venerdì 27 dicembre 2013

FRATERNITÀ, FONDAMENTO e VIA per la PACE

1° GENNAIO 2O14
GIORNATA MONDIALE PER LA PACE
"Fraternità,
 fondamento 
e via per la pace"
Questo è il tema della 47a Giornata Mondiale per la Pace, la prima di Papa Francesco.
La Giornata mondiale della Pace è stata voluta da Paolo VI e viene celebrata il primo giorno di ogni anno. Il Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace viene inviato alle Chiese particolari e alle cancellerie di tutto il mondo, per richiamare il valore essenziale della pace e la necessità di operare instancabilmente per conseguirla. Papa Francesco ha scelto come tema del suo primo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace la fraternità. Sin dall’inizio del suo ministero di vescovo di Roma, il Papa ha sottolineato l’importanza di superare una «cultura dello scarto» e di promuovere la «cultura dell’incontro», per camminare verso la realizzazione di un mondo più giusto e pacifico. La fraternità è una dote che ogni uomo e donna reca con sé in quanto essere umano, figlio di uno stesso Padre. Davanti ai molteplici drammi che colpiscono la famiglia dei popoli – povertà, fame, sottosviluppo, conflitti, migrazioni, inquinamenti, disuguaglianza, ingiustizia, criminalità organizzata, fondamentalismi -, la fraternità è fondamento e via per la pace. La cultura del benessere fa perdere il senso della responsabilità e della relazione fraterna. Gli altri, anziché nostri «simili», appaiono antagonisti o nemici e sono spesso «cosificati». Non è raro che i poveri e i bisognosi siano considerati un «fardello», un impedimento allo sviluppo. Tutt’al più sono oggetto di aiuto assistenzialistico o compassionevole. Non sono visti cioè comefratelli, chiamati a condividere i doni del creato, i beni del progresso e della cultura, a partecipare alla stessa mensa della vita in pienezza, ad essere protagonisti dello sviluppo integrale ed inclusivo. La fraternità, dono e impegno che viene da Dio Padre, sollecita all’impegno di essere solidali contro le diseguaglianze e la povertà che indeboliscono il vivere sociale, a prendersi cura di ogni persona, specie del più piccolo ed indifeso, ad amarla come se stessi, con il cuore stesso di Gesù Cristo. In un mondo che accresce costantemente la propria interdipendenza, non può mancare il benedella fraternità, che vince il diffondersi di quella globalizzazione dell’indifferenza, alla quale Papa Francesco ha più volte accennato. La globalizzazione dell’indifferenza deve lasciare posto ad una globalizzazione della fraternità. La fraternità impronti tutti gli aspetti della vita, compresi l’economia, la finanza, la società civile, la politica, la ricerca, lo sviluppo, le istituzioni pubbliche e culturali. Papa Francesco, all’inizio del suo ministero, con un Messaggio che si pone in continuità con quello dei suoi Predecessori, propone a tutti la via della fraternità, per dare un volto più umano al mondo.

lunedì 23 dicembre 2013

UN SANTO NATALE E UN PROSPERO ANNO NUOVO A TUTTI


Cristo è la nostra gioia!
Our joy is Jesus Christ!
Nuestra felicidad es Jesucristo!
Notre joie est Jésus-Christ!

Papa Francesco

 La luce e la gioia del Natale accompagnino, orientino e sostengano,  noi tutti, i nostri cari, tutti gli uomini, specialmente i più diseredati,  lungo i sentieri del nuovo anno.

«La ragione della nostra speranza è questa: Dio è con noi e Dio si fida ancora di noi! E'generoso questo Padre Dio, eh? Dio viene ad abitare con gli uomini, sceglie la terra come sua dimora per stare insieme all'uomo e farsi trovare là dove l’uomo trascorre i suoi giorni nella gioia e o nel dolore. Pertanto, la terra non è più soltanto una “valle di lacrime”, ma è il luogo dove Dio stesso ha posto la sua tenda».  Papa Francesco


Cappella Palatina del Palazzo Reale di Palermo (1143): Mosaico Natività

Nell’iconografia sacra bizantina tutto ha un significato teologico, come in questo splendido mosaico del 1143. La stella, che rappresenta il Divino, è direttamente connessa al bambino tramite un raggio di Luce: il Dio Trino, biblicamente rappresentato dai tre Angeli in alto a sinistra, si fa carne in Gesù Bambino e «pone la sua tenda in mezzo a noi» (Gv 1,14). Attorno a questo asse iconografico si muovono gli altri personaggi, che sembrano voler uscire dalla staticità scenica per interpellarci e rappresentarci.
A sinistra i tre Magi a cavallo, un vecchio, un adulto ed un giovane (le tre età della vita), si dirigono verso la grotta, segno dell’intera umanità alla ricerca di Dio. Guidati dalla stella essi valicano il monte e si ritrovano a destra del mosaico di fronte al Dio Bambino, a cui offrono i loro doni.
Nel frattempo il Grande Angelo in alto a destra annuncia al Mondo questo avvenimento e canta la Gloria di Dio, mentre, più in basso, un altro Angelo indica la strada e il bue e l’asino rappresentano la sapienza naturale delle creature che adorano il Loro Creatore.
Nell’angolo in basso a sinistra un anziano Giuseppe, con le spalle alla scena della nascita, ma con il volto rivolto al bambino, rappresenta il dubbio, l’ansia, il tormento di un’intera umanità, che è incerta se accogliere o rifiutare il Mistero.
Maria, al centro della scena e circondata di luce, ha uno sguardo accorato verso di noi, invece che teneramente rivolto al Bambino, quasi a voler interrogarci sollecitando una nostra scelta.
Il Bambino Gesù è posto in una mangiatoia che ricorda la Sua Reposizione Pasquale, mentre in basso a destra la levatrice lava Gesù appena nato (tradizione ricevuta da vangeli apocrifi), a significare proletticamente il lavaggio del Corpo Crocifisso di Gesù: nel Mistero di Natale è così preannunciata la Croce.
Dio si fa uomo e si dona “tutto” all’umanità, dal Natale alla Pasqua.


Libera rielaborazione tratta da un testo dell’Associazione Biblica Italiana

mercoledì 11 dicembre 2013

I MITI DEI GIOVANI


2.200 studenti e studentesse, di età compresa fra gli 11 e 23 anni, delle scuole secondarie di I e II grado di  11 regioni italiane hanno partecipato alla indagine “Minori, mass media, vecchi e nuovi miti" realizzata dal Centro Studi Minori e Media in collaborazione con l’Università degli Studi di Firenze e presentata oggi a Firenze in Palazzo Vecchio.
      “Mito - afferma la presidente del Centro studi Minori e Media Laura Sturlese – è, per i ragazzi e i giovani intervistati, un personaggio da ammirare ed anche, specialmente nello sport,  da cercare di emulare. Diversamente, infatti, dai risultati ottenuti nel campo della musica, della tv e del cinema, per lo sport l’ammirazione per la bravura cede il posto alla voglia di identificarsi con il personaggio sportivo “. Non per caso Alessandro Del Piero è al primo posto nella classifica dei miti degli studenti italiani intervistati, seguito da Cristiano Ronaldo e Lionel Messi. A questo proposito il  presidente del Consiglio comunale di Firenze Eugenio Giani ha sottolineato come Alessandro del Piero ha, quindi, la responsabilità non solo di giocare bene al calcio, ma di orientare con il suo comportamento la formazione dei ragazzi e ragazze di domani
         Le studentesse invece prediligono le cantanti come Alessandra Amoroso e Emma Marrone. Tra sportivi e cantanti che vanno per la maggiore spuntano, però, in maniera  sorprendente, i genitori: la madre e il padre, con uguale intensità, cosicché la famiglia, nel suo complesso,  conquista il primo posto, con il 61,8 % , nella hit parade dei miti giovanili. Ma non basta:  il 22% degli intervistati  dichiara anche  di condividere i miti dei propri genitori.
         “I giovani – ha affermato Franco Cambi dell’Università degli Studi di Firenze – risentono della trasformazione dell’immaginario collettivo e ricevono modelli che vengono dalla società dello spettacolo mutuati dalla Tv e dalla pubblicità”. “Altro dato imprevedibile – sottolinea il direttore scientifico del Centro Studi  Isabella Poli  - è che nel gruppo di amici non c’è la supposta omologazione, dettata dalla  comune appartenenza,  nella scelta dei miti. Di miti si parla, sì, fra amici, ma poi la maggioranza di loro sceglie liberamente i propri, dimostrando così una autonomia di pensiero che non si è soliti attribuire alle giovani generazioni “ .
Pochissimi invece i miti individuati nella letteratura, nel mondo del sociale o del volontariato, nella politica e nella storia delle religioni.          L’80% degli intervistati non ha un impegno nel sociale e quindi il sociale e il volontariato non sono sfere in cui i giovani trovano i loro miti. Un ragazzo su quattro con età uguale o superiore ai 18 anni ha affermato di non leggere mai libri al di fuori dell’ambito scolastico.
            Solo il 7% è appassionato di politica e solo il 15% ha un mito fra i politici di ieri e di oggi. Il 37% degli intervistati crede e pratica una religione, una percentuale che supera il 50% tra i più giovani; ma solo un ragazzo su tre riconosce come mito un personaggio della storia delle religioni. Il personaggio riconosciuto come mito dalla maggior parte di chi ha risposto risulta essere Gesù di Nazareth.

Pubblicato da www.zenit.org 

martedì 10 dicembre 2013

PULPITO DEL RE, ALLE ORIGINI DELLA CIVILTA''

Recenti ricerche archeologiche dimostrano che il "pulpito del re"  (luogo, secondo la tradizione, preferito dal re Ferdinando di Borbone per la caccia), non lontano dalla Massariotta, ha origini antichissime. Era, infatti, un altare ove si svolgevano riti legati al sole e alla fecondità in occasione dei solstizi. 

Il sito è scarsamente noto dal punto di vista archeologico, l'unica evidenza al momento riscontrabile è un riparo sotto roccia a poche decine di metri dal monumento ove conserva ancora tracce di due tombe a grotticella, allo stato attuale non si sono riscontrati materiali fittili, tranne due strumenti litici ma di periodo antecedente il neolitico. Però c'è da dire che da Rocca Busambra e, quindi, dall'area boscata della Ficuzza, sgorgano i fiumi Eleuterio e il Belice per riempire di storia millenaria questo territorio, i fiumi scorrono lungo due vallate la cui importanza storica per la Sicilia  occidentale è importantissima. Basti pensare che lungo queste direttrici penetrarono i portatori della civiltà preistorica di origine centro europea del Bicchiere Campaniforme alla fine del III millennio a.C., si svilupparono gli importanti insediamenti indigeno – elimi della Montagnola di Marineo e di Pizzo Chiarastella. Il contesto in questione, fu abitato molto tempo prima dell'epoca storica. Alcune tra le numerose cavità naturali di origine carsica, esistenti nei pressi del versante occidentale del Busambra, furono, infatti, utilizzate dall'uomo sin dall'epoca preistorica. (vedi A. Scuderi, S. Tusa et alii,  La Preistoria e la Protostoria nel Corleonese e nello Jato. 1997). ricordiamo la Grotta Cutrupia, frequentata tra il neolitico (VI – V millennio a.C.) e l'antica età del bronzo (prima metà del II millennio a.C.). abbondanti sono le ceramiche e gli strumenti in osso e pietra recuperati e le grotte e i ripari di contrada Cicio che hanno offerto materiali ceramici e litici databili tra l'eneolitico e l'antica età del bronzo. 
         Nei pressi del Pulpito del RE è stato anche segnalato un insediamento capannicolo che fu abitato durante l'antica età del bronzo. Volendo sintetizzare le conoscenze sull'occupazione preistorica, possiamo affermare che al momento non si hanno dati circa l'occupazione dell'area prima del neolitico ma è ben rappresentata dalla fine dell'età del rame e tutto il bronzo antico. Questo ultimo periodo bene si addice per quanto riguarda il complesso del Pulpito del Re. L'area costituisce da sempre un luogo di attrattiva per gli escursionisti. I racconti popolari attribuiscono al Re Ferdinando IV di Borbone la realizzazione rudimentale di un'opera che sarebbe servita da palco al sovrano per l'appostamento durante le battute di caccia.
Ovviamente, non si ha alcuna conferma storica e documentale di tali fatti ; viceversa, per affinità con altri siti rupestri presenti non soltanto in Sicilia, gli autori di questa nota ritengono si debba far risalire alla preistoria l'epoca delle sculture rupestri del Pulpito del Re, collocandola con ogni probabilità dall'eneolitico all'età del Bronzo antico.
Dal punto di vista strettamente fisico e morfologico il Pulpito si compone di due speroni rocciosi di arenaria che emergono da coperture recenti a matrice argilloso-sabbiosa. 
            I due speroni contrapposti, distanti una ventina di metri l'uno dall'altro, mostrano alcune evidenze eclatanti,  cioè una scala scolpita su roccia che conduce ad un emiciclo ,che rappresenta una sorta di palco o “podio” su base piana, cinto da sedili con spalliera sempre scolpiti in viva roccia.  A questi elementi macroscopici fanno da contorno una serie di strutture minori, ma non per questo meno interessanti, come piccole cavità sovente sagomate, presenti sia in superfici verticali che orizzontali (nicchie e “coppelle”), incisioni reticolari a sbalzo, protuberanze, perforazioni e resti di iscrizioni mal conservati e problematici.
              Da ciò consegue inoltre che l'insieme dei particolari con cui le rocce del sito sono state lavorate, certamente con grande attenzione e non senza difficoltà, fanno parte di un unico quadro paradigmatico connesso, con ogni probabilità, a concezioni sacre e relative ritualità. Pertanto, rientrano nel medesimo quadro anche i riferimenti ed i significati cosmici che si possono dedurre dagli interessanti orientamenti che abbiamo riscontrato, sia negli oggetti tra loro sia in allineamenti preferenziali di elementi all'interno di singoli oggetti scolpiti. Alcuni di questi orientamenti possono essere associati a precise fasi ed oscillazioni astronomiche del sole, in effetti la disposizione secondo il meridiano locale della scalinata ed il fatto che l'azimut dell'asse che congiunge il menhir con il pinnacolo sia esattamente in una direzione solstiziale lascia supporre che nell'orientamento del manufatto si sono cercati allineamenti astronomici.
        Al Pulpito del Re, la scala e l'emiciclo rappresentano gli elementi intenzionalmente più appariscenti, occupando in altre parole la centralità nell'attenzione verso una ipotetica gerarchia cui poteva corrispondere un ordine di importanza nei significati e quindi nel tipo di ritualità qui implicata. Al contorno si osservano altri elementi, distinti e classificati come segue:
        Sono presenti numerose coppelle (alcune tondeggianti ed ovali), piccole nicchie incise nella roccia delle dimensioni mediamente comprese tra i 20 ed i 40 cm,, ma giungono a superare anche gli 80 cm. con profondità di circa il 50-70% delle dimensioni. Per lo più sono state ricavate a terra, ma vi sono anche esempi di coppelle a parete. Secondo un’interpretazione comunemente accettata per altri siti rupestri dell'area Mediterranea, si tratterebbe di conche  create al fine di ritualizzare offerte sacre nei confronti di forze appartenenti al domino della terra o sotterraneo. Alcune di queste sono disposte in una probabile simbologia fallica, simbologia del maschio e della femmina tra cui quelli a pinnacolo considerate come pietre di sfregamento per i riti di fertilità. Alcune coppelle hanno forma di losanga, di dimensioni medie generalmente superiori alle ovali. Secondo ipotesi diffuse, per il loro richiamo alla geometria vulvare, rappresenterebbero dei collegamenti di tipo magico alla sfera della femminilità ed della maternità.
      Il menir di fronte alla scalinata ha una nicchia verticale profonda posto frontalmente al “palco” centrale verso nord. Le sue dimensioni sono tali da contenere una persona appoggiata e rannicchiata al suo interno. Per queste sue caratteristiche, ipotizzo che la sua funzione possa essere stata quella di amplificare e diffondere messaggi sacri conferiti a voce da un officiante verso i partecipanti ai riti, similmente a quanto è stato proposto da alcuni autori per la “camera oracolare” dell'ipogeo di Hal Saflieni a Malta.
       Considerando un Azimut di 59° N-E, un'altezza di 36° all'orizzonte geografico,  assumendo come punto di osservazione la piattaforma sopra il menhir posto in asse con lo scasso a V,  il foro e il pinnacolo, possiamo dire, anche se vediamo il sole tramontare al solstizio d'inverno alle ore 16,00 circa, che  il monumento è allineato con l'alba del solstizio d'estate.
         Sulla base delle osservazioni e delle considerazioni fin qui esposte, il Pulpito del Re può essere classificato come un'opera rupestre significativa, dalla quale emerge un quadro complesso di concezioni legate alla terra ed al cielo, probabilmente avvertiti come mondi sacri. Nell'immaginario che il contesto rupestre rivela sia pur parzialmente, il Cosmo era un regno popolato da astri che, in un contesto ciclico, si qualificano come essenze perfettamente animate e comunque collegate a forze superiori che sembrava possibile contattare. I ritmi stagionali del regno celeste andavano perciò accompagnati dai riti sacri con la scansione di una ierofania, tale da ripetere gestualmente e da riprodurre con pari dignità umana fatti e pulsazioni di una sfera divina manifesta, avvicinando così quest'ordine cosmico alla sfera terrena. La funzione ieratica, in questo caso, poteva risiedere proprio nello sforzo di avvicinamento e di contatto, operato tra i due mondi molto distanti dell'Alto e del Basso.


Una scalinata simile al quella del "pulpito del re" si trova nella zona di Piacenza 


Da visitare anche il gruppo Facebook: ALTARI MEGALITICI

Ringraziamo il dott. Alberto Scudero, vice direttore nazionale dei Gruppi Archeologici d'Italia, che gentilmente ci ha messo a disposizione una sua relazione dalla quale abbiamo estratto quanto sopra riportato. Le ricerche sul pulpito e su altri complessi megalitici dell'area mediterranea sono in corso. Il dott. Scudero e i suoi collaboratori ne sono gli appassionati protagonisti.




 

domenica 1 dicembre 2013

IL CORAGGIO DI ESSERE PROTAGONISTI E LIBERI

“Non siate spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei, non lasciatevi rubare l’entusiasmo”. Così, ieri pomeriggio, il Papa agli universitari degli atenei romani durante i primi vespri della prima domenica di Avvento. 
Dal Pontefice l’esortazione a non lasciarsi condizionare dall'opinione dominante e ad andare controcorrente rimanendo fedeli ai principi etici e religiosi cristiani. Un forte appello a “non guardare la vita dal balcone”, ma a “stare lì dove ci sono le sfide del mondo contemporaneo perché “non vive chi non risponde alle sfide” inerenti i temi della vita, dello sviluppo, della lotta per la dignità delle persone, contro la povertà e a favore dei valori cristiani. 
Il Papa lo rivolge ai giovani universitari chiedendo loro di andare controcorrente, oltre l’ordinario, non rassegnarsi alla monotonia del vivere quotidiano, coltivare progetti di ampio respiro, non lasciarsi imprigionare dal pensiero debole e dal pensiero uniforme:
"Se non vi lascerete condizionare dall'opinione dominante, ma rimarrete fedeli ai principi etici e religiosi cristiani, troverete il coraggio di andare anche contro-corrente"…..

Leggi:  Omelia di Papa Francesco  ai giovani universitari- 30 nov 2013

venerdì 29 novembre 2013

GIOVANI ED ANZIANI, UNA RICCHEZZA PER IL FUTURO

“ ……. Un secondo pensiero è rivolto ai giovani e agli anziani: il riconoscimento delle differenze valorizza le persone, a differenza dell’omologazione, che è il rischio di scartarle perché non sono in grado di cogliere il significato. Oggi, i giovani e i vecchi vengono considerati scarti perché non rispondono alle logiche produttive in una visione funzionalista della società, non rispondono ad alcun criterio utile di investimento. Si dice sono “passivi”, non producono, nell’economia del mercato non sono soggetti di produzione. Non dobbiamo dimenticare, però, che i giovani ed i vecchi portano ciascuno una loro grande ricchezza: ambedue sono il futuro di un popolo …… “ 

lunedì 25 novembre 2013

EVANGELII GAUDIUM ... sulla strada del Vangelo


Tutti fuori. 

In un vitale dinamismo di "uscita"

Fuori, sulle strade aperte della via pulchritudinis, la via del Vangelo. Perché solo uscendo si può rimanere fedeli a Cristo e alla natura propria della Chiesa. 
È la sollecitudine di un padre quella che definisce l’Evangelii gaudium, la prima esortazione apostolica di Francesco, che invita «a uno stato permanente di missione» e nasce dal «generoso», «improrogabile» bisogno di «rinnovamento», per «avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno» 

                                                                                               Leggi: EVANGELII GAUDIUM

SEBY IRACI, IL NUOVO RESPONSABILE SPECIALIZZAZIONI DI MARINEO

A Spettine, nel corso dell’annuale convegno nazionale dei Capi e dei Master del Settore Specializzazioni dell’AGESCI, tenutosi il 23-24 novembre, è avvenuto il cambio di consegne tra i responsabili del Settore di varie Basi Scout (Bracciano, Colico, Costigiola e Marineo) ove operano le Specializzazioni. Al Convegno hanno partecipato 25 capi, master e tecnici della Base Massariotta-Marineo.
Seby Iraci è stato chiamato a sostituire Giovanni Perrone (che ha ricoperto l’incarico nazionale per 40 anni). Seby è capo ad Augusta, dal 1990 ha partecipato ai campi di specializzazione, prima come allievo, poi come rover, come aiuto capo e capo campo.
All'incontro hanno preso parte gli Incaricati nazionali al coordinamento metodologico,  e alle Branche E-G ed R-S, il responsabile della Route. Oltre a fare il punto sulla situazione dei campi del Settore (  campi nelle 12 Basi nazionali), si è riflettuto sul tema della Route nazionale R-S, ci si è confrontati con “testimoni di coraggio” e si sono progettati i laboratori che il Settore terrà alla Route nonché sulle grandi costruzioni (portale, altare, issa ….) che saranno realizzate dal Settore e coordinate dalla Base di Spettine. Anche i master di pionieristica di Marineo daranno il loro contributo.


mercoledì 20 novembre 2013

Giovani oltre gli stereotipi. Sono studiosi e impegnati

Giovani oltre gli stereotipi.  Sono studiosi e impegnati

Presentato il Rapporto 2013 di Istituto Toniolo e Fondazione Cariplo.
I ragazzi dichiarano di avere molta fiducia nella famiglia e nella scuola. Non sono schizzinosi: il 47% si adatta a impieghi pagati poco e il 46,5% svolge attività non coerenti con il titolo di studio. Il 48% è pronto ad andare all’estero per un’occupazione.
Hanno valori forti e sognano un Paese capace di aiutarli. E, invece, si trovano con istituzioni in cui nutrono scarsa fiducia: partiti e Parlamento sono bocciati senza appello, mentre si salvano l’Unione Europea e il Presidente della Repubblica Nonostante tutto, più della metà vuole una famiglia con almeno due figli. Un grande segno di speranza
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I giovani che non ti aspetti. Altro che bamboccioni, “choosy” (schizzinosi) e poco impegnati. Il “ritratto del giovane italiano”, che emerge dal Rapporto, curato da Ipsos per Istituto Toniolo e Fondazione Cariplo, presentato ieri alle Gallerie d’Italia di Milano, è di tutt’altro tenore e mostra una generazione (quella dei cosiddetti “millennials”, diventati maggiorenni do­po il 2000), che ha voglia di prendere in mano la propria vita, di costruire da sé il proprio futuro, ma si scontra con un sistema Paese incapace di offrire vere opportunità e so­stenere chi vuole mettersi in gioco.
Il lavoro  
Anche se l’80% dei giovani intervistati si dichiara «complessivamente soddisfatto» del proprio lavoro, leggendo tra le righe dell’indagine si scopre una realtà molto più articolata e, per certi versi, preoccupante, soprattutto sul versante della qualità del lavoro stesso. Il 47% del campione dichiara, infatti, una «bassa soddisfazione» del livello salariale raggiunto, anche se è costretto ad adeguarsi, mentre il 46,5% svolge un lavoro non coerente con il percorso di studio seguito. A dimostrazione di un grande spirito di adattamento, il 48% dei giovani italiani si dichiara pronto ad andare all’estero per migliorare le proprie opportunità di lavoro. Ma anche allontanarsi dalla famiglia di origine, persino espatriare non è garanzia di successo. Il 65,3% dei maschi e il 61,8% delle ragazze che ci hanno provato, dopo un periodo di autonomia lontano da casa, sono tornati a bussare alla porta dei genitori perché costretti a rientrare. In questo la crisi economica ha giocato un ruolo importante, dato che il 46,7% di chi oggi è senza lavoro, l’ha perso alla scadenza del contratto che non è più stato rinnovato.
La famiglia
Tra le certezze della vita, gli intervistati al primo posto mettono, ancora una volta, la famiglia. E questo vale sia per il nucleo di origine, sia (e a maggior ragione) per la famiglia che desiderano formare. Per il 76,5% la famiglia «tiene» e per l’84% l’esperienza familiare è stata di aiuto nel coltivare le proprie passioni e nell’affermarsi nella vita. L’87,8% trova nella famiglia di origine un sostegno nel perseguire i propri obiettivi. Forti di un’esperienza positiva, per la gran parte degli intervistati, i giovani desiderano allora formarsi una fa­miglia propria e la sognano numerosa. Il 57,9% delle ragazze e il 53,3% dei ragazzi vuole mettere al mondo almeno due figli e solo una minoranza (il 5,5 % delle donne e il 9,3% degli uomini) pensa di non averne.
Le istituzioni
Bocciate senza appello. I giovani intervistati per il Rapporto 2013 non hanno certo risparmiato critiche alle istituzioni, verso cui non nutrono grande fiducia. Anzi, scorrendo i giudizi espressi si può appunto parlare, come fanno i ricercatori, di «solenne bocciatura».
All’ultimo posto si trovano i partiti politici, che hanno ricevuto la sufficienza (voto maggiore o uguale a 6) appena dal 9,2% del campione.
Non va molto meglio al governo, sufficiente per il 17%, mentre i sindacati sono riusciti a strappare un 6 al 29% degli intervistati. In cima alla graduatoria troviamo l’Unione Europea, promossa dal 41,8% dei giovani italiani, seguita dal Presidente della Repubblica (37,9%).  Molta fiducia è riversata sulla scuola (promossa dal 56,8%) e sulle forze dell’ordine (56,2%). Un discorso a parte merita la Chiesa cattolica, che ha ricevuto la sufficienza dal 53,2% dei giovani. Le interviste, però, sono state effettuate prima dell’elezione di papa Francesco.
Paolo Ferrario

IL PRIMO RITRATTO DEI “MILLENNIALS”
Il Rapporto giovani, promosso dall’Istituto Toniolo e dalla Fondazione Cariplo, è stato realizzato dal centro ricerche Ipsos su un campione di 9mila persone tra i 18 e i 29 anni, che sarà seguito per cinque anni. «L’impostazione della ricerca – spiega il demografo dell’Università Cattolica, Alessandro Rosina, tra i curatori dell’indagine – consente un esame approfondito di importanti passaggi biografici degli intervistati, come la conclusione del percorso formativo, l’entrata nel mondo del lavoro, l’abbandono della famiglia di origine o la nascita del primo figlio». I temi dell’indagine, in una dimensione generale, riguardano i valori, le aspettative, i progetti e le scelte di vita dei giovani, la loro percezione della Chiesa, la fiducia nelle istituzioni, il loro ruolo nella società civile e il rapporto tra le generazioni. Nello specifico, i giovani sono intervistati su grandi temi: la scuola, il lavoro, le nuove tecnologie e i nuovi linguaggi, lo sviluppo sostenibile, la partecipazione e l’impegno sociale.
«Scopo fondamentale del Rapporto – prosegue Rosina – è comporre il più approfondito e articolato ritratto della generazione dei millennials, cioè di coloro che hanno raggiunto i 18 anni nel nuovo millennio, una fascia di popolazione cruciale per comprendere l’evoluzione della società italiana nel breve­medio


Avvenire, 19.11.2013. pag. 5

domenica 3 novembre 2013

TORE AGOSTINI E' TORNATO ALLA CASA DEL PADRE

TORE  è TORNATO ALLA
 CASA DEL PADRE

Sin dal primo anno collaborò attivamente alla conduzione dei campi nazionali di specializzazione e alla costruzione della Massariotta.

Salvatore Agostini è tornato alla Casa del Padre. Ho avuto la fortuna di conoscerlo ancora ragazzo e di accompagnarlo nei suoi primi anni di scout nel Reparto di Marineo.  La lealtà, la fedeltà agli impegni assunti, la  passione e la testardaggine nel fare bene ogni cosa, la competenza, l’attenzione ai problemi sociali, l’amicizia, la generosità lo hanno caratterizzato sin dai primi passi nello Scautismo. Ricordo il suo forte  impegno  scout e sociale nel Clan cittadino di Palermo, la sua attiva ed instancabile partecipazione ai campi di lavoro nei primi anni della Base scout della Massariotta, annoverandosi tra i primi costruttori della Base. Proprio 40 anni fa, partecipò, come esperto di hebertismo, ai primi campi nazionali di specializzazione svoltisi a Marineo. La sua generosa collaborazione proseguì negli anni successivi.
 Era consapevole del male che lo stava consumando e molto dispiaciuto dall'essere di peso ai suoi familiari.
Esprimiamo alla moglie Patrizia e ai suoi familiari il nostro cordoglio e accompagniamo Tore con la nostra preghiera nel suo cammino sui sentieri del Cielo.
Grazie, Tore, per la tua sincera e perenne amicizia, per la grande collaborazione che hai dato e per il tuo generoso impegno nell’associazione e nella vita.
                                                                                                                                         Giovanni Perrone

Nelle foto: 1964 - Campo regionale esploratori (Tore, il primo a sinistra in piedi)
1973 - Primo campo nazionale di  specializzazione (Tore, il primo a sinistra nella fila in basso)
                                                                                                              
FORZA E GENEROSITA’, I TRATTI DEL SUO CARATTERE
Nel  luglio del 1970 vivevo l’esperienza del mio secondo campo scout. Eravamo a Munciarrati  -tra Collesano e Isnello -  e il campo stava prendendo forma.  Mentre le squadriglie montavano le tende, lo staff predisponeva i servizi generali. Nello spiazzo principale, sotto il sole cocente, un giovane aiuto capo con indosso una logora tuta rossa da lottatore  greco romano, sudava copiosamente per scavare i fossi in cui sarebbero stati piantati i pali dell’issabandiera. Nei suoi gesti c’era una forza e una determinazione che fecero scattare in me un desiderio di emulazione. Si sapeva nel gruppo che era stato esploratore scelto e che aveva partecipato al Jamboree del 1967 in Idaho e per molti di noi tutto ciò era una sorta di mito. Ecco, pensai, da grande mi piacerebbe diventare così. Lo conobbi meglio nei giorni successivi e mi resi conto che dietro quell’energia c’erano tanta voglia di vivere e di realizzare qualcosa per gli altri. Forza e generosità erano i tratti del suo carattere e descrivevano quell’idea di scout che mi è sempre rimasta nel cuore e che, anche grazie alla sua testimonianza,  cerco ancora oggi  di realizzare. Nel settembre del 1973 fu proprio lui a parlarmi della repressione in Cile e dell’uccisione di Allende. Passeggiavamo lungo i binari della stazione di Enna in occasione di un’Assemblea di quella che ancora era l’ ASCI e che presto sarebbe diventata la tumultuosa Agesci degli anni 70. Fu l’ iniziazione alla  consapevolezza politica cui Tore era già pervenuto in quegli anni difficili  del post concilio anche attraverso l’adesione a Cristiani per il Socialismo e alla rivista COM NUOVI TEMPI, intorno a Padre Nino Fasullo.
Negli anni successivi, quando le età consentirono un’amicizia più paritaria rimasi in contatto con Tore apprezzandone direttamente anche la professionalità. Ora se ne è andato. Troverà Daniele, Ciccio e tanti altri che lo hanno preceduto e da lassù continuerà a sorriderci con un pizzico di ironia. Ciao Tore,  che i sentieri del cielo siano lievi sotto i tuoi scarponi.
                                                                                                                  Loris Sanlorenzo – Palermo 15°


UN CAVALIERE ERRANTE
Quando un compagno di strada ci lascia la mente comincia ad affollarsi di immagini, impressioni, frasi legate alla sua persona. Certamente molti lo ricorderanno per il suo impegno tra gli scout, nei campi di lavoro alla Massariotta e nei campi di specializzazione.
Io voglio ricordare Tore come una persona che ha mantenuto uno stile al di là delle convinzioni personali che negli anni ha maturato.  Il suo stile era quello di un cavaliere errante.
Se aveva un’idea, una convinzione, un progetto, era disposto a metterci tutte le sue energie per convincersi e convincere altri della loro bontà ed era pronto a lavorare sodo, a percorrere lunghi viaggi alla ricerca della dimostrazione del valore dell’impresa. A questa ricerca si dedicava senza risparmiare il suo tempo e le sue energie. Se le sue convinzioni cambiavano, lo diceva con trasparenza e le sue scelte pratiche erano coerenti. Del cavaliere errante aveva la concezione un po’ disincantata, sognante, della vita e la fiducia nell’impresa.
Ho visto questo comportamento nei dibattiti tra rover nel clan cittadino di Palermo nei primi anni ’70 e l’ho rivisto, intatto, nell’uomo maturo impegnato nella sua professione.
Nel vendere case Tore metteva, come un tempo, lo stesso sforzo di guardare un “affare” con obiettività, lo sforzo di scoprire il lato interessante di una proposta che andava fatta con trasparenza e senza voler forzare sugli aspetti commerciali a scapito di quelli che riguardavano la soddisfazione del cliente, l’utilità condivisa.

                                                                                                                                      Antonio Tagliavia

IMPEGNO, TENACIA, LABORIOSITA', LEALTA'
Salvatore Agostini Agente immobiliare, è stato tra i fondatori della base scout "Massariotta" di Marineo Nell' infuocata estate del 1973 Salvatore Agostini era in prima fila nel bosco della Ficuzza, in contrada Massariotta, per allestire il primo campo scout siciliano, assieme ai "rover" del Reparto di Marineo. Agostini, per tutti "Tore", si faceva notare per l' impegno, la tenacia, la generosità, la lealtà, la passione e la voglia di fare bene ogni cosa. Inconfondibile la tuta rossa da lottatore di grecoromana con cui si muoveva freneticamente da un punto all' altro del campo. C' era da allestire il campo di hebertismo e lui mise su una squadra di giovani esploratori per costruire gli attrezzi della prima palestra siciliana all' aria aperta dedicata a quell' attività. Nella vita di tutti i giorni Agostini era agente immobiliare, ma per tutti era l' infaticabile scout circondato dall' aura del mito: nel 1967 era stato al "Jamboree", nell' Idaho, per il raduno mondiale degli scout. Se n' è andato il 3 novembre, a 62 anni.
                                                                                                                   Mario Pintagro

venerdì 1 novembre 2013

GRATITUDINE - OGNISSANTI

Alzatevi la mattina e ringraziate la Vita per ciò che avete, e se non avete nulla
ringraziate per il fatto di non avere nulla,
perché, evidentemente, il motivo per cui non avete nulle
è che usereste male le cose,
per cui è un bene che non abbiate nulla
finché non siete pronti interiormente.
La Gratitudine è un pilastro del lavoro su di 
Oltre alla Gratitudine c’è la Fede,
 ossia la capacità di sentire che qualunque cosa vi riservi la vita
è sempre la cosa migliore per il vostro cammino evolutivo.
Questa è Fede e la Fede dà sicurezza …
che è un’altra importante emozione superiore.
Una persona che prova Gratitudine, ha Fede e sente Sicurezza dentro di sè diventa invulnerabile, inarrestabile, un punto di Luce, un faro per chi la circonda.
Abituatevi a provare Gratitudine fino alle lacrime

e la vostra vita verrà capovolta nel giro di pochi mesi.
                                                                                                  Salvatore Brizzi

Buon onomastico a tutti per la festa di Tutti i Santi

giovedì 24 ottobre 2013

GIOVANI NON NEGOZIABILI

Gli archeologi documentano che dai Sumeri a oggi ogni generazione che si sussegue all’altra, una volta raggiunta la maturità, ha finito per dipingere quella successiva come “perduta”. Non sorprende dunque che, fuori e dentro la chiesa cattolica, questa immagine sia tornata ad imporsi. Non sorprende, ma ha i suoi costi. Di “generazione perduta” ha parlato a suo tempo il presidente Monti alludendo alla sua irrecuperabilità dal punto di vista materiale.
 E, restando alla Chiesa, l’idea di giovani sbandati dal punto di vista spirituale e morale è andata sempre più imponendosi dietro le quinte, anche se mascherata dall’immagine “ufficiale”, dei grandi raduni di massa e delle interviste televisive, in cui non si può non dire: “vedete che i giovani sono con noi?” Dietro il sipario però l’immagine che è diventata prevalente è pessimistica e può essere così riassunta. I giovani si sono allontanati dalla Chiesa, ciò vuol dire che si sono allontanati da Dio, anzi si sono allontanati dalla Chiesa perché si sono allontanati da Dio.

 Per quali ragioni si sono allontanati da Dio? Perché hanno perso le antenne della fede: sono diventati increduli e indifferenti. Conseguenze di tutto questo (e anche conferma della diagnosi infausta) sono lo stato di deriva morale in cui versano, il relativismo e il nichilismo di cui soffrono. Si tratta di una lettura ecclesiocentrica, a ben guardare nient’altro che il riemergere del vecchio motto patristico extra ecclesia nulla salus, a suo tempo messo in ombra dal Concilio. Le connessioni proposte sono in verità errate, la diagnosi è per lo più infondata. Anche perché, c’è qualcuno in Italia che scriva di giovani in modo documentato e non impressionistico? E dunque, come dai tempi dei Sumeri, siamo invitati a ragionare su quello che i giovani sembrano (a chi giovane non è più), non su quello che sono o possono essere....

lunedì 7 ottobre 2013

LA TRAGEDIA DI LAMPEDUSA SCUOTE LE NOSTRE COSCIENZE

Dopo la tragedia di migranti verificatasi a Lampedusa il 3 ottobre, i Responsabili, l'AE ed il Comitato regionali hanno diffuso un messaggio per tutti i capi siciliani. Ecco il testo.

Carissimi
La tragedia verificatasi a Lampedusa giovedì scorso, con l’ennesima strage di bambini, donne e uomini in fuga da guerre e povertà, scuote profondamente le nostre coscienze di cristiani, cittadini, scout.

Desideriamo, innanzitutto, rivolgere il nostro ringraziamento a quanti si sono spesi per soccorrere i naufraghi, a quanti si stanno impegnando per recuperare i corpi di coloro che non sono sopravvissuti, a tutti quelli che, con la generosità di sempre, si stanno prendendo cura di questi nostri fratelli.   
Eventi così drammatici scuotono profondamente le nostre coscienze e lasciano affiorare, oltre la pietà, sentimenti contrastanti quali sgomento, impotenza, rabbia. In questi momenti, infatti, non ci basta essere consapevoli della complessità delle questioni legate ai flussi migratori, dei legami che queste hanno con le politiche di sviluppo e cooperazione internazionale, con l’instabilità politica e lo sfruttamento dei paesi dell’area del Mediterraneo. In momenti come questi il nostro essere scout ci spinge a chiederci il perché delle cose ma anche e soprattutto ad interrogarci su quello che noi possiamo fare, adesso, per rendere davvero il mondo “un po’ migliore di come l’abbiamo trovato”.
Ci guida il nostro Patto Associativo che ci sollecita alla partecipazione attiva, per la costruzione del bene comune, nella duplice veste di cittadini e di educatori con il metodo scout. Rinnoviamo, pertanto, il nostro impegno a “spenderci particolarmente là dove esistono situazioni di marginalità e di sfruttamento, che non rispettano la dignità della persona” facendoci promotori di modelli di cooperazione che siano centrati sulla condivisione e la collaborazione, sostenendo le politiche che, invece di inneggiare all’egoismo ed alla criminalizzazione dei migranti, tengono in considerazione la vita umana più che il profitto.
Nell’anno in cui proporremo ai nostri giovani di incamminarci su “strade di coraggio”, consapevoli della responsabilità che deriva dal nostro ruolo di educatori, impegniamoci ancora una volta a testimoniare nel quotidiano i valori dell’accoglienza, della solidarietà, dell’impegno politico e del servizio verso il prossimo che caratterizzano il nostro metodo. 
Si tratta certamente di una proposta impegnativa e, talvolta, controcorrente! 
Rimaniamo, tuttavia, convinti che sia la via per costruire un futuro migliore.  

                               I Responsabili e l'Assistente ecclesiastico dell'AGESCI di Sicilia


giovedì 19 settembre 2013

IN CAMMINO DA 40 ANNI


LA MASSARIOTTA, DA QUARANT’ANNI AL SERVIZIO DELL’EDUCAZIONE

Quarant’anni fa, nel 1973, iniziavano le prime attività presso il centro scout della Massariotta, una “Base” (come usano chiamarla gli scout) a pochi chilometri da Marineo e Godrano, posta ai margini del bosco del Cappelliero. Gli scouts marinesi, avendo partecipato nell’estate del 1972 ad un campo nazionale di specializzazione presso la Base scout emiliana di Spettine, sollecitarono l’acquisto, da parte dell’Associazione degli Scout Cattolici Italiani (allora ASCI, oggi AGESCI),  di un ettaro di terreno in Contrada falde del Bosco, ove erano soliti svolgere attività. Fu una  felice scelta che ha dato la possibilità a migliaia di ragazzi, non solo siciliani, di vivere intense ed entusiasmanti avventure educative, nonché di far apprezzare il bosco di Ficuzza e i vari centri abitati della zona, i quali ne hanno avuto un vantaggio culturale ed economico.
 Sin dall’inizio la Massariotta si caratterizzò come “Base nazionale del Settore Specializzazioni Scout”, quel settore che cura principalmente la formazione di adolescenti tramite l’uso delle tecniche tipiche dello Scautismo.  Essa fu la seconda in Italia, dopo quella piacentina, con la quale continua ancor oggi a tenere stretti legami. Tra Piacenza e Marineo iniziò subito una comune progettualità: un fecondo scambio di capi e di esperti nelle varie tecniche pose le fondamenta  del Settore Nazionale Specializzazioni, un Settore che ora conta numerose basi scout situati in varie parti d’Italia. Quello stesso anno la Massariotta ospitò tre campi, tra i quali uno di educazione ambientale. Vi parteciparono un centinaio di scout provenienti, oltre che dalla Sicilia, dalla Puglia, dalla Campania, dal Lazio, dalla Calabria.

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