mercoledì 23 aprile 2014

23 APRILE - SAN GIORGIO - UN IMPEGNO PER SCONFIGGERE IL MALE E PROMUOVERE IL BENE


"San Giorgio è il modello a cui dovrebbe ispirarsi ogni scout. Quando si trovava di fronte a una difficoltà o ad un pericolo, per grande che fosse, -anche sotto forma di dragone- egli non lo evitava, ne lo temeva, ma lo affrontava con tutta la forza che poteva infondere in se e nel suo cavallo. Malgrado non fosse armato adeguatamente per un tale scontro -aveva semplicemente una lancia- si lanciò sul suo avversario, fece del suo meglio, e alla fine riuscì a superare una difficoltà contro cui nessuno osava cimentarsi"
                                                                                                                                                        B.P

lunedì 21 aprile 2014

DONNA PINA E' TORNATA ALLA CASA DEL PADRE

La signora Pina  Ilardo Spanò, storica cuoca ai campi di specializzazione della Massariotta, è tornata alla casa del Padre.
Negli anni '80 e '90, per oltre un decennio, sin quando le forze glielo hanno consentito, ha svolto un generoso servizio nella Base della Massariotta. Tutti coloro che in quel periodo hanno partecipato ai campi ricordano la sua presenza vivace, operosa, orientante, incoraggiante in cucina, e  nella Base. Alcuni scherzosamente la chiamavano "la marescialla". Era sempre attenta alle esigenze dei ragazzi e dei capi, sapeva fare interagire autorevolezza, spirito di servizio ed affetto. In cielo è stata accolta da Franco Piazza, Ciccio Micali e gli altri amici della Massariotta che sono, prima di lei, tornati alla Casa del Padre.
Lunedì 28 aprile, alle ore 17,30  in occasione del trigesimo, sarà celebrata una santa Messa presso la Chiesa della Magione.
                                                                                    G. P.


Nella foto del 1986 con Luigi Perollo, Giovanni Perrone, Baldo Lannino e papas Kola.

.Ciao Donna Pina, buona strada. Un ultimo abbraccio e un grazie immenso.







Testimonianze:
"Che bella persona, conservo un ricordo bellissimo, ci faceva sentire a casa nostra e durante il pranzo le sue incursioni in sala erano sempre accolte con allegria.
Che Dio l'abbia in Gloria!"
                                                                                                                         Luigi Giliberto - Enna

Leonardo Di Franco ricordo il suo affetto e l'attenzione per i ragazzi che venivano da tutta Italia durante il campo di specializzazione in osservazione e orientamento del 1990. In particolare, mi è rimasto impresso il ricordo del tè rifocillante che ci fece trovare dopo avere percorso a piedi (per due giorni) tutto il Bosco della Ficuzza..
                                                                                                                                                                 Leonardo Di Franco - Alcamo


  • Luigi Perollo Donna Pina: è morta due settimane fa, l'ho appreso dal giornale. Qui era il 1986.
  • Francesco Lo Mascolo Persona umile e nel contempo fantastica per il suo modo di fare Servizio, ma un Servizio con la S maiuscola e non per mettersi in mostra. Che il Signore dia il meritato riposo.
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  • Mario Restuccia Buona Strada Donna Pina...
    Quante ne potremmo raccontare? 
    Una più bella dell'altra...
    ...Altro...
  • Marco Caramagno Le cipolle ......
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  • Mario Restuccia Ricordo quando nel lontano 1990 arrivò il telefono alla base 0918727247 (se la memoria non mi inganna) .
    Io ero sorvegliato speciale e Salvi Micali era la mia guardia... "Savvuccio... vidi chi fa chistu ca a mia me pari stranu"...
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  • Filippo Di Pace No vabbè, questa foto è commovente! Donna Pina!!!
  • Filippo Di Pace Non sapevo che era morta... Era fantastica!
  • Luigi Perollo Probabilmente scriverò alcune righe sulla "Fenomelogia di Donna Pina": dal rombo del motore della sua 127 bianca alla scatolina con le "pillole americane" per guarire da ogni malessere, fino alla sua posa con il mestolo di legno brandito in aria a mò di scimitarra. E' stata una presenza preziosa perchè anche lei ha aiutato noi a cresce. Un bacio a Donna Pina.
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venerdì 4 aprile 2014

CORAGGIO CERCASI!

                 
CI VUOL CORAGGIO!                                                            
                 
Quante sciocchezze e quante azioni sconsiderate si compiono per dimostrare a se stessi e agli altri di avere coraggio. Quanti ragazzi (e non solo) restano quotidianamente vittime di “prove di coraggio”! Il coraggio è una cosa seria, non azione improvvisata, avventata e folle, da ostentare per farsi belli di fronte agli altri!
Il termine coraggio deriva dal latino “cor habeo – avere cuore”. Non è questione di muscoli, ma di cuore. “Mi sta a cuore”, perciò sono disponibile a spendermi totalmente per ottenere buoni risultati”. L’annuale ricorrenza pasquale esalta il grande coraggio di chi ha saputo immolare la propria vita per salvare gli altri.
Aver coraggio non vuol dire non aver paura, ma riconoscere che c’è qualcosa di più importante della paura. “E’ normale che esista la paura, diceva Paolo Borsellino, l’importante  è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti”.

Il coraggio non è la stupida ed incosciente ricerca del pericolo o della follia del momento. Il rischio fa parte della vita, non possiamo evitarlo. Lo stesso nascere è rischioso, come l’imparare a camminare. Il problema sta nel saper valutare e gestire responsabilmente il rischio imprevisto o necessario, nell’acquisire le competenze opportune, nel possedere il senso del limite ma anche la voglia di volare in alto per fare sempre meglio. E’ questione di educazione! Buon educatore (genitore o insegnante) non è chi educa alla paura, all’inoperosa quiete e alla noia esistenziale, ma chi sa educare a vivere con coraggio, ad assumere e gestire quelle iniziative e quei rischi necessari ad una vita buona, piena ed attiva. E’ colui che sa vivere e sa far vivere avventure significative che aiutino a maturare. Infatti, scrive Coelho, “il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni”.

Quali idee e quali sogni, però? Quelli dell’autodistruzione? Quelli del far danno a se stessi o agli altri? Quelli dell’alienazione? Quelli del vuoto vivere? Il vero coraggio è fecondo ed intraprendente, non arrogante, sterile ed autoreferente. Non è qualcosa che si manifesta quando capita, ma uno stile di vita che si apprende sin dalla nascita. Purtroppo, talora, siamo guidati dalla paura, dal prioritario ed angoscioso imperativo del “purché non succeda niente!”. Gli stessi genitori, sovente sono angosciati da mille paure, non sempre razionali, pronti a scoraggiare piuttosto che ad orientare e ad incoraggiare.  Capita un incidente in un viaggio scolastico? E’ più facile dire ‘Basta ai viaggi!’ che promuovere interventi educativi che possano evitare eventuali pericoli.  Sappiamo però che, purtroppo, non tutto è evitabile: se vuoi andare in automobile, devi essere consapevole che potrà capitare qualche incidente (per colpa tua o altrui) e nel contempo guidare bene e responsabilmente perché succeda il minor danno possibile. Con la scusa di garantire sicurezza (cosa buona), quanta tiepidezza c’è in giro, anche negli ambienti educativi ed istituzionali! E’ una “tiepidezza” fortemente in contrasto con la bollente ed irruente voglia di vivere adolescenziale.  Chi dirige e chi giudica dovrebbe punire l’incapacità di aver coraggio e l’ignavia, incoraggiando e premiando il coraggio di intrapresa e la capacità di “rischiare per  ottenere il bene”.

Il coraggio, infatti, è concretezza e non virtualità; è la virtù del crescere e dell’agire, dello sperimentare e del camminare verso il buono, il bello e il vero; è la capacità d’interpretare il presente e di andare verso il futuro; di dire sì al bene e no al male. Esso non va confuso con la frenesia e la temerarietà né con l’ansia di mettersi in mostra, di umiliare o soggiogare l’altro. Per aver coraggio bisogna imparare a scegliere, aver fiducia, autostima, entusiasmo, prontezza e fermezza nell’agire, responsabilità, lungimiranza, coerenza, visione positiva della vita, capacità d’impegno e di costanza, anche quando il cielo è coperto di nuvole o qualcosa va storta.

Bisogna, però, saper dare il giusto nome ad ogni azione: Non è coraggio intontirsi con alcool o con  droghe: è stupidità! Non è coraggio umiliarsi e distruggersi con i vizi: è follia! Non è coraggio correre follemente o guidare in malo modo: è incoscienza! Non è coraggio danneggiare le cose altrui o il bene comune: è inciviltà! Non è coraggio far finta di lavorare o fare il meno possibile: è inettitudine! Non è coraggio ritenere di aver sempre ragione e non sapersi mettere in discussione: è arroganza! Non è coraggio minacciare gli altri o far loro violenza: è criminalità! Non è coraggio “farsi i fatti propri”: è irresponsabilità!  Non è coraggio comportarsi da mafioso, chiedere il pizzo, rubare, sopraffare: è delinquenza! Non è coraggio utilizzare a fini personali o dilapidare il pubblico denaro: è latrocinio! Non é coraggio “fregare lo Stato o il prossimo”, evadere le tasse o non rispettare le leggi: é illegalità! E così via.

Il coraggio ci fa subito pensare alle azioni mirabolanti, ai grandi uomini e alle grandi sfide. Possono essere di esempio e di stimolo.  Non possiamo, però, attendere, con le mani in mano, che arrivi la volta buona per mettere alla prova il nostro coraggio. Esso è una sfida continua per ciascuno di noi, grandi e piccoli, a vivere bene la meravigliosa avventura della vita. Perciò l’arte del coraggio va esercitata ogni giorno, orientata da valori e supportata da una competenza che cresce, da una responsabilità che matura, da una cittadinanza attiva, da una forte fede, dalla capacità di operare con e per gli altri al fine di costruire il bene comune. E’ il coraggio di fare sempre del proprio meglio, con intelligenza, con entusiasmo  e con generosità, con coerenza e viva testimonianza: il coraggio della quotidianità!                                                                                                                                                                                                                                                  Giovanni Perrone