domenica 28 aprile 2013
GIOCATE LA VITA PER GRANDI IDEALI
Giocate la vita per grandi ideali, giovani!
".... Rimanete saldi nel cammino della fede con la ferma speranza nel Signore. Qui sta
il segreto del nostro cammino! Lui ci dà il coraggio di andare controcorrente.
Sentite bene, giovani: andare controcorrente; questo fa bene al cuore, ma ci
vuole il coraggio per andare controcorrente e Lui ci dà questo coraggio! Non ci
sono difficoltà, tribolazioni, incomprensioni che ci devono far paura se
rimaniamo uniti a Dio come i tralci sono uniti alla vite, se non perdiamo
l’amicizia con Lui, se gli facciamo sempre più spazio nella nostra vita. Questo
anche e soprattutto se ci sentiamo poveri, deboli, peccatori, perché Dio dona
forza alla nostra debolezza, ricchezza alla nostra povertà, conversione e
perdono al nostro peccato. E’ tanto misericordioso il Signore: sempre, se
andiamo da Lui, ci perdona. Abbiamo fiducia nell’azione di Dio! Con Lui possiamo
fare cose grandi; ci farà sentire la gioia di essere suoi discepoli, suoi
testimoni. Scommettete sui grandi ideali, sulle cose grandi. Noi cristiani non
siamo scelti dal Signore per cosine piccole, andate sempre al di là, verso le
cose grandi. Giocate la vita per grandi ideali, giovani!
Novità di Dio, tribolazione nella vita, saldi nel Signore. Cari amici,
spalanchiamo la porta della nostra vita alla novità di Dio che ci dona lo
Spirito Santo, perché ci trasformi, ci renda forti nelle tribolazioni, rafforzi
la nostra unione con il Signore, il nostro rimanere saldi in Lui: questa è una
vera gioia! Così sia".
Papa Francesco, omelia 28 aprile 2013
martedì 23 aprile 2013
23 aprile - festa di san Giorgio - Le guide e gli scouts di tutto il mondo rinnovano la Promessa
La Promessa
Con l’aiuto di Dio prometto sul mio onore di fare del mio meglio:
- per compiere il mio dovere verso Dio e verso il mio Paese;
- per aiutare gli altri in ogni circostanza;
- per osservare la legge scout.
La Legge Scout
La guida e lo scout:
1. Pongono il loro onore nel meritare fiducia;
2. Sono leali;
3. Si rendono utili e aiutano gli altri;
4. Sono amici di tutti e fratelli di ogni altra Guida e Scout;
5. Sono cortesi;
6. Amano e rispettano la natura;
7. Sanno obbedire;
8. Sorridono e cantano anche nelle difficoltà;
9. Sono laboriosi ed economi;
10. Sono puri di pensieri parole e azioni.
venerdì 19 aprile 2013
CENTRO SCOUT: L'ARTE DEL PRENDERSI CURA, UNA SFIDA CONTINUA
La RETE dei CENTRI SCOUT ITALIANI è
sorta cinque anni fa come spazio di dialogo e interazione per i vari luoghi da
campo deputati alle tipiche attività scout al fine di favorire un cammino comune
– nel rispetto della peculiarità di ciascuna Associazione e di ciascun Centro –
per promuovere ed implementare la qualità del servizio offerto. Ogni Centro
Scout viene definito “spazio educativo ove giovani ed adulti possono svolgere attività educative idonee
alla loro età e alle loro esigenze educative, nel rispetto dei valori
evidenziati dalla Legge delle Guide e degli Scout” (dalla Carta dei Valori). Ha
caratteristiche legate alla sua storia e all’ambiente in cui è inserito, nonché
alle specifiche competenze degli animatori del Centro. La specificità diventa
dinamica risorsa, non solo per il Centro Scout, e occasione di servizio competente nei
confronti degli ospiti. E’ una specificità che va salvaguardata, curata ed
implementata.
In quanto “spazio educativo”, ogni Centro è luogo ove si esercita la
cittadinanza attiva, luogo di confronto, di cooperazione, ove si vivono
esperienze significative che favoriscono la piena maturazione di quanti lo
utilizzano......Leggi: L'ARTE DEL PRENDERSI CURA IN UN CENTRO SCOUT
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martedì 9 aprile 2013
CUSTODI DEL CREATO
CUSTODI DEL CREATO,
TESTIMONI DI TENEREZZA,
COSTRUTTORI DI PONTI
La vocazione del custodire non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. E’ il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. E’ il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore.
E’ l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. E’ il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene. In fondo, tutto è affidato alla custodia dell’uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio!
E quando l’uomo viene meno a questa responsabilità di custodire, quando non ci prendiamo cura del creato e dei fratelli, allora trova spazio la distruzione e il cuore inaridisce …. Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo “custodi” della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo!
Ma per “custodire” dobbiamo anche avere cura di noi stessi! Ricordiamo che l’odio, l’invidia, la superbia sporcano la vita! Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è proprio da lì che escono le intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono! Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza!
E qui aggiungo, allora, un’ulteriore annotazione: il prendersi cura, il custodire chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza . che non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, capacità di amore. Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza!
(Papa Francesco, 19 marzo 2013)
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venerdì 5 aprile 2013
La gioia di incontrare l'altro
La ricerca dell'altro riempie la nostra vita
di gioia e di calore umano
di Carlo Climati
Dov’è l’altro? Che cos’è l’altro? Dove e come possono incontrarlo i giovani
di oggi?
Agli inizi del terzo millennio le nuove generazioni hanno un disperato
bisogno di incontrare gli altri, avvolti come sono in uno stato di frequente
solitudine.
La solitudine più comune è certamente quella che nasce dalla televisione.
Negli anni cinquanta, quando la TV arrivò per la prima volta in Italia, le
persone uscivano di casa e si riunivano nei bar per vederla. Era un festoso
momento di incontro, da consumare tutti insieme di fronte alle immagini in
bianco e nero del "Musichiere" o di "Lascia o Raddoppia". Ma
i tempi sono cambiati. La dimensione corale del piccolo schermo non esiste più.
In ogni casa ci sono più televisori. Spesso i giovani si ritrovano soli, nella
loro cameretta, di fronte ad uno strumento che li bombarda con messaggi
discutibili e infiniti spot pubblicitari.
Un'altra nuova, grande solitudine è quella del gioco. Sembra scomparire
l’antica cultura del cortile e della piazza, luoghi all’aperto in cui i bambini
praticavano tradizionali giochi di gruppo, allegri e creativi. Erano parentesi
di svago positive, in cui si stava insieme e ci si confrontava l'uno con
l'altro. Non rappresentavano soltanto un'occasione di divertimento, ma
soprattutto momenti educativi in cui ci si abituava ad avere delle regole, a
lottare con correttezza e a rispettare l'avversario.
Oggi, purtroppo, si diffonde sempre di più la moda dei videogiochi, in cui
il bambino si ritrova solo di fronte allo schermo freddo di un computer. Chi ne
fa uso non compie attività creative. Si limita semplicemente a subire suoni,
rumori, musiche ed immagini. Un tema ricorrente dei videogiochi è la lotta per
la sopravvivenza. Il giocatore deve sostenere continue sfide per riuscire a
mantenersi in vita ed accrescere il proprio potere. Il problema è che, a volte,
il bene si confonde con il male. L’eroe buono diventa crudele come i suoi
avversari cattivi. Utilizza i loro stessi metodi violenti e sanguinari.
Pertanto, molti di questi videogiochi non possono affatto essere considerati
educativi.
Un analogo meccanismo di solitudine, di fronte al computer, è quello che
caratterizza il mondo di Internet. Tanti giovani trascorrono ore navigando tra
un sito e l'altro o comunicando attraverso i social network.
Spesso le persone che intervengono in questi "salotti virtuali"
non sono sincere ed indossano delle maschere. Il risultato è quello di una
falsa comunicazione, che rischia di degenerare nell'isolamento, nell'incapacità
di sostenere un autentico rapporto con gli altri. Un'altra solitudine piuttosto
frequente è quella della discoteca. Molti ragazzi, durante il fine settimana,
si recano nei locali da ballo cercando un momento d'incontro. Ma la loro voglia
di comunicare viene soffocata da ambienti che ostacolano qualunque tipo di
dialogo.
Il volume della musica è troppo alto e le luci psichedeliche impediscono di
guardarsi serenamente negli occhi. Di conseguenza, le discoteche si trasformano
in un disperato insieme di solitudini che ballano, rinchiuse nel proprio guscio
di silenzio e di incomunicabilità. Sono tante, per i ragazzi di oggi, le
occasioni di rinchiudersi in nuove, potenziali celle di isolamento. Tutto
questo, purtroppo, comporta molti rischi dal punto di vista educativo. Non
dimentichiamo che strumenti come Internet o la televisione trasmettono, a
volte, messaggi, spesso ingannevoli. E quando si è soli, di fronte ad uno
schermo, è più facile essere indottrinati e strumentalizzati.
Come combattere tutta questa solitudine? Prima di tutto è necessario offrire
ai ragazzi le occasioni per stare insieme davvero, in modo comunicativo e
creativo. I locali da ballo, ad esempio, dovrebbero essere ricondotti alla loro
funzione originale di luoghi di incontro, limitando il volume della musica e
creando ambienti più favorevoli al dialogo.
Infine è necessario alimentare nei giovani un'autentica cultura
dell'impegno. Esprimersi attraverso i tasti di un computer, a volte, significa
rifiutare di confrontarsi con altri esseri umani. Significa rinunciare ad
impegnarsi, perché il rapporto con il prossimo rappresenta anche un impegno,
uno sforzo per uscire dal proprio guscio. E' importante, invece, cercare le
persone vere, vivere con loro, imparare a comprenderle e ad amarle sul serio.
Non attraverso la barriera di uno schermo.
Questo sforzo personale potrà sicuramente contribuire ad una maturazione
dei giovani, aiutandoli ad affrontare in modo più sereno il resto della vita.
www.zenit.org – 5.4.2013
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