venerdì 22 febbraio 2013

UN VOTO CHE ABBIA VALORE PER COSTRUIRE UN FUTURO MIGLIORE

VOTARE ?!  APPELLO DELL'AGESCI
 
In vista della prossima scadenza elettorale, intendiamo rivolgere un appello a tutti gli associati rover, scolte, capi e adulti, chiamati fra qualche giorno a esprimere responsabilmente un voto secondo coscienza. Viviamo in un tempo di grandi cambiamenti, il mondo occidentale e l’Europa in particolare sta attraversando una crisi dell’economia che interpella fortemente la politica, ecco perché il nostro voto è importante e sarà determinante per il futuro del nostro Paese. Noi, educatori scout dell’Agesci, impegnati da diversi decenni nella formazione integrale delle giovani generazioni di questo Paese, ci sentiamo chiamati ad adoperarci per il cambiamento della politica e dell'economia. Sentiamo di doverlo fare perché dobbiamo essere educatori credibili che parlano anzitutto con il loro esempio. Sentiamo di dover testimoniare che una politica buona e diversa ed un'economia buona e diversa sono possibili e che per esse è bene agire. La politica buona è quella vissuta con spirito di servizio, fondata sulla gratuità, sull’onestà personale, sull’onore posto nel meritare fiducia, sulla ricerca costante del bene comune e quindi sulla capacità e sul coraggio di proporre scelte di equità anche rivoluzionarie, anche difficili, specie per chi possiede di più. Una politica buona è fondata, oltre che su contenuti e programmi di qualità, anche sul limite etico ed estetico che pone un freno alla violenza del linguaggio, all’abbrutimento delle parole, all’aggressione finalizzata all’affermazione di sé e delle proprie idee. Un'economia buona è fondata sul lavoro e non sulla finanza per la finanza, sui principi della trasparenza e della responsabilità, è orientata a favorire uno sviluppo diffuso ed equilibrato, è governata da regole eque e chiare, è promossa per il miglioramento reale delle condizioni di vita della collettività e non per il miraggio di un arricchimento facile ed immediato per il singolo. Un’economia buona è fondata su un limite sociale, ambientale ed economico all'avidità e all’accumulo sfrenato di patrimoni. Tutto questo, che abbiamo già avuto modo di affermare nel documento firmato dal Consiglio nazionale nell’ottobre 2011, vogliamo richiamarlo oggi, ricordando che il nostro motto, Estote Parati, è un impegno personale, diretto, responsabile, disinteressato e coerente per un miglioramento effettivo delle condizioni di tutti e di ciascuno. Per la possibilità di abitare spazi di democrazia, promuovere luoghi di confronto, offrire le proprie capacità e disponibilità a favore della collettività. Dobbiamo essere pronti a fronteggiare le avversità inedite di questo tempo con animo saldo e con spirito solidale; a percorrere nuove strade perché sia restituito un futuro umano e professionale ai giovani, in Italia e altrove; a ricercare, proporre o appoggiare soluzioni politiche, sociali ed economiche basate sulla solidarietà, sulle pari opportunità, che possono essere un grande investimento in termini valoriali ed anche economici. Per tutto questo siamo pronti: 
 - a votare responsabilmente e secondo coscienza;

- a non accettare compromessi in cambio della nostra libertà;

- a stimolare e spronare costantemente i rappresentanti eletti al Parlamento all’attuazione del programma presentato agli elettori.

Nello spirito di questo impegno, assunto collettivamente, auguriamo a tutti voi buon voto.
Rosanna Birollo – Capo Guida Giuseppe Finocchietti – Capo Scout
Marilina Laforgia e Matteo Spanò – Presidenti del Comitato nazionale

CARI SCOUTS .... Giornata del ricordo

L'ultimo messaggio di B.P.
agli esploratori


Cari Scouts,
Se avete visto la commedia Peter Pan vi ricorderete che il capo dei pirati ripeteva ad ogni occasione il suo ultimo discorso, per paura di non avere il tempo di farlo quando fosse giunto per lui il momento di morire davvero. Succede press'a poco lo stesso anche a me, per quanto non sia ancora sul punto di morte, quel momento verrà, un giorno o l'altro; così desidero mandarvi un ultimo saluto prima che ci separiamo per sempre. Ricordate che sono le ultime parole che udrete da me: meditatele. Io ho trascorso una vita molto felice e desidero che ciascuno di voi abbia una vita altrettanto felice. Credo che il Signore ci abbia messo in questo mondo meraviglioso per essere felici e godere la vita. La felicità non dipende dalle ricchezze né dal successo nella carriera, né dal cedere alle nostre voglie. Un passo verso la felicità lo farete conquistandovi salute e robustezza finché siete ragazzi, per poter essere utili e godere la vita pienamente una volta fatti uomini. Lo studio della natura vi mostrerà di quante cose belle e meravigliose Dio ha riempito il mondo per la vostra felicità. Contentatevi di quello che avete e cercate di trarne tutto il profitto che potete. Guardate al lato bello delle cose e non al lato brutto. Ma il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri, cercate di lasciare questo mondo un po' migliore di quanto non l'avete trovato e, quando suonerà la vostra ora di morire , potrete morire felici nella coscienza di non aver sprecato il vostro tempo, ma di avere fatto del vostro meglio. << Siate preparati >> così, a vivere felici e a morire felici. Mantenete la vostra Promessa di Scouts, anche quando non sarete più ragazzi, e Dio vi aiuti in questo.
Il vostro amico.
Baden Powell of Gilwell

venerdì 15 febbraio 2013

L'ALTRO COME VALORE


Un bisogno di autentico amore
I rapporti umani si basano sull'impegno personale e sulla scoperta del valore dell'altro
                                                                                                                         
                                            di Carlo Climati *
ROMA, 15 Febbraio 2013 (Zenit.org) -

 Che cos’è l’amore per le nuove generazioni? Negli ultimi anni, purtroppo, i giovani sono bersagliati da un certo tipo di non-cultura che tende a ridurre questo stupendo sentimento ad una dimensione egoistica, superficiale, priva di senso.
           Per accorgersene, basta accendere la televisione e dare un’occhiata a certi programmi in cui l’amore viene privato del suo significato più profondo. Si elimina qualunque accenno al futuro, allo sforzo, all’impegno, alla progettualità.
               Non a caso, in alcuni telefilm vengono proposti modelli di vita assolutamente distorti: i soliti studenti del college che bruciano un rapporto dietro l’altro, senza mai unirsi stabilmente.
      Certi personaggi non amano. Non si impegnano mai. Preferiscono collezionare “storie”, “episodi”, “parentesi” momentanee.
        Le conseguenze di simili spettacoli sono disastrose. Il messaggio che viene trasmesso al giovane telespettatore, di fatto, è questo: “Se vuoi essere qualcuno, devi assomigliare al protagonista del telefilm. Alla tua età non hai ancora fatto sesso? Che cosa aspetti?”
             “Fare sesso” è un’espressione vuota e spoetizzante, che oggi va molto di moda. Ma ce ne sono tante altre. La più ingannevole, senza dubbio, è “il sesso sicuro”. È nata in seguito alla diffusione dell’Aids e racchiude un messaggio davvero fuorviante: “Vuoi continuare a vivere senza alcun impegno? Va benissimo! Però non dimenticare la protezione del profilattico!”.
         È davvero questa la strada giusta da seguire? Si può rispondere alla domanda con un esempio. La cintura di sicurezza ed il casco sono sicuramente strumenti utili, che possono contribuire a limitare i danni in caso di incidenti stradali. Ma non possono rappresentare una completa soluzione al problema. La vera soluzione sta nella prudenza e nella correttezza di chi guida l’automobile o la moto, rispettando i limiti di velocità e le regole del codice.
           Lo stesso discorso vale per i rapporti umani. L’unica, vera maniera per combattere l’Aids è quella di promuovere un’autentica cultura dell’amore, anche a costo di pronunciare parole che oggi sembrano suscitare scandalo, come “verginità”, “purezza” e “castità”.
          Oggi, purtroppo, sembra prevalere una mentalità superficiale, figlia della non-cultura del non-impegno, tipica dei nostri tempi.
Il più grande male è la fuga da ogni sforzo, la voglia di non assumersi responsabilità. Se arriva un figlio indesiderato, si può eliminare con l’aborto. Se un rapporto diventa troppo impegnativo, si può scappare via e tuffarsi nei rapporti “usa e getta”.
        Di conseguenza l’amore tra due persone non è più un bellissimo dono, ma uno squallidissimo prestito. Si riduce ad un misero contratto a tempo determinato, dal quale scappare quando si presentano i primi sforzi da affrontare. Non a caso, negli ultimi anni, si è parlato di introdurre i “divorzi-lampo”, per accelerare la fuga dal matrimonio.
       Alla base di certe distorsioni mentali c’è un problema più profondo: l’assenza di un’autentica cultura di considerazione del valore dell’altro. La sfida controcorrente da proporre ai giovani è quella suggerita da Gesù: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. È da qui che bisogna ripartire.

* Carlo Climati, giornalista e scrittore, esperto in problematiche giovanili. Una sua recente opera: "IL POPOLO DELLA NOTTE!"
  Vedi: CARLO CLIMATI

sabato 9 febbraio 2013

MASSARIOTTA. 30 ANNI DI EXPLO'



40 anni alla Massariotta e 30 di Campo Explò
Daniele Campolo *

40 anni … tempo di memoria e di ricordi: sembra solo ieri che, in perfetta uniforme, con uno zaino pesantissimo (per paura di dimenticare le cose essenziali) e le prime scarpe da trekking, acquistate per l’occasione,  salutavo i miei genitori dalla nave, che mi avrebbe portato al di là dello Stretto!
Che magnifica avventura!!! A partire dal viaggio in treno, con i tempi estenuanti della linea ferroviaria ad unico binario, il caldo, gli odori dell’estate ormai alla fine, i pensieri e le preoccupazioni dell’anno scolastico che di lì a poco sarebbe ricominciato. L’arrivo in pullman a Ficuzza con l’imponenza del palazzo reale e quei due enormi  cipressi dell’Arizona sul lato sinistro del prato di fronte alla Real Casina di Caccia che garantivano un po’ d’ombra e di frescura a tanti ragazzi che, provenienti da tutte le parti d’Italia, si incontravano.
Mentre attendevamo l’inizio del campo, oltre a iniziare a scambiare le prime battute con gli altri esploratori, ricordo una presenza “inquietante”, un giornalista che armato di macchina fotografica non faceva altro che farci domande: era incuriosito dalla nostra uniforme, dalle nostre attrezzature, dalla nostra provenienza, ma ad ogni nostra risposta, non contento, non faceva altro che stimolarci con nuovi “perché?” e alla fine la fatidica domanda “ma perché fate gli scout? Cosa ci trovate? Non era meglio starvene a casa vostra al mare?”. Quanto mi ha messo in crisi quella domanda!? Ancora al pensiero … mi vengono dei piccoli brividi lungo la schiena. Non ho fatto altro che pensarci per tutto il campo, e … anche dopo, una volta tornato a casa, e anche … ora, dopo tanti anni di scoutismo.
Fiiiiiii … un fischio! Inizia il campo! Divisi in squadriglie iniziamo ad addentrarci nel bosco della Ficuzza, sulla vecchia via del treno, e quale emozione quando, di sera, arriviamo stanchi ed affamati al Pulpito del Re, interamente illuminato con candele e padelle romane e ad attenderci addirittura … Re Ferdinando IV di Borbone!
Quante sensazioni e quante esperienze vissute tutte in pochissimi giorni: l’azimut su Rocca di Corvo, dormire in rifugi costruiti con materiali di fortuna, lavarci con i bidoni, perderci nei sentieri con carta e bussola che ancora non sapevamo usare bene, mangiare al buio, addormentarci con il ticchettio notturno dei picchi, e poi … finalmente la base!
Anche questo momento rimarrà per sempre impresso nella mia memoria: raggiungere la base da Piano Rineddi nel bosco del Cappelliere, vederla comparire a poco a poco dall’alto, con i tetti delle strutture ben mimetizzati e vederla animata ed in piena attività (in contemporanea al nostro campo ce ne era un altro fisso alla base), entrare con orgoglio perché noi eravamo “gli esploratori” che avevano sperimentato i ritmi della natura ed avevano vissuto incredibili avventure nel Bosco, ricevere l’affettuoso saluto del Responsabile della base.
Un’esperienza indimenticabile insomma che ha segnato la mia vita non tanto per l’esperienze vissute (comuni a quelle di molti altri) ma per le scelte che da quel campo ho imparato a fare: la scelta di diventare capo nell’associazione prima, e capo del settore specializzazioni poi.
E anche qui le esperienze vissute da educatore si accavallano l’una sull’altra, confondendosi e mescolandosi, come tanti frammenti di un puzzle: la salita su Rocca Busambra con degli allievi che ci hanno fatto mangiare i gomiti fino all’ultimo giorno; la messa itinerante con il rito bizantino ed il fantastico Papa Kola che non faceva altro che prendersela con le multinazionali; le escursioni con gli esperti della Lipu; i bagni negli abbeveratoi per le mucche; le fieste finali con dardi infuocati che non andavano mai dove dovevano andare; i tantissimi esploratori/guide che ancora ci incontrano e si ricordano di noi; i rover sempre pronti a servire e mai stanchi di rendere il campo perfetto fino all’ultimo minuto; i capi, compagni di avventure, diventati amici per la pelle anche se ci si vede solo qualche giorno l’anno.
Per non parlare poi delle relazioni vissute, che anche se non ricordi i volti o i nomi di tutti gli esploratori, ti lasciano dentro la gioia di aver condiviso parte della tua vita con gli altri, di non aver sprecato il tuo tempo, di aver scoperto persone nuove e donato loro qualcosa di te anche la più banale o la meno significativa …
Certo ora qualche risposta in più ce l’ho, per quell’inquietante giornalista, che altri non era (a questo punto ve lo posso svelare …) che il capo campo che cercava di instaurare con noi delle relazioni “fuori dagli schemi scout” proprio perché dietro il progetto di campo non c’era solo l’obiettivo di farci acquisire delle semplici conoscenze tecniche, ma quello di possedere delle competenze che oltre a farci “orientare nel bosco” ci dessero la capacità di “orientarci nella vita”.

Febbraio 2013

*Incaricato regionale EG Calabria

lunedì 4 febbraio 2013

TU SEI BUONO!



"Recentemente mi è stato detto di una tribù africana che ha un'usanza bellissima:
Quando qualcuno commette qualcosa di offensivo e sbagliato, si porta la persona al centro del villaggio, e tutta la tribù viene e lo circonda. Per due giorni ricorderanno all'uomo ogni cosa buona che ha compiuto durante la sua vita.
La tribù è convinta che ogni essere umano viene al mondo come persona buona, con la volontà di vivere di amore, pace e felicità,ma a volte é nella sbagliata ricerca di ciò che le persone commettono errori. La comunità considera questi misfatti come un grido di aiuto.
Rimangono tutti uniti per il bene del loro compagno, per tenerlo su, e dargli il tempo di riconnettersi con la sua vera natura, per ricordargli chi è veramente, fino a che non ricorda pienamente la verità da cui era stato temporaneamente scollegato: "IO SONO BUONO!"




(fonte: Occupy wall street)