PIGRIZIA, ARROGANZA E POTERE, 
OSTACOLI AL VERO SERVIZIO
Dall’omelia di Papa Francesco a S. Marta – 11 nov. 2014


Il Signore, ha spiegato papa Francesco, parla di «una fede potente», tanto forte da essere capace «di fare grandi meraviglie», ma a una condizione: che questa sia inserita «entro la cornice del servizio», che «porti al servizio». Un servizio totale, come quello del «servo che ha lavorato tutta la giornata» e quando torna a casa «deve servire il Signore, dargli da mangiare e poi riposarsi».
Apparentemente sembra, ha commentato il Pontefice, «un po’ esigente, un po’ duro»: qualcuno potrebbe consigliare «a questo servo di andare al sindacato a cercare un po’ di consiglio» su come regolarsi «con un padrone così». Ma il servizio richiesto è «totale» perché è lo stesso messo in pratica da Gesù: «lui ha fatto strada con questo atteggiamento di servizio; lui è il servo; lui si presenta come il servo, quello che è venuto a servire e non a essere servito».
Immessa sulla «strada del servizio», la fede «farà miracoli». Al contrario, «un cristiano che riceve il dono della fede nel battesimo, ma poi non lo porta avanti sulla strada del servizio, diventa un cristiano senza forza, senza fecondità, un cristiano per se stesso, per servire se stesso, per procurare vantaggio a se stesso». Costui, ha commentato il Papa, «andrà in cielo, sicuramente, ma che vita triste!». Succede allora che «tante cose grandi del Signore» vadano «sprecate» perché, come «il Signore ha detto chiaramente: il servizio è unico», e non si possono servire due padroni, Dio e le ricchezze
A questo punto Francesco è entrato più nel dettaglio della vita quotidiana e delle difficoltà che il cristiano ha nel mettere in pratica la parola evangelica. «Noi — ha detto — possiamo allontanarci da questo atteggiamento del servizio» innanzitutto «per un po’ di pigrizia»: diventiamo cioè «comodi, come hanno fatto quelle cinque ragazze pigre che aspettavano lo sposo ma senza curarsi di avere l’olio necessario nelle lampade». E la pigrizia rende «tiepido il cuore». Allora per comodità siamo portati a trovare giustificazioni: «Ma, se viene questo, o se viene quella a bussare alla porta, digli che io non sono a casa, perché verrà a chiedere un favore e no, io non voglio...». La pigrizia, cioè, «ci allontana dal servizio e ci porta alla comodità, all’egoismo». E, ha commentato il Papa, «tanti cristiani» sono così: «sono buoni, vanno a messa», ma per quanto riguarda il servizio si mettono in gioco «fino a un certo punto». Eppure, ha sottolineato, «quando dico servizio, dico tutto: servizio a Dio nell’adorazione, nella preghiera, nelle lodi», servizio «al prossimo» e «servizio fino alla fine». Su questo Gesù «è forte» e raccomanda: «Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, adesso dite: siamo servi inutili». Bisogna, cioè prestare un «servizio gratuito, senza chiedere niente».
C’è poi, ha continuato il Papa, un’altra «possibilità di allontanarsi dall’atteggiamento di servizio», ed è quella dell’«impadronirsi delle situazioni». È quanto è accaduto anche agli apostoli, che allontanavano le persone «perché non disturbassero Gesù», ma in realtà anche «per essere comodi loro»: cioè «si impadronivano del tempo del Signore, si impadronivano del potere del Signore: lo volevano per il loro gruppetto». In pratica «si impadronivano di questo atteggiamento di servizio, trasformandolo in una struttura di potere». ….. Lo stesso accade ai cristiani che «invece che servitori» diventano «padroni: padroni della fede, padroni del regno, padroni della salvezza. Questo accade, è una tentazione per tutti i cristiani».
Invece il Signore ci parla di «servizio in umiltà». Come ha fatto «lui che essendo Dio umiliò se stesso, si abbassò, si annientò: per servire. È servizio in speranza, e questa è la gioia del servizio cristiano», che vive, come scrive san Paolo a Tito, «nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore Gesù Cristo». Il Signore «busserà alla porta» e «verrà a trovarci» in quel momento, ha detto il Papa, auspicando: «Per favore, che ci trovi in questo atteggiamento di servizio».

Certo, nella vita «dobbiamo lottare tanto contro le tentazioni che cercano di allontanarci» da questa disposizione: la pigrizia che «porta alla comodità» e spinge a prestare un «servizio a metà»; e la tentazione di «impadronirsi della situazione», che «porta alla superbia, all’orgoglio, a trattare male la gente, a sentirsi importanti “perché sono cristiano, ho la salvezza”». Il Signore, ha concluso il Pontefice, «ci dia queste due grazie grandi: l’umiltà nel servizio, al fine di poterci dire: siamo servi inutili», e «la speranza nell’attesa della manifestazione» del Signore che «verrà a trovarci».

sabato 8 novembre 2014

IL PAPA AGLI ADULTI SCOUT: FATE STRADA IN FAMIGLIA, NEL CREATO, NELLA CITTA'

PAPA FRANCESCO AUGURA "BUONA STRADA" 
AGLI ADULTI SCOUTS

Cari fratelli e sorelle,
vi accolgo con gioia, in occasione del sessantesimo anniversario di fondazione del Movimento Adulti Scouts Cattolici Italiani. Rivolgo a ciascuno il mio saluto cordiale, incominciando dalla Presidente nazionale, che ringrazio per le sue parole, e dall’Assistente, che pure ringrazio; e ringrazio anche per il segno. Vi ringrazio per il lavoro che svolgete nella Chiesa e nella società, testimoniando il Vangelo, secondo lo stile proprio dello scoutismo. E’ importante sottolineare la dimensione ecclesiale della vostra realtà associativa, che raccoglie laici ben consapevoli degli impegni derivanti dai sacramenti del Battesimo e della Cresima. Mossi da questa convinzione, in questi anni di impegno apostolico vi siete sforzati di testimoniare i valori di lealtà, di fraternità e di amore a Dio e al prossimo, servendo generosamente la comunità ecclesiale e quella civile.
La terminologia tipica dello scoutismo utilizza molto il termine “strada”, come valore significativo nella vita dei ragazzi, dei giovani e degli adulti. Vorrei incoraggiarvi allora a proseguire il vostro cammino che vi chiama a fare strada in famiglia; fare strada nel creato; fare strada nella città. Camminare facendo strada: camminanti, non erranti, e non quieti! Sempre camminare, ma facendo strada.
Fare strada in famiglia. La famiglia rimane sempre la cellula della società, e il luogo primario dell’educazione. E’ la comunità d’amore e di vita in cui ogni persona impara a relazionarsi con gli altri e con il mondo; e grazie alle basi acquisite in famiglia è in grado di proiettarsi nella società, di frequentare positivamente altri ambienti formativi, come la scuola, la parrocchia, le associazioni… Così, in questa integrazione tra le basi assimilate in famiglia e le esperienze “esterne” impariamo a trovare la nostra strada nel mondo.
Tutte le vocazioni muovono i primi passi in famiglia, e ne portano l’impronta per tutta la vita. Per un movimento come il vostro, basato sull’educazione permanente e sulla scelta educativa, è importante riaffermare che l’educazione in famiglia costituisce una scelta prioritaria. Per voi genitori cristiani la missione educativa trova una sua specifica sorgente nel Sacramento del matrimonio, per cui il compito di allevare i figli costituisce un vero e proprio ministero nella Chiesa. Non solo però i genitori verso i figli, ma anche i figli verso i loro fratelli e verso gli stessi genitori hanno un certo compito educativo, quello dell’aiuto reciproco nella fede e nel bene. Accade a volte che un bambino con il suo affetto, con la sua semplicità, sia in grado di rianimare tutta una famiglia. Dialogo tra i coniugi, ascolto e confronto reciproco sono elementi essenziali perché una famiglia possa essere serena e feconda.
Fare strada nel creato. Il nostro tempo non può disattendere la questione ecologica, che è vitale per la sopravvivenza dell’uomo, né ridurla a questione meramente politica: essa infatti ha una dimensione morale che tocca tutti, così che nessuno può disinteressarsene. In quanto discepoli di Cristo, abbiamo un motivo in più per unirci con tutti gli uomini di buona volontà per la tutela e la difesa della natura e dell’ambiente. Il creato, infatti, è un dono affidatoci dalle mani del Creatore. Tutta la natura che ci circonda è creazione come noi, creazione insieme con noi, e nel destino comune tende a trovare in Dio stesso il compimento e la finalità ultima – la Bibbia dice “cieli nuovi e terra nuova” (cfr Is 65,17; 2 Pt 3,13; Ap 21,1). Questa dottrina della nostra fede è per noi uno stimolo ancora più forte per un rapporto responsabile e rispettoso con la creazione: nella natura inanimata, nelle piante e negli animali riconosciamo l’impronta del Creatore, e nei nostri simili la sua stessa immagine.
Vivere a più stretto contatto con la natura, come fate voi, implica non solo il rispetto di essa, ma anche l’impegno a contribuire concretamente per eliminare gli sprechi di una società che tende sempre più a scartare beni ancora utilizzabili e che si possono donare a quanti sono nel bisogno.
Fare strada nella città. Vivendo nei quartieri e nelle città, siete chiamati ad essere come lievito che fermenta la pasta, offrendo il vostro sincero contributo per la realizzazione del bene comune. È importante saper proporre con gioia i valori evangelici, in un leale e aperto confronto con le varie istanze culturali e sociali. In una società complessa e multiculturale, voi potete testimoniare con semplicità e umiltà l’amore di Gesù per ogni persona, sperimentando anche nuove vie di evangelizzazione, fedeli a Cristo e fedeli all’uomo, che nella città vive spesso situazioni faticose, e a volte rischia di smarrirsi, di perdere la capacità di vedere l’orizzonte, di sentire la presenza di Dio. Allora la vera bussola da offrire a questi fratelli e sorelle è un cuore vicino, un cuore “orientato”, cioè con il senso di Dio.
Cari fratelli e sorelle, continuate a tracciare il vostro cammino con speranza nel futuro. La vostra formazione scoutistica è un buon allenamento! Ricordiamo san Paolo (cfr 1 Cor 9,24-27): lui parla di atleti che si allenano alla corsa attraverso una disciplina severa per una ricompensa effimera; il cristiano invece si allena per essere un buon discepolo missionario del Signore Gesù, ascoltando assiduamente la sua Parola, avendo sempre fiducia in Lui, che non delude mai, soffermandosi con Lui nella preghiera, cercando di essere pietra viva nella comunità ecclesiale.
Grazie, cari amici, di questo incontro. Prego per voi, e voi, per favore, pregate per me.

venerdì 10 ottobre 2014

UN FUORISTRADA PER SAN FELICE

Festa al Centro Scout "Eremo di San Felice" in occasione della consegna di un fuoristrada Mitsubishi che favorirà il percorso del breve tratto di strada che collega la provinciale all'Eremo. Erano presenti i volontari del Centro, il presidente del GAL, i Sindaci e i Parroci della zona, il rappresentate dell'Azienda Foreste Demaniali.. Il dinamico Centro Scout promuove varie attività di educazione ambientale in interazione con le istituzioni del territorio.

www.amicidisanfelice.it

mercoledì 8 ottobre 2014

DA BASE A CJASA - Andreis: una Base scout che fa cultura.

Da Base a Cjasa
Le ragioni dei QUADERNI DELLA BASE

Se chiedete ad un andreano indicazioni per raggiungere i terreni “ì dal goç, in Bosplans” vi chiederà in risposta: “la cjasa dai scaut?”. Ecco, quella che per noi scout è la Base scout, per gli abitanti della valle è invece la Casa degli scout.
Base, riferito ad uno spazio fisico, è termine che indica un luogo da cui partire (Cape Canaveral per i viaggi spaziali), un luogo dove fermarsi temporaneamente (campo base nelle spedizioni alpinistiche) oppure uno spazio “logistico” dove depositare roba. La Base è un luogo con funzione strumentale (serve a fare qualcosa in un determinato momento).
Casa, invece, indica un luogo di appartenenza, di relazione, di ospitalità, di generatività, di familiarità, di ozio e stanzialità, di vite e di morti. E, come tale, luogo con funzione identitaria. Culturale e sociale.
Quando proponiamo il gioco scout ad Andreis perché è più vicino ed economico oppure perché c’è Ezio che fa tutto, e, da qualche stagione, c’è anche il riscaldamento, “ì dal goç” non è ancora la casa di noi Scout ma solo una comoda base per attività che potremmo fare altrove. Poco contano nella scelta dei luoghi dove fare scoutismo la storia, la cultura, l’ambiente, le persone di quel luogo. Insomma, “sfruttiamo” poco le risorse che un territorio può offrire all’educazione, spesso perché quel territorio non lo conosciamo.
Per questo motivo è nata, nella ricorrenza dei primi vent'anni della Base scout, l’idea dei QUADERNI DELLA BASE, strumenti per far conoscere le risorse educative del territorio di Andreis e della Val Cellina.
Le pubblicazioni sono pensate, scritte ed illustrate da scout ed amici degli scout. La linea editoriale prevede tre tipologie di Quaderno:
Collana rivolta ai ragazzi per incuriosirli su quello che li circonda, per invitarli a scoprire le meraviglie della natura e dell’ambiente, in particolare quella che si trovano davanti agli occhi, sotto i piedi, nelle orecchie… quando camminano, giocano ed esplorano i luoghi vicino alla Base e non solo.
Collana rivolta ai Capi scout per dare loro strumenti per svolgere meglio l’attività educativa scout quando questa si svolge nei territori della Base, con particolare riferimento alla conoscenza della Val Cellina: ambiente, natura, storia, cultura e geografia.
Collana rivolta a tutti, che raccoglie gli atti dei convegni che con frequenza annuale sono organizzati presso la Base. Questi quaderni raccolgono le idee e le esperienze dei relatori chiamati a portare il loro contributo alla crescita della cultura educativa e delle Terre Alte;

Nel giugno del 2012 sono stati presentati i numeri due di ciascuna collana; la redazione dei QUADERNI è già all’opera per i numeri tre che usciranno nei mesi di maggio e giugno 2013 (festa del Tai del fèn nell’ultimo weekend di maggio) ed è felice di dare la possibilità a qualcun altro di collaborare alla loro progettazione e scrittura.
Ci piacerebbe che uno scout, dopo aver consultato un QUADERNO e aver fatto un’Uscita in Base ad Andreis, tornasse nel proprio Gruppo con la nostalgia della nostra Casa di montagna. Dove tornare, prendendosene cura e, magari, aiutando a renderla migliore.

Dino del SAVIO

Coordinatore redazione QUADERNI DELLA BASE

martedì 7 ottobre 2014

BASE SCOUT: L'ARTE DEL PRENDERSI CURA

L’ARTE DEL PRENDERSI CURA


   Dopo una lunga estate ricca di attività, ogni Centro Scout trova il tempo per rimettere tutto in ordine, far manutenzione, operare in modo che l’imminente inverno non danneggi le strutture. Ma è anche il tempo del valutare e del riprogettare. Ciò è essenziale per evitare che la curatela si riduca agli aspetti “materiali” del Centro Scout. A che serve, infatti, avere un Centro Scout perfetto e sicuro nelle strutture, ma privo di qualità  culturale ed educativa? Il Centro Scout, abbiamo sostenuto ciò sin dalla nascita della RETE dei CENTRI SCOUT ITALIANI, deve essere un “luogo significativo”.
   A proposito, mi sembra opportuno fare riferimento al pensiero di alcuni studiosi contemporanei,  Augé e Bauman, che hanno approfondito le tematiche relative ai “luoghi” e ai “non luoghi”. Un luogo antropologico, scrive Augé, “ è  allo stesso tempo un principio di senso per coloro che lo abitano e un principio di intelligibilità per colui che lo osserva. Essi hanno tre caratteristiche: identitari, relazionali e storici”. Bauman precisa che “un luogo è uno spazio relazionale identitario storico, cioè uno spazio in cui le relazioni sono sollecitate e sono parte integrante di questo luogo, i soggetti si riconoscono al suo interno e per questo è definito identitario e storico, perché i soggetti hanno una storia comune e si richiamano ad essa. Il non luogo è uno spazio privo delle espressioni simboliche di identità, relazioni e storia”.
   Le suddette caratteristiche dei “luoghi” possono essere utilizzate — in occasione dell’annuale verifica e riprogettazione - per rileggere la funzione del Centro Scout e per dare ad esso sempre maggiore significato, evitando di ridurlo in “non luogo”, cioè ambiente di transito, da consumare, che non lascia traccia.
   Il “prendersi cura” è un’arte  materiale e spirituale che non si può limitare a momenti eccezionali o rituali. E’, infatti,   una cultura, un modo di essere; è l’arte del quotidiano, manifestazione concreta di amore per le persone e per le cose. La capacità di prendersi cura testimonia la qualità di un Centro Scout.  “Dobbiamo educarci ad un’idea di eccellenza che scaturisce dalla capacità di amare, di prenderci cura degli altri”, sostiene la filosofa Jennifer Nedelsky.    
   Perciò, il “governo” di un Centro Scout, non si riduce ad un “tener le chiavi”, non è un fatto burocratico, ma è basato sull’arte di aver cura, sull’“I care!” che coinvolge un gruppo di “appassionati”. Non è un’arte che provoca chiusura, ma è testimonianza che  coinvolge e trascina. Perciò, ogni Centro Scout fa di tutto per essere “un luogo e uno spirito”, un luogo ricco di magia e di stimoli educativi, un luogo che lascia una traccia positiva in quanti vi operano e in coloro che  vi “transitano”.     
Giovanni Perrone
                                                                                           


Pubblicato in Notizie dalla RETE - Rete dei Centri Scout Italiani - ottobre 2014