lunedì 21 dicembre 2015

IL NATALE SEI TU, QUANDO....





“Il Natale di solito è una festa rumorosa: ci farebbe bene un po’ di silenzio per ascoltare la voce dell’Amore.

L’albero di Natale sei tu quando resisti vigoroso ai venti e alle difficoltà della vita.
Gli addobbi di Natale sei tu quando le tue virtù sono i colori che adornano la tua vita.
La campana di Natale sei tu quando chiami, congreghi e cerchi di unire.
Sei anche luce di Natale quando illumini con la tua vita il cammino degli altri con la bontà, la pazienza, l’allegria e la generosità.
Gli angeli di Natale sei tu quando canti al mondo un messaggio di pace di giustizia e di amore.
Sei anche i re magi quando dai il meglio che hai senza tenere conto a chi lo dai.
La musica di Natale sei tu quando conquisti l’armonia dentro di te.
Il regalo di Natale sei tu quando sei un vero amico e fratello di tutti gli esseri umani.
Gli auguri di Natale sei tu quando perdoni e ristabilisci la pace anche quando soffri.
Il cenone di Natale sei tu quando sazi di pane e di speranza il povero che ti sta di fianco.
Tu sei la notte di Natale quando umile e cosciente ricevi nel silenzio della notte il Salvatore del mondo senza rumori né grandi celebrazioni; tu sei sorriso di confidenza e tenerezza nella pace interiore di un natale perenne che stabilisce il regno dentro di te.

Un buon Natale a tutti coloro che assomigliano al Natale.”
                                                                 Papa Francesco


giovedì 17 dicembre 2015

BUONI? CATTIVI? COSI' COSI'?

RIFLESSIONI ALLA VIGILIA DEL NATALE
.....  Ognuno guarda gli altri e il mondo con i propri occhiali, purtroppo facilmente velati o sporcati dal pregiudizio. Tutti facilmente, e con molta superficialità ed autoreferenza, etichettiamo gli altri; questo ci dona sicurezza. Le etichettature, specialmente quelle negative, sovente restano durature incrostazioni e marchi indelebili che condizionano la nostra e l’altrui esistenza e falsificano la visione della realtà. Se, ad esempio, una persona di norma tranquilla perde la pazienza e si dà in escandescenze, abbiamo pronta l’etichetta della persona pazza. Può bastare un solo atto  giudicato negativo o problematico ad oscurare una vita esemplare......  
Non è facile essere obiettivi quando si esprimono giudizi sugli altri. Siamo, infatti,  portati a vedere ed ingigantire il negativo che c’è negli altri in maniera da potere affermare che noi siamo migliori, come se il nostro essere buoni dipendesse dal fatto che gli altri sono meno buoni di noi! Una visione negativa dell’altro lo condiziona pesantemente. Chi è ritenuto ‘malacarne’ sin da piccolo facilmente si convincerà di esserlo veramente e farà di tutto per esserlo pienamente! Di contro una visione positiva dell’altro incoraggerà comportamenti positivi........

sabato 12 dicembre 2015

SE NON FOSSI STATO SCOUT ...


SCAUTISMO,
 CHE PASSIONE!



“Se non fossi stato scout penserei che un foulard sia solo un semplice fazzoletto alla francese e che il nodo piano sia solo un nodo da fare più lentamente degli altri.

Se non fossi stato scout crederei ancora che uno zaino non può contenere i ricordi di una vita e che un guidone sia solo una guida turistica più importante delle altre.
Se non fossi stato scout saprei ancora vestirmi e non andrei girando in pantaloncini in pieno inverno, rispondendo a chiunque mi dica “ma dove vai vestito cosi”, con un' espressione al limite tra una smorfia di dolore ed un sorriso: “no, ma non fa così freddo”.
Se non fossi stato scout non farei la figura dello spazzino ogni volta che vedo una cartaccia a terra e non avrei le tasche piene di fogli e bustine di plastica.
Se non fossi stato scout crederei che  .....


Continua: Se non fossi stato scout

giovedì 10 dicembre 2015

VINCERE L'INDIFFERENZA PER CONQUISTARE LA PACE

                                                                  MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
FRANCESCOPER LA CELEBRAZIONE DELLA 
XLIX GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 

1° GENNAIO 2016

Vinci l’indifferenza e conquista la pace

......  l’atteggiamento dell’indifferente, di chi chiude il cuore per non prendere in considerazione gli altri, di chi chiude gli occhi per non vedere ciò che lo circonda o si scansa per non essere toccato dai problemi altrui, caratterizza una tipologia umana piuttosto diffusa e presente in ogni epoca della storia. Tuttavia, ai nostri giorni esso ha superato decisamente l’ambito individuale per assumere una dimensione globale e produrre il fenomeno della “globalizzazione dell’indifferenza”.
La prima forma di indifferenza nella società umana è quella verso Dio, dalla quale scaturisce anche l’indifferenza verso il prossimo e verso il creato. È questo uno dei gravi effetti di un umanesimo falso e del materialismo pratico, combinati con un pensiero relativistico e nichilistico. L’uomo pensa di essere l’autore di sé stesso, della propria vita e della società; egli si sente autosufficiente e mira non solo a sostituirsi a Dio, ma a farne completamente a meno; di conseguenza, pensa di non dovere niente a nessuno, eccetto che a sé stesso, e pretende di avere solo diritti [4].........
..... L’indifferenza nei confronti del prossimo assume diversi volti. C’è chi è ben informato, ascolta la radio, legge i giornali o assiste a programmi televisivi, ma lo fa in maniera tiepida, quasi in una condizione di assuefazione: queste persone conoscono vagamente i drammi che affliggono l’umanità ma non si sentono coinvolte, non vivono la compassione. Questo è l’atteggiamento di chi sa, ma tiene lo sguardo, il pensiero e l’azione rivolti a sé stesso. Purtroppo dobbiamo constatare che l’aumento delle informazioni, proprio del nostro tempo, non significa di per sé aumento di attenzione ai problemi, se non è accompagnato da un’apertura delle coscienze in senso solidale [7]. .........
...... In altri casi, l’indifferenza si manifesta come mancanza di attenzione verso la realtà circostante, specialmente quella più lontana. Alcune persone preferiscono non cercare, non informarsi e vivono il loro benessere e la loro comodità sorde al grido di dolore dell’umanità sofferente. Quasi senza accorgercene, siamo diventati incapaci di provare compassione per gli altri, per i loro drammi, non ci interessa curarci di loro, come se ciò che accade ad essi fosse una responsabilità estranea a noi, che non ci compete [9]. «Quando noi stiamo bene e ci sentiamo comodi, certamente ci dimentichiamo degli altri (cosa che Dio Padre non fa mai), non ci interessano i loro problemi, le loro sofferenze e le ingiustizie che subiscono… Allora il nostro cuore cade nell’indifferenza: mentre io sto relativamente bene e comodo, mi dimentico di quelli che non stanno bene» [10].......
.........6. La solidarietà come virtù morale e atteggiamento sociale, frutto della conversione personale, esige un impegno da parte di una molteplicità di soggetti, che hanno responsabilità di carattere educativo e formativo.
Il mio primo pensiero va alle famiglie, chiamate ad una missione educativa primaria ed imprescindibile. Esse costituiscono il primo luogo in cui si vivono e si trasmettono i valori dell’amore e della fraternità, della convivenza e della condivisione, dell’attenzione e della cura dell’altro. Esse sono anche l’ambito privilegiato per la trasmissione della fede, cominciando da quei primi semplici gesti di devozione che le madri insegnano ai figli [25].
Per quanto riguarda gli educatori e i formatori che, nella scuola o nei diversi centri di aggregazione infantile e giovanile, hanno l’impegnativo compito di educare i bambini e i giovani, sono chiamati ad essere consapevoli che la loro responsabilità riguarda le dimensioni morale, spirituale e sociale della persona. I valori della libertà, del rispetto reciproco e della solidarietà possono essere trasmessi fin dalla più tenera età. Rivolgendosi ai responsabili delle istituzioni che hanno compiti educativi, Benedetto XVI affermava: «Ogni ambiente educativo possa essere luogo di apertura al trascendente e agli altri; luogo di dialogo, di coesione e di ascolto, in cui il giovane si senta valorizzato nelle proprie potenzialità e ricchezze interiori, e impari ad apprezzare i fratelli. Possa insegnare a gustare la gioia che scaturisce dal vivere giorno per giorno la carità e la compassione verso il prossimo e dal partecipare attivamente alla costruzione di una società più umana e fraterna» [26]. .......

sabato 5 dicembre 2015

LA PAURA DEL PRESEPE. Fatti e misfatti dei nostri giorni.

NON SPARATE AL PRESEPE!



Da alcuni anni alla vigilia del Natale, spunta qualche dirigente scolastico o insegnante o genitore che, per un cosiddetto rispetto delle varie culture degli alunni, per un mal compreso concetto di laicità, per ricerca di protagonismo o d’altro, ostacola o addirittura vieta ogni riferimento al Natale cristiano e si affanna nell’inventare modi alternativi (dalla festa d’inverno ai canti asettici al vuoto totale). 
E’ di questi giorni finanche la ‘pregevole’ trovata di trasformare il Natale in una festa d’inverno, trasportata in altra data. Non so se le istituzioni scolastiche che operano queste scelte, cosiddette laiche, per coerenza, obbligheranno docenti ed alunni a saltare le vacanze natalizie e a fare scuola anche nella stessa giornata di Natale. 
Forse vieteranno agli alunni di transitare davanti alla chiesa del quartiere o li obbligheranno a turar le orecchie all’udir delle campane e delle nenie natalizie? Forse costringeranno gli alunni a cambiare i nomi che fanno riferimento ai santi?  Forse daranno il bando ai tipici dolci natalizi, dichiarandoli tossici? Forse … ?!.....


mercoledì 4 novembre 2015

GIOVANI. NON BRUCIARE LE TAPPE


Uno

 sguardo nell’anima

I giovani hanno bisogno di non bruciare le tappe fondamentali della propria esistenza

(www.zenit.org) Uno dei film più belli della storia del cinema è certamente “L’albero degli zoccoli” di Ermanno Olmi. Interpretato da contadini, racconta la vita di alcune famiglie lombarde, alla fine del diciannovesimo secolo.
All’inizio della storia c’è una scena che esprime pienamente la poesia di quel tempo lontano. Un giovane saluta una ragazza, mentre cammina su un viale di campagna.
Lei gli risponde, senza voltarsi completamente. Solo per un attimo gli rivolge uno sguardo, per poi abbassare immediatamente gli occhi e riprendere il cammino verso casa.
In quel breve e timido dialogo, quasi sussurrato, c’è tutta la bellezza di un tempo in cui gli esseri umani riuscivano a rispettarsi e a guardarsi nella profondità dell’anima.
Queste immagini, oggi, sembrano davvero lontane. I due contadini appaiono ai nostri occhi come bizzarri extraterrestri, che si comportano in modo strano. Viviamo, infatti, in un’epoca in cui tutto è urlato, esagerato, eccessivo. La parola “pudore”, ormai, sembra cancellata dal nostro linguaggio.
La principale vittima di questo meccanismo di degrado è il nostro corpo. Un corpo non più umano, ma che sembra diventato merce. Come un qualsiasi prodotto, viene esposto facilmente in vetrina ed offerto agli sguardi delle persone.
Per accorgersene basta accendere la televisione. Siamo letteralmente invasi da programmi caratterizzati da questo stile. Alcuni sono la più perfetta rappresentazione del vuoto. L’unica cosa che conta è mostrare, esibire, offrire il proprio corpo a tutti. 
Alla rottamazione del senso del pudore si lega un altro triste fenomeno: la tendenza a bruciare l’intimità con una velocità impressionante. Sta scomparendo la voglia d’aspettare e di vivere al momento giusto le tappe importanti della vita.
I rapporti tra ragazzi e ragazze sono talmente deformati che si tende a saltare completamente la fase dell’amicizia. Si passa direttamente al contatto fisico, a volte quasi bestiale. Ai giovani vengono a mancare alcuni momenti basilari nella costruzione delle proprie relazioni con il mondo che li circonda.
Per combattere questa tendenza è necessario recuperare un’autentica cultura del limite, che deve essere alla base di ogni civiltà. È importante insegnare ai giovani che per affermare la propria personalità non bisogna inseguire i falsi modelli esibizionisti del mondo di oggi. È sufficiente essere se stessi. 
Invece di cercare ad ogni costo il mito dell’apparenza è necessario valorizzare la propria natura umana e spirituale, in alternativa alla non-cultura di chi vorrebbe trasformare il nostro corpo in merce da esposizione.

Carlo Climati

venerdì 25 settembre 2015

LA MEMORIA PER ORIENTARCI VERSO IL DOMANI



  
Prigionieri del presente
La generazione senza testamenti

Siamo eredi di un passato, però non sappiamo chi ce l’ha trasmesso; abbiamo radici, ma non conosciamo da dove provengono...

Il pensatore francese, JL Nancy,  al Festival Filosofia di Modena

JEAN- LUC NANCY
     Tra «eredità» e «ereditarietà » si gioca una curiosa scena di trasmissione, generazione, derivazione e differenziazione con tanto di retroazione, contaminazione e contagio. Chi passa cosa all’altro? Chi passa cosa al soggetto del passaggio, della trasmissione? Come individuare e discernere il continuo dal discontinuo, lo spontaneo dall’intenzionale?
     Che cosa abbiamo dunque ricevuto in eredità noi, europei di oggi, insieme a questo groviglio semantico e retorico? Abbiamo ereditato essenzialmente due ordini di preoccupazioni: il primo si riferisce a tutto quanto riguarda le trasmissioni genetiche, a come si determinano, si utilizzano, si manipolano. Insomma un insieme di questioni riconducibili all’ambito della legge, della decisione e quindi di ciò che vogliamo lasciare in eredità alle generazioni future in materia di trasmissione della vita – e di quale vita. Il secondo ordine di preoccupazioni si riferisce a tutto ciò che riguarda la nostra provenienza, ciò che nel nostro presente e nella sua dimensione globale proviene, o sembra provenire, da un passato di cui continuiamo a considerare e valutare gli effetti – come quando evochiamo le origini cristiane dell’Europa, l’Illu-minismo come generatore del mondo moderno, una tecno-scienza in evoluzione e rivoluzione permanenti. Da dove veniamo noi, che non sappiamo più dove andiamo, né se andiamo da qualche parte?
      Che cosa ci è stato trasmesso e che cosa ci prepariamo a trasmettere? Ma «noi» chi? Per l’appunto, quanti si considerano uniti tra loro da eredità o ereditarietà, senza sapere se si tratta di natura o di legge; quanti hanno la consapevolezza acutissima e ardua di non appartenere più semplicemente a una famiglia, una genealogia, una tradizione o una memoria. Una frase di René Char scelta da Hannah Arendt come esergo di una sua opera (frase che senz’altro sentirete spesso citare durante questo festival) esprime con forza ciò che ci conduce alla perplessità, se non all’aporia: «La nostra eredità non è preceduta da alcun testamento». Il testamento viene fatto davanti a testimoni, come dice il nome stesso. I testimoni attestano che c’è stato un atto volontario di uno spirito illuminato, c’è stata una decisione nel rispetto dei vincoli generali imposti dalla legge e dai costumi. L’assenza di testamento priva l’eredità non solo di ogni legittimità, ma anche del- la sua stessa possibilità, dato che manifestamente nemmeno lo Stato può provvedere a dar seguito alla successione. In altri termini: noi succediamosenza sapere cosa fare della nostra successione, senza sapere neppure come riceverla e senza dubbio senza conoscerne la composizione.
      Non possiamo più o non siamo più capaci di essere legatari, ovvero discendenti legali della nostra storia. Eppure, nonostante questo, siamo eredi, abbiamo una provenienza e qualcosa di questa provenienza ci viene trasmesso. Ma siamo eredi nella forma di una eredità elementare e in forza di una successione motivata solo dal 'venire dopo' e dal 'proseguire', senza distinzione: il semplice 'dopo' ha il valore di 'sulla base di', la sequenza produce conseguenze, senza che ci sia dato sapere né come né perché. Per di più, sembra che le conseguenze si concatenino ormai secondo logiche proprie dello sviluppo tecnico (del resto, si parla spesso di 'generazioni' nell’ambito dei dispositivi tecnologici ). […]
       Ciò che è venuto a mancarci è la trasmissione stessa, il suo atto, il suo senso, la sua effettività. Un tale stato di cose appartiene forse al nostro tempo da quando è entrato in una guerra indefinitamente e globalmente polimorfa: la guerra, infatti, rappresenta al tempo stesso un’accelerazione, una convulsione e una stasi della trasmissione. Nel suo romanzo del 1921 I tre soldati, Dos Passos snocciola i pensieri dei soldati americani che nel 1917 aspettavano di imbarcarsi alla volta dell’Europa: «Si trattava solo di inutili stravaganze? […] Quando erano ragazzi, non avevano avuto dei sogni anche loro? O le generazioni precedenti li avevano preparati a vivere soltanto nel presente?».
     Le nuove generazioni non vengono più alla luce per rinnovarsi, né per innovare, ma solo per presentarsi a una sorta di inanità dubitativa; non si dà più né iniziazione a una maturità compiuta, né nascita a un mondo nuovo: e tutto questo senza dubbio è cominciato verso il 1917, proprio nel momento – e non è un caso – in cui quel mondo ha creduto di poter fare «tabula rasa del passato» affinché «il mondo cambiasse dalle fondamenta», ovvero si ricreasse di nuovo non ereditando niente    da nessuno.
     Non abbiamo trasmesso a noi stessi il senso della trasmissione. Abbiamo dato inizio a un’epoca in cui coesistono l’idea del cominciamento assoluto e quella della sospensione totale, che sono l’una il rovescio dell’altra. Il retaggio è scomparso dalla nostra eredità e l’eredità si è trasferita a un’enorme macchina in fuga incontrollata e esponenziale piuttosto che al passaggio tra generazioni.

(traduzione dal francese di Michelina Borsari)

Avvenire, 16 settembre 2015

martedì 1 settembre 2015

IN CAMMINO VERSO L'INDABA

Il 26-27 settembre, a Bracciano, si svolgerà l'INDABA del Settore Specializzazioni. Si incontreranno tutti gli staff dei Campi. Sono invitati Incaricati e Pattuglie di Branca .....

Leggi: INDABA 2015

sabato 29 agosto 2015

EXPLO' .... "UN CAMPO SPETTACOLARE"!

CAMPO NAZIONALE DI COMPETENZA  
SU ESPLORAZIONE, NATURA, ORIENTAMENTO
"L'ARTE DELLO SHERPA"

"E' stato un campo spettacolare!" così l'ha definito uno dei partecipanti.
Altri commenti: "E' stato talmente bello ed utile che rimpiangerò questi cinque giorni"; "Si è dimostrato magnifico e3 magico: ringrazio il Signore che mi ha dato la forza di fare questa pazzia"; "Mi sono innamorata sempre di più dello Scautismo delle piccole cose fatte bene. Tornate a trascinare i ragazzi con il vostro entusiasmo"; "Anche se è stato stancante, mi sono divertito e i capi sono stati fantastici";
"Questa fantastica esperienza mi ha cambiata e mi ha insegnato tanto  facendomi provare emozioni uniche"; "Grazie per avermi fatto conoscere le bussole, in discesa, in salita: bussole per la vita!".

I 38 scouts e guide (provenienti, oltre che dalla Sicilia,  da Piemonte, Lazio, Campania e Calabria) si sono incontrati davanti alla reggia di Ficuzza e per ben tre giorni hanno esplorato il bosco sino ad arrivare alla Base della Massariotta. Capi e tecnici li hanno accompagnati, favorendo la maturazione di specifiche competenze tecniche (orientamento, topografia, natura). L'assistente ecclesiastico, Papas Kola Ciulla - come ogni anno- ha condiviso il percorso e le varie esperienze, aiutandoli a comprendere e vivere la spiritualità e la liturgia bizantina. Nel corso del campo molto significativo ed apprezzato l'hike di Squadriglia. Spiritualità, tecniche, stile scout hanno interagito nei vari momenti del campo.

giovedì 27 agosto 2015

BUON COMPLEANNO, TURI!

TURI FINOCCHIARO
UNA FULGIDA TRACCIA DI IMPEGNO E DI COMPETENZA

      In questi giorni, ogni anno (nei tanti anni in cui Turi è stato presente alla Massariotta (dal 1991 al 2011) eravamo soliti festeggiare, insieme ai partecipanti al campo di Avventura (Espressione - Mani Abili) il compleanno di Turi Finocchiaro (nacque il 28 agosto 1952 ad Acireale). Sorrideva  compiaciuto "sotto i baffi" nel vedere la torta realizzata per la sua festa e nell'accogliere applausi, canti, discorsi.
      Negli ultimi anni partecipava al campo di competenza sempre con grande impegno, nonostante la grave malattia invalidante che pian piano lo ha condotto sino alla morte. Si era approntata una carrozzella-portantina con la quale r-s e ragazzi lo trasportavano nei vari luoghi ove si svolgevano le attività.
In quest'ultimo triennio, malgrado la sua impossibilità a partecipare (sperava sino agli ultimi giorni della sua vita, di poter venire al campo!) ha dato un significativo contributo alle attività.
      La sua preparazione ad ogni campo iniziava già al termine del campo precedente: suggeriva il tema del campo, faceva ricerche approfondite sulle caratteristiche del popolo prescelto, preparava i laboratori e la scelta dei materiali, forniva indicazioni ai capi e ai tecnici impegnati nel campo. 
Era la tipica figura del master del Settore Specializzazioni: persona ricca di sensibilità educativa e di elevata competenza tecnica, una competenza non cristalizzata e stagnante, non superficiale ed approssimativa,  non parolaia ed autoreferente, ma sempre fresca e nuova, trascinante e feconda. Una competenza che sapeva fare interagire e trasmettere umiltà, disponibilità, amore e passione per le cose fatte bene e con spirito di servizio.
     Abbiamo ricordato Turi lo scorso 23 agosto, nell'inaugurare la ceramica situata nell'angolo della memoria della Base (un angolo ove facciamo memoria di coloro che hanno testimoniato con il loro impegno 'concreto' il loro amore per la Massariotta e il servizio nei campi di specializzazione).
     La ceramica sintetizza, in poche parole, le principali doti che Turi ci ha lasciato, orme profonde che indicano un cammino a coloro che lo vogliono e lo sanno intraprendere: "Sin dal 1991 ha prestato servizio alla Massariotta come capo e master del Settore Specializzazioni.  Bontà, generosità, creatività,  fede, elevata competenza, spirito scout, tenacia, costanza ed impegno, lealtà e amicizia lo hanno sempre contraddistinto.
Prezioso ed autorevole punto di riferimento per tutti, a livello locale e nazionale".

    Molteplici le esperienze scout e di volontariato che hanno caratterizzato la sua vita.Molto importante per lui il servizio a Lourdes nella comunità dei Foulards Blancs,  Dal 1991 la Massariotta è stata la sua Base, il suo punto di riferimento, lo scopo del suo impegno, la sua casa ove ritrovarsi ogni anno con gli amici per condividere un'esperienza di servizio e di fraternità. Nel Settore Specializzazioni, ove è stato sempre apprezzato per la sua positiva relazionalità e per la sua elevata competenza, ha lasciato una traccia indelebile.
Così, infatti, gli Incaricati Nazionali al Settore con un messaggio che ci hanno fatto pervenire:

Saluto a Turi (Salvatore Finocchiaro)

 Vogliamo ricordare
Ricordare Turi, uomo saggio e forte, uomo che ha saputo affrontare le difficoltà della vita con spirito di avventura e di servizio. Un uomo che ha vissuto profondamente la sua promessa scout facendo diventare la sua vita una continua sfida di ricerca e costruzione del bene per la via più difficile: l’educazione dei ragazzi e il servizio ai più sfortunati.

Vogliamo ringraziare
Ringraziare Turi per tutto quello che ha dato a ciascuno di noi. Non ci ha lasciato solo in eredità le sue capacità tecniche, ci ha lasciato l’impegno a continuare a far fiorire il gusto delle relazioni belle e costruttive. Ha dedicato ai ragazzi ed alla loro educazione le energie più intense della sua esistenza. Per questo vogliamo esprimergli il nostro grazie.

Vogliamo affidare
Affidare a lui, come ad un angelo custode che ci segue dal cielo, i capi del Settore Specializzazioni. Il Signore, nella sua immensa bontà, se lo tiene sicuramente accanto poiché è stata persona che ha dedicato tutta l’esistenza a servizio dei fratelli. Per il futuro sarà un infaticabile angelo custode.

23 agosto 2015

Simona e Sandro
Incaricati Nazionali al Settore Specializzazioni

BUON COMPLEANNO , TURI!
     La tua presenza fisica ci è mancata al campo, ma ti abbiamo intravisto sovente, nel corso del campo di Avventura, sorridere ed incorragiarci tra le fronde degli alberi, nel cerchio del fuoco, nello spiazzale della veglia, davanti allo chalet, nei vari luoghi ove amavi sostare.  Il nostro affetto per te è sempre vivo, ma sappiamo che la tua memoria resterà viva solo se seguiremo le tue orme: umiltà, impegno, costanza, competenza, attenzione educativa, fede, condivisione ... E se sapremo custodire la Massariotta come luogo non solo fisico, ma significativo che sappia lasciare in ogni guida e in ogni scout, in ogni capo una traccia indelebile grazie allo spirito che dà ragione al suo essere e alle attività che la animeranno.
    Dal cielo continua ad aiutarci a fare del nostro meglio per vivere  pienamente la Legge Scout e la meravigliosa avventura dello Scautismo!

Turi ha lasciato una ricchissima raccolta di oggetti, libri, documentazione varia. Ci auguriamo che tanto "ben di Dio" non vada disperso, ma venga messo a disposizione dell'Associazione.
Negli ultimi tempi aveva espresso il desiderio di fare situare questo ricco museo alla Massariotta perché fosse disponibile in particolare per il Settore Specializzazioni.


Leggi:

martedì 25 agosto 2015

AVVENTURA : ESPRESSIONE - MANI ABILI


LA MAGIA DI UN CAMPO
Si è concluso iL campo nazionale di competenza sulle tecniche espressive e di abilità manuale, tecniche inserite in un percorso di avventura, alla scoperta di altri popoli.
Quest'anno capi e ragazzi si sono cimentati con il popolo degli INCAS.
Laboratori, veglie, attività notturne alla scoperta del bosco, hike solitario .... hanno coinvolto ogni partecipante.

Dalle considerazioni finali dei partecipanti: " ... Questo campo di competenza per me è stata un'esperienza unica. Ogni attività è stata bella e coinvolgente .... Mi ha fatto crescere e ha lasciato un'impronta nel mio cuore".
"L'unica parola che mi viene in mente è grazie. Grazie ai miei capi che mi hanno spronato ad avventurarmi in questo campo; grazie a tutti coloro che in questo campo mi hanno meravigliato e stupita con tutte le attività, i giochi e le avventure che ho vissuto".
"Ringrazio il Signore per avermi fatto venire a questo campo. Lo ringrazio per avermi dato il coraggio di mettermi in gioco, di superare le difficoltà, di scoprire la bellezza di riflettere nella solitudine, di aprirmi agli altri".
"E' stata un'esperienza magica, a partire dall'accoglienza ...Mi ha fatto crescere, ho imparato tanto e ho approfondito le mie competenze"

sabato 15 agosto 2015

BUON FERRAGOSTO

Un pensiero per un Buon FERRAGOSTO
e una Buona Festa dell’Assunta.


La nostra forza sta nella capacità di leggere gli eventi in cui si è coinvolti e reagire ad essi in modo
da mantenere vivi i valori primari ed elementari dell’esistenza,
così da salvare dall'asservimento del potere, diventato violenza ….
le condizioni stesse della convivenza sociale, dell’agire morale, delle speranze di fede!
(don G. Stoppiglia)

Carissimi è indubbio che c’è nel mondo una crisi di solidarietà.
Palarne può sembrare un luogo comune, si tratta però di un’amara verità che,
per un verso o per l’altro, riguarda tutti.

Solo chi mette a repentaglio il proprio spazio e ne fa terreno aperto,
indifeso, senza confini e senza poteri consolidati ...
solo chi riesce in questa provocazione continua di se stesso fino a soffrire di qualsiasi luogo chiuso, di rapporti ripiegati a reciproco interesse, di coltivazioni del proprio orticello ...
solo chi ha il cuore leggero e non ha fretta di ritornare nella propria casa
e non teme il buio della sera...
solo questi, può salire la montagna a scorgere al di là “terre nuove”.

Mai come prima d’ora, siamo chiamati a camminare assieme, anche se la strada è in salita,
in percorsi di educazione al cambiamento, in percorsi di nuova UMANITÀ’,
ritrovando in GESÙ’ CRISTO UN NUOVO UMANESIMO.

Come nell'avvenimento evangelico, ognuno di noi può avere con se,
i cinque pani e i due pesci, per sfamare moltitudini.

Ma non possiamo riservare quanto abbiamo solo a noi stessi
o ai pochi con cui si giudica di poterli dividere.

Nella fiducia si possono calare di nuovo le reti della speranza,
la fiducia che ci siano braccia pronte come le nostre a tirarle fin sull'altra riva:
l’approdo di un’umanità ritrovata!

Buon Ferragosto… Sonia