lunedì 31 dicembre 2012

BEATI GLI OPERATORI DI PACE



ANNO NUOVO: BEATI GLI OPERATORI DI PACE

Invito alla lettura del messaggio pontificio per il primo gennaio.

 Siamo chiamati ad un quotidiano impegno per costruire il bene comune per una società ove regnino giustizia e pace.

                                                                                                                                                                                   di Giovanni Perrone 

Un messaggio di speranza quello del Papa per la Giornata Mondiale della Pace che tradizionalmente si celebra il primo dell’anno. E’ una speranza che ha le sue radici in Dio e che interpella ogni persona affinché si dia da fare per costruire la pace a partire dal suo “quotidiano”. Lo stesso tema “Beati gli operatori di pace” invita ciascuno ad agire e manifesta una stretta e dinamica relazione tra la felicità (che viene auspicata da ogni scambio augurale di questi giorni) e la pace. La felicità e la beatitudine, scrive il Papa, sono assicurate a “tutti coloro che si lasciano guidare dalle esigenze della verità, della giustizia e dell’amore”.
La pace è un dono che si fa dono, frutto di cooperazione tra Dio e l’uomo, tra l’uomo e gli uomini: “L’uomo è fatto per la pace che è dono di Dio ….  La beatitudine di Gesù dice che la pace è dono messianico e opera umana ad un tempo. In effetti, la pace presuppone un umanesimo aperto alla trascendenza. È frutto del dono reciproco, di un mutuo arricchimento, grazie al dono che scaturisce da Dio e permette di vivere con gli altri e per gli altri. L’etica della pace è etica della comunione e della condivisione”.
La pace, infatti, esalta la dignità dell’uomo e promuove vera vita: “Veri operatori di pace sono, allora, coloro che amano, difendono e promuovono la vita umana in tutte le sue dimensioni: personale, comunitaria e trascendente. La vita in pienezza è il vertice della pace”.
Di fronte alle mille ingiustizie, alle molteplici forme di violenza e d’illegalità, ai mali sociali, alle sofferenze dei bisognosi, alle numerose guerre potremmo tutti tentati di ritenere impossibile un futuro di pace. Invece, il Papa ci ricorda che “la pace non è un sogno, non è un’utopia: è possibile. I nostri occhi devono vedere più in profondità, sotto la superficie delle apparenze e dei fenomeni, per scorgere una realtà positiva che esiste nei cuori, perché ogni uomo è creato ad immagine di Dio e chiamato a crescere, contribuendo all’edificazione di un mondo nuovo”. Infatti, “il desiderio di pace corrisponde ad un principio morale fondamentale, ossia, al dovere-diritto di uno sviluppo integrale, sociale, comunitario, e ciò fa parte del disegno di Dio sull’uomo.
Il bene comune auspicato da tutti, purtroppo talora solo a parole, deve stare a cuore di quanti si ritengono operatori di pace. Il Papa evidenzia ciò con chiarezza: “Desidero ribadire con forza che i molteplici operatori di pace sono chiamati a coltivare la passione per il bene comune della famiglia ( … cellula base della società dal punto di vista demografico, etico, pedagogico, economico e politico …) e per la giustizia sociale, nonché l’impegno di una valida educazione sociale …. Una missione speciale nei confronti della pace è ricoperta dalle istituzioni culturali, scolastiche ed universitarie. Da queste è richiesto un notevole contributo non solo alla formazione di nuove generazioni di leader, ma anche al rinnovamento delle istituzioni pubbliche, nazionali e internazionali”. Formazione e rinnovamento che esaltano il ruolo della famiglia, anzitutto, nonché di tutte le istituzioni educative.
Il messaggio pontificio fa espresso riferimento ai notevoli problemi economici che oggi ostacolano la nostra società, invitando a saper trarre profitto delle stesse difficoltà: “Per uscire dall’attuale crisi finanziaria ed economica – che ha per effetto una crescita delle disuguaglianze – sono necessarie persone, gruppi, istituzioni che promuovano la vita favorendo la creatività umana per trarre, perfino dalla crisi, un’occasione di discernimento e di un nuovo modello economico”.
L’urgenza di un forte impegno educativo, caro al Papa, mette in luce l’emergere della “necessità di proporre e promuovere una pedagogia della pace”. E’ una pedagogia che interpella ogni persona e richiede percorsi di conversione da vivere non con grandi proclami, ma nel quotidiano cammino della vita. Infatti, “richiede una ricca vita interiore, chiari e validi riferimenti morali, atteggiamenti e stili di vita appropriati. Difatti, le opere di pace concorrono a realizzare il bene comune e creano l’interesse per la pace, educando ad essa. Pensieri, parole e gesti di pace creano una mentalità e una cultura della pace, un’atmosfera di rispetto, di onestà e di cordialità. Bisogna, allora, insegnare agli uomini ad amarsi e a educarsi alla pace, e a vivere con benevolenza, più che con semplice tolleranza”.
Dall’appello del Sommo Pontefice scaturisce un buon progetto di vita per l’anno nuovo, un progetto “di formazione e rinnovamento” personale e sociale affidato alla responsabilità di ciascuno e di ogni istituzione, progetto da saper incarnare giorno per giorno nel nostro peregrinare lungo i sentieri della vita e del mondo. Tutti ne siamo responsabili!
 
Leggi:


"La vera felicità si conquista facendo felici gli altri ....  Impegnatevi a lasciare il mondo migliore di come lo avete trovato."
 

domenica 23 dicembre 2012

DA MARINEO ALLA MASSARIOTTA LA VIA BADEN-POWELL


MARINEO –Pa-
Intitolazione della Via Lord Robert Baden-Powell

23 dicembre 2012

               L’Amministrazione Comunale  di Marineo, nella ricorrenza del cinquantesimo anniversario del Gruppo e del quarantesimo anniversario del Centro Scout,   in segno di gratitudine per l’attività svolta dal Gruppo AGESCI e dal Centro Scout della Massariotta, dedica a Baden-Powell la via che congiunge Marineo alla Massariotta .  

Intervento di Fabio Cangialosi, Assessore alla Pianificazione territoriale, urbanistica, infrastrutture, opere pubbliche, qualità della vita.                         
            La scelta di voler intitolare una strada a Lord Robert Baden-Powell, comunemente noto come B.-P., è nata dal desiderio di incidere il ricordo di una figura umana di così alto spessore sociale ed educativo nel cuore di tutti i cittadini marinesi. Oggi ricordiamo Baden-Powell non soltanto come il fondatore dello Scautismo nel mondo ma come uomo carismatico per eccellenza, formatore delle coscienze, un educatore ed un garante dell’autenticità dell’essere. Chiunque nel mondo abbia maturato la scelta di essere uno scout ha incarnato in primis il suo sapere, il suo saper essere ed il suo saper fare, spargendo nelle strade percorse il seme dell’altruismo, della condivisione e del vivere comunitario.
            La nostra Marineo sperimenta da più di 50 anni l’esperienza dello Scautismo e, nonostante i tanti anni trascorsi, il metodo scout risulta essere sempre attuale ed al passo con i tempi e tende sempre a calamitare le giovani generazioni che negli anni si avvicendano.
            Una ulteriore testimonianza del profondo radicamento dello scautismo a Marineo è anche la presenza sin dal 1973 della Base Scout di rilievo internazionale denominata “Massariotta” che ogni anno ospita centinaia di giovani provenienti da tutta Italia (e non solo), invitandoli a mettersi in gioco ed a sperimentare i valori tipici dello Scautismo quali il coraggio, l’entusiasmo, la competenza, la cittadinanza attiva e lo spirito di avventura.
            È per questo che quest’oggi l’Amministrazione Comunale vuole pregiarsi di onorare Lord Robert Baden-Powell intitolandogli una via con l’augurio che quanti passeranno da qui, leggendo questa insegna lo ricordino come l’educatore tra gli educatori, come colui che con semplicità ha invitato i ragazzi a lasciare il mondo migliore di come l’hanno trovato”.

Alla cerimonia hanno partecipato il vicesindaco Trentacosti, gli Assessori Cangialosi e Francaviglia, rappresentanti del Consiglio Comunale, il comandante della Stazione dei Carabinieri, le guide e gli scout del Gruppo AGESCI e la Comunità MASCI di Marineo, rappresentanti del Settore Specializzazioni  per il Centro Scout della Massariotta.   
                               

                                                                      

giovedì 20 dicembre 2012

RAGAZZI IN CERCA D'AUTORE

IL DISCORSO DEL PAPA AI RAGAZZI

"Si può vivere chiusi in se stessi?"

Carissimi ragazzi e ragazze dell’ACR (ACIERRE),
sono contento di incontrarvi e di accogliere i vostri auguri per il Natale del Signore. Vi saluto con affetto, insieme con i vostri educatori, il presidente Prof. Franco Miano e l’assistente generale Mons. Domenico Sigalini.
       Mi avete detto che siete "in cerca di autore" e che questa è la frase guida del vostro cammino di quest’anno in ACIERRE. Mi verrebbe subito da chiedervi: Chi è questo autore? Lo avete già trovato? Sono certo che, con i formatori e con gli altri amici dell’Azione Cattolica, troverete una risposta sempre più chiara alla vostra ricerca e sarete capaci di aiutare anche molti altri a trovarla. Però, vorrei anch’io dirvi qualcosa. Anzitutto, so che voi cercate l’autore della vita, chi vi aiuta a vivere bene, contenti con voi stessi e con gli altri. Ma noi sappiamo chi è questo autore: è Dio, che ci ha mostrato il suo volto. Dio ci ha creati, ci ha fatti a sua immagine, soprattutto ci ha donato il suo Figlio Gesù, che si è fatto bambino - lo contempleremo tra poco nel Santo Natale -, è cresciuto da ragazzo come voi, ha percorso le strade di questo nostro mondo per comunicarci l’amore di Dio, che rende bella e felice la vita, piena di bontà e di generosità.
         Certamente voi cercate anche l’autore della vostra gioia. Se vi chiedessi che cosa vi dà gioia, forse la risposta sarebbe: i giochi, lo sport, gli amici, i genitori, che vivono per voi e vi vogliono bene. Sono tanti che vi rendono felici, ma c’è un grande Amico che è l’autore della gioia di tutti e con il quale il nostro cuore si riempie di una gioia che sorpassa tutte le altre e che dura per tutta la vita: è Gesù. Ricordate, cari amici: quanto più imparerete a conoscerlo e a dialogare con Lui, tanto più sentirete nel cuore di essere contenti e sarete capaci di vincere le piccole tristezze che ci sono a volte nell’animo.
        Inoltre, siete in cerca dell’autore dell’amore. Si può vivere da soli, chiusi in se stessi? Se riflettete un momento, vedrete che la risposta è un chiaro: "no". Tutti abbiamo bisogno di voler bene e di sentire che qualcuno ci accetta e ci vuole bene. Sentirsi amati è necessario per vivere, ma è altrettanto importante essere capaci di amare gli altri, per rendere bella la loro vita, la vita di tutti, anche dei vostri coetanei che si trovano in situazioni difficili. Gesù ci ha fatto vedere con la sua vita che Dio ama tutti senza distinzione e vuole che tutti vivano felici. Mi piace, allora, questa vostra iniziativa nel mese di gennaio per sostenere un progetto in Egitto di aiuto concreto a ragazzi di strada.
        Infine, voi cercate sicuramente l’autore della pace, di cui il mondo ha tanto bisogno. Spesso gli uomini pensano di poter costruire la pace da soli, ma è importante capire che è Dio che può donarci una pace vera e solida. Se lo sappiamo ascoltare, se gli facciamo spazio nella nostra vita, Dio scioglie l’egoismo che spesso inquina i rapporti tra le persone e tra le Nazioni e fa sorgere desideri di riconciliazione, di perdono e di pace, anche in chi ha il cuore indurito.
         Cari ragazzi e ragazze dell’ACIERRE, vi auguro di fare questa ricerca insieme, tra di voi e con i vostri compagni di scuola e di giochi. Se vi aiutate l’un l’altro a cercare il grande Autore della vita, della gioia, dell’amore, della pace, scoprirete che questo Autore non è mai lontano da voi, anzi, è vicinissimo: è il Dio che si è fatto bambino in Gesù!
          Cari amici, un augurio di Buon Natale
                                                                                               Benedetto XVI

Roma, 20 dicembre 2012

domenica 16 dicembre 2012

LA GRATITUDINE? UN’ARTE DA COLTIVARE!

         L’Università della California ha effettuato una ricerca sulle “emozioni gratuite”. E’ risultato che, in poco tempo, in coloro che avevano coltivato  coscientemente l’esercizio della gratitudine, si verificava un sensibile miglioramento della qualità della vita.  Cresceva l’ottimismo e la voglia di sorridere, miglioravano le relazioni umane, ma anche il benessere fisico e lo stesso sonno. Secondo il direttore della ricerca, in caso d’insonnia è preferibile contare i gesti di gratitudine donati piuttosto che le pecore! La stessa ricerca ha messo in evidenza che le persone che erano state aiutate gratuitamente avevano maggiore attitudine ad aiutare spontaneamente gli altri. Coloro che avevano praticato quotidianamente azioni di gratitudine, mostravano livelli superiori di prontezza, entusiasmo, determinazione, attenzione ed energia rispetto al gruppo che si era concentrato sui problemi o su come stare meglio rispetto agli altri [1].
         La gratitudine è strettamente legata alla gratuità. Non è un dovere, ma un piacere. Le persone che hanno in comune l’arte della gratitudine sono accomunate dagli atti di gentilezza gratuita. Perciò la gratitudine è un’arte da apprendere e da fare apprendere fin dal primo vagito, nonché da coltivare per tutta la vita. Essa è uno stile di vita che si esprime nella cortesia, nella gentilezza, nel saper fare dono e nel sapersi fare dono. E’ una finestra aperta ai raggi del sole, un canto di “grazie” che manifesta gioia per la vita e nel contempo gioia per l’incontro con l’altro.
           La capacità di esprimere riconoscenza onora le persone e le istituzioni.
         Naturalmente, per coltivare l’arte dell’essere grati bisogna saper riconoscere i semi di gratitudine prenderne cura; per manifestare gratitudine occorre saper leggere i segni di gratitudine che s’incontrano lungo il cammino, superando ogni forma di autoreferenza, di arroganza e di egoismo. Una casa con le finestre chiuse, ove regnano muffa e ragnatele, mai potrà cantare la sua gratitudine ai raggi del sole e all’aria pulita che ridona vita agli ambienti. In un terreno incolto difficilmente attecchiscono le piantine di gratitudine.
         La gratitudine è una virtù civica che è stata sempre riconosciuta universalmente. Ad essa le religioni danno particolare rilevanza. Ogni fede, infatti, si radica nel senso di gratitudine che l’uomo deve avere nei riguardi del creatore ma anche delle creature.
        Ad esempio, ogni cristiano è chiamato anzitutto ad amare Dio e il prossimo ed a “rendere grazie”. Così San Paolo esorta i primi cristiani: “Fratelli, siate sempre lieti, in ogni cosa rendete grazie. Questa è infatti la volontà di Dio”[2]. La preghiera è prima di tutto espressione di lode e di gratitudine. Il Magnificat[3] di Maria e il Benedictus[4] di Zaccaria sono splendidi canti di ringraziamento. Lo stesso Gesù più volte esprime il suo grazie al Padre [5].
          Per il mussulmano uno dei principali aspetti della fede è sentire gratitudine verso Dio. L’essere  grati è talmente importante che chiunque nega la verità è denominato kafir (ingrato).  Un credente ama, ed è riconoscente a Dio per la Sua generosità e per tutti i doni che gli sono stati dati.
          Il Buddismo insegna che tutti gli uomini sono strettamente legati tra loro e che nessuno può vivere isolato; perciò, dobbiamo essere immensamente riconoscenti agli altri. Ogni buddista è tenuto a ripagare i “quattro debiti di gratitudine” che così possiamo sintetizzare: gratitudine verso gli esseri viventi, verso i genitori, verso la legge, verso i maestri. Dedicarsi agli altri, si afferma, è il modo migliore per ripagare il debito di gratitudine al Buddha. 
          Per gli scouts l'essere grati è un impegno da onorare nelle vita di ogni giorno. Uno specifico articolo della legge scout afferma che “lo scout è cortese”, Baden-Powell invita ogni scout a saper  “guardare indietro con gratitudine per ciò che e' stato compiuto” [6] e ad essere  sempre grati verso Dio e verso coloro che ci fanno del bene: “Un vero scout non trascurerà mai di ringraziare per ogni gentilezza che riceve”[7]
         “La gratitudine è espressione di cortesia e gentilezza. E’ un modo di agire che nasce dal cuore (la cordialità) e si manifesta ed irradia nella gioiosità di un buon carattere. Da qui ha origine lo spirito di gruppo, la tolleranza e la capacità di accogliere gli altri, manifestando loro la propria considerazione e rispettandone le convinzioni” [8]. Chi sa dire grazie, con sincerità, onora anche se stesso ed esprime la sua “signorilità”!
          L’ingratitudine, anche se spesso si manifesta nel comune agire, è innaturale poiché è manifestazione di egoismo, di incapacità di riconoscere l’altro, di considerare l’agire come dono gratuito. L’altruista non può essere ingrato! “L’homo sapiens nasce cooperativo, lo dimostra il fatto che i bambini sono altruisti di natura”[9]. La generosità, l’altruismo, la riconoscenza sono fattori essenziali per una vita buona e felice. La persona grata, infatti, sa essere, sa rapportarsi agli altri, sa abitare il mondo secondo uno stile amicale e solidale [10]. E’ pur vero che nella vita quotidiana s’incontrano tante resistenze che ostacolano il “grazie di cuore”. Mi riferisco al grazie “a denti stretti” che manifesta il sentirsi costretti o la malevolenza; al grazie ostentato che esprime servilismo o un modo di accalappiare l’altro; al grazie epidermico da scrollarsi di dosso il prima possibile ….. E’ pur vero che talora la gratitudine può essere premessa al raffreddamento o alla rottura di relazioni o può favorire la meschina ricerca di motivazioni al fine di metter da parte la “necessità” di esser grati all’altro. Talvolta si può arrivare finanche a calunniare la persona verso la quale si dovrebbe essere grati al fine di dare una motivazione “logica” all’incapacità di esprimere riconoscenza. Questa, però, è miseria umana! … E’ pur vero che per taluni è “tutto dovuto”; altri hanno la convinzione che ogni azione buona dell’altro sia necessariamente un atto non disinteressato … E’ pur vero che talora il dir grazie è relegato alle pratiche di buona educazione dell’età infantile. Queste maniera di “dir grazie” , però, sono tutte deviazioni che ricacciano l’uomo nel ginepraio o nelle paludi dell’egoismo, disonorandolo.
         Si ha, perciò, la necessità di curare – sin da piccoli – in famiglia, nella scuola, nei vari ambiti sociali il germoglio dei “fiori di gratitudine”, estirpando per tempo la gramigna dell’indifferenza, dell’arroganza, dell’ingratitudine, della cafonaggine e togliendo le pietre della durezza di cuore.
        Siamo tutti chiamati a favorire (in noi stessi e negli altri) la maturazione della sensibilità al bene e al bello, lo sviluppo dello stupore, l’esercizio della gentilezza e della gratuità, lo spirito di servizio, la costruzione dell’uomo empatico, un positivo atteggiamento di fronte alla vita, lo sforzo silenzioso ma sempre più intenso verso ciò che è bene, l’aspirazione alla bellezza, la capacità di riconoscere ed apprezzare il bene fatto dagli altri, il piacere di impreziosire il proprio cammino con tanti “grazie”.      
          Dobbiamo sentirci parte di una comunità in cui ciascuno si sa far dono per l’altro e per gli altri. 
          La cortesia, la generosità, la riconoscenza, la costante attenzione all'altro e al bene comune, il saper sorridere agli altri sono petali di quel meraviglioso fiore che, con i suoi colori e il suo profumo, è lieto di esprimere un gioioso e sincero grazie ad ogni nuovo giorno che viene.

                                                                                                                                          Giovanni Perrone     



[1] Robert Emmons, Thanks!: How Practicing Gratitude Can Make You Happier, Houghton Mifflin Company, New York, 2007
[2] 1 Ts, 5 6-18
[3] Lc, 1 39-56
[4] Lc, 1 68-79
[5] Mt, 11 25-30
[6] Baden-Powell, Headquarters Gazete, November 1920
[7] Baden-Powell, Scautismo per ragazzi, ed. Nuova Fiordaliso, 199, pag. 293
[8] Frattini, Bertinelli, Legge scout, legge di libertà, ed. Nuova Fiordaliso, Roma, 2002
[9] M. Tomasello, in Antonio Galdo, L’egoismo è finito, ed. Einaudi, Torino, 2012, pag. 9
[10] Antonio Bellingreri, Per una pedagogia dell’empatia, ed. Vita e Pensiero, Milano, 2005

sabato 8 dicembre 2012

LA MASSARIOTTA LA FACCIAMO NOI!


LA MASSARIOTTA LA FACCIAMO NOI !!

Cari fratelli,
ricordo con un sorriso la prima volta (alcuni anni fa) che i miei piedi ancora molto ma molto teneri camminarono sul suolo della Massariotta; ricordo ancora bene un particolare... appena sceso dalla macchina mi colpì subito l'angolo del ricordo e mi sono commosso nel vedere alcune mattonelle  sulle quali erano dipinte facce di persone che avevo conosciuto e ammirato. Ad accogliermi uno degli "ulivi secolari" della base: Giovanni... ho avuto modo di conoscerlo anche dopo questa esperienza e mi ha sempre sorpreso su tutto... Ascoltando la storia della Massariotta mi ha colpito il fatto che tutte le strutture della base sono realizzate da scout, questo mi porta ad eguagliare la Base ad una serie di semplici ma profondissime cose: L'amore per lo scautismo, la voglia di costruire, la voglia di servire, la voglia di rendersi utili e tanto altro. In poche parole: la Massariotta la facciamo noi !!!!.

Ritorno in Massariotta nell'estate 2012 per un campo nazionale di competenza: è stata un'esperienza a dir poco meravigliosa !! Ho conosciuto persone splendide che tuttora mi chiamano e ci incontriamo con piacere, anche se non abitiamo a due passi, i capi campo, lo staff, il servizio, i master ecc... sono stati maestri di vita. Alla Massariotta ho capito tantissime cose, non solo da un punto di vista dello scouting, ma da un punto di vista spirituale. In me sono scattate delle meravigliose molle: mettermi in ginocchio anche dietro il gazebo e pregare con un sottofondo di cicale è stato indimenticabile.  Il mio primo hike da pauuuura, ma affascinante ed avventuroso. Ho vissuto la natura che circonda la Base, quel gazebo per me non era solo il posto dove mi riposavo ma un vero e proprio focolare domestico, il mio rifugio, il posto dove, con i miei fratelli, si scherzava e si rideva... la Massariotta è anche sorriso !!
Come ho detto sopra, la Massariotta la facciamo noi !!!... Vi invito, vi esorto ad entrare in questo meraviglioso mondo, vi invito a entrare a far parte della Massariotta perché non ve ne pentirete... LA MASSARIOTTA CI ASPETTA !!

Con affetto ed eterna amicizia,

Andrea Libero Maria Di Gangi (Cinisi 1°)

lunedì 3 dicembre 2012

DANIELE NUOVO IREG CALABRIA

DANIELE CAMPOLO, da molti anni in servizio nello staff dei campi explo’ alla Massariotta, è stato nominato incaricato alla branca E-G della Calabria.
Nel ringraziarlo per il suo lungo e qualificato servizio nella Base Specializzazioni di Marineo, gli auguriamo buona strada.

 
Un fraterno abbraccio da tutti gli staff della Massariotta.