lunedì 21 dicembre 2015

IL NATALE SEI TU, QUANDO....





“Il Natale di solito è una festa rumorosa: ci farebbe bene un po’ di silenzio per ascoltare la voce dell’Amore.

L’albero di Natale sei tu quando resisti vigoroso ai venti e alle difficoltà della vita.
Gli addobbi di Natale sei tu quando le tue virtù sono i colori che adornano la tua vita.
La campana di Natale sei tu quando chiami, congreghi e cerchi di unire.
Sei anche luce di Natale quando illumini con la tua vita il cammino degli altri con la bontà, la pazienza, l’allegria e la generosità.
Gli angeli di Natale sei tu quando canti al mondo un messaggio di pace di giustizia e di amore.
Sei anche i re magi quando dai il meglio che hai senza tenere conto a chi lo dai.
La musica di Natale sei tu quando conquisti l’armonia dentro di te.
Il regalo di Natale sei tu quando sei un vero amico e fratello di tutti gli esseri umani.
Gli auguri di Natale sei tu quando perdoni e ristabilisci la pace anche quando soffri.
Il cenone di Natale sei tu quando sazi di pane e di speranza il povero che ti sta di fianco.
Tu sei la notte di Natale quando umile e cosciente ricevi nel silenzio della notte il Salvatore del mondo senza rumori né grandi celebrazioni; tu sei sorriso di confidenza e tenerezza nella pace interiore di un natale perenne che stabilisce il regno dentro di te.

Un buon Natale a tutti coloro che assomigliano al Natale.”
                                                                 Papa Francesco


giovedì 17 dicembre 2015

BUONI? CATTIVI? COSI' COSI'?

RIFLESSIONI ALLA VIGILIA DEL NATALE
.....  Ognuno guarda gli altri e il mondo con i propri occhiali, purtroppo facilmente velati o sporcati dal pregiudizio. Tutti facilmente, e con molta superficialità ed autoreferenza, etichettiamo gli altri; questo ci dona sicurezza. Le etichettature, specialmente quelle negative, sovente restano durature incrostazioni e marchi indelebili che condizionano la nostra e l’altrui esistenza e falsificano la visione della realtà. Se, ad esempio, una persona di norma tranquilla perde la pazienza e si dà in escandescenze, abbiamo pronta l’etichetta della persona pazza. Può bastare un solo atto  giudicato negativo o problematico ad oscurare una vita esemplare......  
Non è facile essere obiettivi quando si esprimono giudizi sugli altri. Siamo, infatti,  portati a vedere ed ingigantire il negativo che c’è negli altri in maniera da potere affermare che noi siamo migliori, come se il nostro essere buoni dipendesse dal fatto che gli altri sono meno buoni di noi! Una visione negativa dell’altro lo condiziona pesantemente. Chi è ritenuto ‘malacarne’ sin da piccolo facilmente si convincerà di esserlo veramente e farà di tutto per esserlo pienamente! Di contro una visione positiva dell’altro incoraggerà comportamenti positivi........

sabato 12 dicembre 2015

SE NON FOSSI STATO SCOUT ...


SCAUTISMO,
 CHE PASSIONE!



“Se non fossi stato scout penserei che un foulard sia solo un semplice fazzoletto alla francese e che il nodo piano sia solo un nodo da fare più lentamente degli altri.

Se non fossi stato scout crederei ancora che uno zaino non può contenere i ricordi di una vita e che un guidone sia solo una guida turistica più importante delle altre.
Se non fossi stato scout saprei ancora vestirmi e non andrei girando in pantaloncini in pieno inverno, rispondendo a chiunque mi dica “ma dove vai vestito cosi”, con un' espressione al limite tra una smorfia di dolore ed un sorriso: “no, ma non fa così freddo”.
Se non fossi stato scout non farei la figura dello spazzino ogni volta che vedo una cartaccia a terra e non avrei le tasche piene di fogli e bustine di plastica.
Se non fossi stato scout crederei che  .....


Continua: Se non fossi stato scout

giovedì 10 dicembre 2015

VINCERE L'INDIFFERENZA PER CONQUISTARE LA PACE

                                                                  MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
FRANCESCOPER LA CELEBRAZIONE DELLA 
XLIX GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 

1° GENNAIO 2016

Vinci l’indifferenza e conquista la pace

......  l’atteggiamento dell’indifferente, di chi chiude il cuore per non prendere in considerazione gli altri, di chi chiude gli occhi per non vedere ciò che lo circonda o si scansa per non essere toccato dai problemi altrui, caratterizza una tipologia umana piuttosto diffusa e presente in ogni epoca della storia. Tuttavia, ai nostri giorni esso ha superato decisamente l’ambito individuale per assumere una dimensione globale e produrre il fenomeno della “globalizzazione dell’indifferenza”.
La prima forma di indifferenza nella società umana è quella verso Dio, dalla quale scaturisce anche l’indifferenza verso il prossimo e verso il creato. È questo uno dei gravi effetti di un umanesimo falso e del materialismo pratico, combinati con un pensiero relativistico e nichilistico. L’uomo pensa di essere l’autore di sé stesso, della propria vita e della società; egli si sente autosufficiente e mira non solo a sostituirsi a Dio, ma a farne completamente a meno; di conseguenza, pensa di non dovere niente a nessuno, eccetto che a sé stesso, e pretende di avere solo diritti [4].........
..... L’indifferenza nei confronti del prossimo assume diversi volti. C’è chi è ben informato, ascolta la radio, legge i giornali o assiste a programmi televisivi, ma lo fa in maniera tiepida, quasi in una condizione di assuefazione: queste persone conoscono vagamente i drammi che affliggono l’umanità ma non si sentono coinvolte, non vivono la compassione. Questo è l’atteggiamento di chi sa, ma tiene lo sguardo, il pensiero e l’azione rivolti a sé stesso. Purtroppo dobbiamo constatare che l’aumento delle informazioni, proprio del nostro tempo, non significa di per sé aumento di attenzione ai problemi, se non è accompagnato da un’apertura delle coscienze in senso solidale [7]. .........
...... In altri casi, l’indifferenza si manifesta come mancanza di attenzione verso la realtà circostante, specialmente quella più lontana. Alcune persone preferiscono non cercare, non informarsi e vivono il loro benessere e la loro comodità sorde al grido di dolore dell’umanità sofferente. Quasi senza accorgercene, siamo diventati incapaci di provare compassione per gli altri, per i loro drammi, non ci interessa curarci di loro, come se ciò che accade ad essi fosse una responsabilità estranea a noi, che non ci compete [9]. «Quando noi stiamo bene e ci sentiamo comodi, certamente ci dimentichiamo degli altri (cosa che Dio Padre non fa mai), non ci interessano i loro problemi, le loro sofferenze e le ingiustizie che subiscono… Allora il nostro cuore cade nell’indifferenza: mentre io sto relativamente bene e comodo, mi dimentico di quelli che non stanno bene» [10].......
.........6. La solidarietà come virtù morale e atteggiamento sociale, frutto della conversione personale, esige un impegno da parte di una molteplicità di soggetti, che hanno responsabilità di carattere educativo e formativo.
Il mio primo pensiero va alle famiglie, chiamate ad una missione educativa primaria ed imprescindibile. Esse costituiscono il primo luogo in cui si vivono e si trasmettono i valori dell’amore e della fraternità, della convivenza e della condivisione, dell’attenzione e della cura dell’altro. Esse sono anche l’ambito privilegiato per la trasmissione della fede, cominciando da quei primi semplici gesti di devozione che le madri insegnano ai figli [25].
Per quanto riguarda gli educatori e i formatori che, nella scuola o nei diversi centri di aggregazione infantile e giovanile, hanno l’impegnativo compito di educare i bambini e i giovani, sono chiamati ad essere consapevoli che la loro responsabilità riguarda le dimensioni morale, spirituale e sociale della persona. I valori della libertà, del rispetto reciproco e della solidarietà possono essere trasmessi fin dalla più tenera età. Rivolgendosi ai responsabili delle istituzioni che hanno compiti educativi, Benedetto XVI affermava: «Ogni ambiente educativo possa essere luogo di apertura al trascendente e agli altri; luogo di dialogo, di coesione e di ascolto, in cui il giovane si senta valorizzato nelle proprie potenzialità e ricchezze interiori, e impari ad apprezzare i fratelli. Possa insegnare a gustare la gioia che scaturisce dal vivere giorno per giorno la carità e la compassione verso il prossimo e dal partecipare attivamente alla costruzione di una società più umana e fraterna» [26]. .......

sabato 5 dicembre 2015

LA PAURA DEL PRESEPE. Fatti e misfatti dei nostri giorni.

NON SPARATE AL PRESEPE!



Da alcuni anni alla vigilia del Natale, spunta qualche dirigente scolastico o insegnante o genitore che, per un cosiddetto rispetto delle varie culture degli alunni, per un mal compreso concetto di laicità, per ricerca di protagonismo o d’altro, ostacola o addirittura vieta ogni riferimento al Natale cristiano e si affanna nell’inventare modi alternativi (dalla festa d’inverno ai canti asettici al vuoto totale). 
E’ di questi giorni finanche la ‘pregevole’ trovata di trasformare il Natale in una festa d’inverno, trasportata in altra data. Non so se le istituzioni scolastiche che operano queste scelte, cosiddette laiche, per coerenza, obbligheranno docenti ed alunni a saltare le vacanze natalizie e a fare scuola anche nella stessa giornata di Natale. 
Forse vieteranno agli alunni di transitare davanti alla chiesa del quartiere o li obbligheranno a turar le orecchie all’udir delle campane e delle nenie natalizie? Forse costringeranno gli alunni a cambiare i nomi che fanno riferimento ai santi?  Forse daranno il bando ai tipici dolci natalizi, dichiarandoli tossici? Forse … ?!.....