martedì 10 dicembre 2013

PULPITO DEL RE, ALLE ORIGINI DELLA CIVILTA''

Recenti ricerche archeologiche dimostrano che il "pulpito del re"  (luogo, secondo la tradizione, preferito dal re Ferdinando di Borbone per la caccia), non lontano dalla Massariotta, ha origini antichissime. Era, infatti, un altare ove si svolgevano riti legati al sole e alla fecondità in occasione dei solstizi. 

Il sito è scarsamente noto dal punto di vista archeologico, l'unica evidenza al momento riscontrabile è un riparo sotto roccia a poche decine di metri dal monumento ove conserva ancora tracce di due tombe a grotticella, allo stato attuale non si sono riscontrati materiali fittili, tranne due strumenti litici ma di periodo antecedente il neolitico. Però c'è da dire che da Rocca Busambra e, quindi, dall'area boscata della Ficuzza, sgorgano i fiumi Eleuterio e il Belice per riempire di storia millenaria questo territorio, i fiumi scorrono lungo due vallate la cui importanza storica per la Sicilia  occidentale è importantissima. Basti pensare che lungo queste direttrici penetrarono i portatori della civiltà preistorica di origine centro europea del Bicchiere Campaniforme alla fine del III millennio a.C., si svilupparono gli importanti insediamenti indigeno – elimi della Montagnola di Marineo e di Pizzo Chiarastella. Il contesto in questione, fu abitato molto tempo prima dell'epoca storica. Alcune tra le numerose cavità naturali di origine carsica, esistenti nei pressi del versante occidentale del Busambra, furono, infatti, utilizzate dall'uomo sin dall'epoca preistorica. (vedi A. Scuderi, S. Tusa et alii,  La Preistoria e la Protostoria nel Corleonese e nello Jato. 1997). ricordiamo la Grotta Cutrupia, frequentata tra il neolitico (VI – V millennio a.C.) e l'antica età del bronzo (prima metà del II millennio a.C.). abbondanti sono le ceramiche e gli strumenti in osso e pietra recuperati e le grotte e i ripari di contrada Cicio che hanno offerto materiali ceramici e litici databili tra l'eneolitico e l'antica età del bronzo. 
         Nei pressi del Pulpito del RE è stato anche segnalato un insediamento capannicolo che fu abitato durante l'antica età del bronzo. Volendo sintetizzare le conoscenze sull'occupazione preistorica, possiamo affermare che al momento non si hanno dati circa l'occupazione dell'area prima del neolitico ma è ben rappresentata dalla fine dell'età del rame e tutto il bronzo antico. Questo ultimo periodo bene si addice per quanto riguarda il complesso del Pulpito del Re. L'area costituisce da sempre un luogo di attrattiva per gli escursionisti. I racconti popolari attribuiscono al Re Ferdinando IV di Borbone la realizzazione rudimentale di un'opera che sarebbe servita da palco al sovrano per l'appostamento durante le battute di caccia.
Ovviamente, non si ha alcuna conferma storica e documentale di tali fatti ; viceversa, per affinità con altri siti rupestri presenti non soltanto in Sicilia, gli autori di questa nota ritengono si debba far risalire alla preistoria l'epoca delle sculture rupestri del Pulpito del Re, collocandola con ogni probabilità dall'eneolitico all'età del Bronzo antico.
Dal punto di vista strettamente fisico e morfologico il Pulpito si compone di due speroni rocciosi di arenaria che emergono da coperture recenti a matrice argilloso-sabbiosa. 
            I due speroni contrapposti, distanti una ventina di metri l'uno dall'altro, mostrano alcune evidenze eclatanti,  cioè una scala scolpita su roccia che conduce ad un emiciclo ,che rappresenta una sorta di palco o “podio” su base piana, cinto da sedili con spalliera sempre scolpiti in viva roccia.  A questi elementi macroscopici fanno da contorno una serie di strutture minori, ma non per questo meno interessanti, come piccole cavità sovente sagomate, presenti sia in superfici verticali che orizzontali (nicchie e “coppelle”), incisioni reticolari a sbalzo, protuberanze, perforazioni e resti di iscrizioni mal conservati e problematici.
              Da ciò consegue inoltre che l'insieme dei particolari con cui le rocce del sito sono state lavorate, certamente con grande attenzione e non senza difficoltà, fanno parte di un unico quadro paradigmatico connesso, con ogni probabilità, a concezioni sacre e relative ritualità. Pertanto, rientrano nel medesimo quadro anche i riferimenti ed i significati cosmici che si possono dedurre dagli interessanti orientamenti che abbiamo riscontrato, sia negli oggetti tra loro sia in allineamenti preferenziali di elementi all'interno di singoli oggetti scolpiti. Alcuni di questi orientamenti possono essere associati a precise fasi ed oscillazioni astronomiche del sole, in effetti la disposizione secondo il meridiano locale della scalinata ed il fatto che l'azimut dell'asse che congiunge il menhir con il pinnacolo sia esattamente in una direzione solstiziale lascia supporre che nell'orientamento del manufatto si sono cercati allineamenti astronomici.
        Al Pulpito del Re, la scala e l'emiciclo rappresentano gli elementi intenzionalmente più appariscenti, occupando in altre parole la centralità nell'attenzione verso una ipotetica gerarchia cui poteva corrispondere un ordine di importanza nei significati e quindi nel tipo di ritualità qui implicata. Al contorno si osservano altri elementi, distinti e classificati come segue:
        Sono presenti numerose coppelle (alcune tondeggianti ed ovali), piccole nicchie incise nella roccia delle dimensioni mediamente comprese tra i 20 ed i 40 cm,, ma giungono a superare anche gli 80 cm. con profondità di circa il 50-70% delle dimensioni. Per lo più sono state ricavate a terra, ma vi sono anche esempi di coppelle a parete. Secondo un’interpretazione comunemente accettata per altri siti rupestri dell'area Mediterranea, si tratterebbe di conche  create al fine di ritualizzare offerte sacre nei confronti di forze appartenenti al domino della terra o sotterraneo. Alcune di queste sono disposte in una probabile simbologia fallica, simbologia del maschio e della femmina tra cui quelli a pinnacolo considerate come pietre di sfregamento per i riti di fertilità. Alcune coppelle hanno forma di losanga, di dimensioni medie generalmente superiori alle ovali. Secondo ipotesi diffuse, per il loro richiamo alla geometria vulvare, rappresenterebbero dei collegamenti di tipo magico alla sfera della femminilità ed della maternità.
      Il menir di fronte alla scalinata ha una nicchia verticale profonda posto frontalmente al “palco” centrale verso nord. Le sue dimensioni sono tali da contenere una persona appoggiata e rannicchiata al suo interno. Per queste sue caratteristiche, ipotizzo che la sua funzione possa essere stata quella di amplificare e diffondere messaggi sacri conferiti a voce da un officiante verso i partecipanti ai riti, similmente a quanto è stato proposto da alcuni autori per la “camera oracolare” dell'ipogeo di Hal Saflieni a Malta.
       Considerando un Azimut di 59° N-E, un'altezza di 36° all'orizzonte geografico,  assumendo come punto di osservazione la piattaforma sopra il menhir posto in asse con lo scasso a V,  il foro e il pinnacolo, possiamo dire, anche se vediamo il sole tramontare al solstizio d'inverno alle ore 16,00 circa, che  il monumento è allineato con l'alba del solstizio d'estate.
         Sulla base delle osservazioni e delle considerazioni fin qui esposte, il Pulpito del Re può essere classificato come un'opera rupestre significativa, dalla quale emerge un quadro complesso di concezioni legate alla terra ed al cielo, probabilmente avvertiti come mondi sacri. Nell'immaginario che il contesto rupestre rivela sia pur parzialmente, il Cosmo era un regno popolato da astri che, in un contesto ciclico, si qualificano come essenze perfettamente animate e comunque collegate a forze superiori che sembrava possibile contattare. I ritmi stagionali del regno celeste andavano perciò accompagnati dai riti sacri con la scansione di una ierofania, tale da ripetere gestualmente e da riprodurre con pari dignità umana fatti e pulsazioni di una sfera divina manifesta, avvicinando così quest'ordine cosmico alla sfera terrena. La funzione ieratica, in questo caso, poteva risiedere proprio nello sforzo di avvicinamento e di contatto, operato tra i due mondi molto distanti dell'Alto e del Basso.


Una scalinata simile al quella del "pulpito del re" si trova nella zona di Piacenza 


Da visitare anche il gruppo Facebook: ALTARI MEGALITICI

Ringraziamo il dott. Alberto Scudero, vice direttore nazionale dei Gruppi Archeologici d'Italia, che gentilmente ci ha messo a disposizione una sua relazione dalla quale abbiamo estratto quanto sopra riportato. Le ricerche sul pulpito e su altri complessi megalitici dell'area mediterranea sono in corso. Il dott. Scudero e i suoi collaboratori ne sono gli appassionati protagonisti.




 

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