giovedì 25 dicembre 2014

LO STUPORE DEL NATALE

"TUTTI SI STUPIRONO DELLE COSE CHE DICEVANO I PASTORI  " (Lc. 2,18)
In quasi tutti i laboratori concettuali emerge prepotente la tendenza a recuperare qualcosa del nostro passato, a ridare proponibilità a tutto ciò che ieri era stato messo ai margini dall'inesorabile legge della convenienza economica. Si recuperano così prodotti tipici, si organizzano le sagre più varie e, purtroppo impiegando quasi sempre pubblico denaro, si finanziano campagne altisonanti riuscendo a coprire di tipicità prodotti che di peculiare hanno valenze molto modeste.
Da questa grande operazione di recupero resta fuori ciò che non entra nelle varie griglie che, in ultima analisi, vanno a definire la ricchezza di un Paese: resta fuori l’uomo, con la sua spiritualità, con la sua necessità di sognare, con il suo ineludibile bisogno di tenerezza e di amore, bisogno umano che, molto spesso, non viene messo al giusto posto nemmeno all’interno di importanti momenti aggregativi quali le feste familiari, le ricorrenze religiose, le giornate celebrative dedicate alla donna, al papà, ai nonni.
Inoltre, l’attrezzata strategia commerciale invade tutti questi contesti, rompendo gli argini della giusta misura.
Lo stupore, questa incalcolabile risorsa spirituale, questa fresca sorgente di intima gioia, questo crogiolo di puri sentimenti, rientra invece tra quel materiale di scarto che Papa Francesco ci invita a recuperare. Lo stupore dei bambini e dei vecchi, dei poveri e dei ricchi, dei semplici e dei sapienti, lo stupore di ogni cuore non indurito irreversibilmente ha difficoltà a trovare idonea collocazione e libera espressione.
Stupore e Natale: un binomio da recuperare, antidoto da mettere urgentemente in circolo, oggi più che mai! Lo stesso stupore che Francesco d’Assisi riuscì a vivere nella sua interezza proponendo la realizzazione del primo presepe vivente della storia. Oggi, maldestramente, ci si affatica ad associare presepi viventi e percorsi alimentari più o meno tipici, dove il profumo della mangiatoia risulta miseramente sconfitto da fragranze molto più profane.
Lo stupore è momento esistenziale di smarrimento, di sbigottimento, di percezione di qualcosa dinanzi alla quale la ragione rimane dolcemente disorientata; è momento di ascolto, momento che può azzerare tante certezze e mettere in discussione la supposta bontà di scelte che sembravano inattaccabili criticamente.
Dinanzi alla ricchezza del Vangelo, confrontandoci con le “parole di vita eterna” che da esso stupendamente scaturiscono, non possiamo non essere vinti dallo stupore e dal conseguente desiderio di soffermarci in contemplazione. Lo stupore dei pastori raggiunti da una notizia sconvolgente, lo stupore delle donne dinanzi al sepolcro vuoto, lo stupore di Tommaso dinanzi a Gesù Risorto, lo stupore dei ricercatori scientifici quando riescono a conquistare una “porziuncola di eternità”, lo stupore dei genitori dei nonni degli appassionati insegnanti quando sono testimoni felici di novità mai catalogate.
Questo stesso stupore il Papa e la Chiesa tutta propongono a tutti i lontani, ai non credenti, a quanti vivono nell’incerto crinale del dubbio. Per questi lo stupore diventerà vuoto da riempire, pausa esistenziale che attende una possibile sollecitazione al suo superamento, momento di smarrimento di convinzioni incerte alla ricerca di approdi logici.
Il Natale, oggi seppellito sotto una valanga irrazionale di regali, è senz’altro da recuperare, è da rivitalizzare dando ampio spazio allo stupore, alla contemplazione, alla riflessione, al silenzio interiore: abbiamo tutti bisogno di soffermarci per capire, per scegliere, per ponderare ogni nostra scelta. Al centro del Natale c’è un Dio che si fa uomo, un Dio che ci raggiunge per camminare accanto a noi, per condividere la nostra umanità, per insegnarci come costruire un futuro migliore.


                                                                                                                    Nicola  Sajeva

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