martedì 30 dicembre 2014

CANTO PER L'ANNO NUOVO

Camminerò
Con il cuore colmo di vita e di amore camminerò.
Felice seguirò la mia strada.
Felice invocherò le grandi nuvole cariche d'acqua.
Felice invocherò la pioggia che placa la sete.
Felice invocherò i germogli sulle piante.
Felice invocherò polline in abbondanza.
Felice invocherò una coperta di rugiada.
Voglio muovermi nella bellezza e nell'armonia.
La bellezza e l'armonia siano davanti a me.
La bellezza e l'armonia siano dietro di me.
La bellezza e l'armonia siano sotto di me.
La bellezza e l’armonia siano sopra di me.
Che la bellezza e l’armonia siano ovunque,
sul mio cammino.
Nella bellezza e nell'armonia tutto si compie.

Tratto dal canto dei Navaho

FRATERNITÀ', IMPEGNO, AIUTO RECIPROCO, GIOIA DI POTER FARE DEL NOSTRO MEGLIO  SIANO STILE DI OGNI GIORNO, CON L'AIUTO DI DIO

giovedì 25 dicembre 2014

LO STUPORE DEL NATALE

"TUTTI SI STUPIRONO DELLE COSE CHE DICEVANO I PASTORI  " (Lc. 2,18)
In quasi tutti i laboratori concettuali emerge prepotente la tendenza a recuperare qualcosa del nostro passato, a ridare proponibilità a tutto ciò che ieri era stato messo ai margini dall'inesorabile legge della convenienza economica. Si recuperano così prodotti tipici, si organizzano le sagre più varie e, purtroppo impiegando quasi sempre pubblico denaro, si finanziano campagne altisonanti riuscendo a coprire di tipicità prodotti che di peculiare hanno valenze molto modeste.
Da questa grande operazione di recupero resta fuori ciò che non entra nelle varie griglie che, in ultima analisi, vanno a definire la ricchezza di un Paese: resta fuori l’uomo, con la sua spiritualità, con la sua necessità di sognare, con il suo ineludibile bisogno di tenerezza e di amore, bisogno umano che, molto spesso, non viene messo al giusto posto nemmeno all’interno di importanti momenti aggregativi quali le feste familiari, le ricorrenze religiose, le giornate celebrative dedicate alla donna, al papà, ai nonni.
Inoltre, l’attrezzata strategia commerciale invade tutti questi contesti, rompendo gli argini della giusta misura.
Lo stupore, questa incalcolabile risorsa spirituale, questa fresca sorgente di intima gioia, questo crogiolo di puri sentimenti, rientra invece tra quel materiale di scarto che Papa Francesco ci invita a recuperare. Lo stupore dei bambini e dei vecchi, dei poveri e dei ricchi, dei semplici e dei sapienti, lo stupore di ogni cuore non indurito irreversibilmente ha difficoltà a trovare idonea collocazione e libera espressione.
Stupore e Natale: un binomio da recuperare, antidoto da mettere urgentemente in circolo, oggi più che mai! Lo stesso stupore che Francesco d’Assisi riuscì a vivere nella sua interezza proponendo la realizzazione del primo presepe vivente della storia. Oggi, maldestramente, ci si affatica ad associare presepi viventi e percorsi alimentari più o meno tipici, dove il profumo della mangiatoia risulta miseramente sconfitto da fragranze molto più profane.
Lo stupore è momento esistenziale di smarrimento, di sbigottimento, di percezione di qualcosa dinanzi alla quale la ragione rimane dolcemente disorientata; è momento di ascolto, momento che può azzerare tante certezze e mettere in discussione la supposta bontà di scelte che sembravano inattaccabili criticamente.
Dinanzi alla ricchezza del Vangelo, confrontandoci con le “parole di vita eterna” che da esso stupendamente scaturiscono, non possiamo non essere vinti dallo stupore e dal conseguente desiderio di soffermarci in contemplazione. Lo stupore dei pastori raggiunti da una notizia sconvolgente, lo stupore delle donne dinanzi al sepolcro vuoto, lo stupore di Tommaso dinanzi a Gesù Risorto, lo stupore dei ricercatori scientifici quando riescono a conquistare una “porziuncola di eternità”, lo stupore dei genitori dei nonni degli appassionati insegnanti quando sono testimoni felici di novità mai catalogate.
Questo stesso stupore il Papa e la Chiesa tutta propongono a tutti i lontani, ai non credenti, a quanti vivono nell’incerto crinale del dubbio. Per questi lo stupore diventerà vuoto da riempire, pausa esistenziale che attende una possibile sollecitazione al suo superamento, momento di smarrimento di convinzioni incerte alla ricerca di approdi logici.
Il Natale, oggi seppellito sotto una valanga irrazionale di regali, è senz’altro da recuperare, è da rivitalizzare dando ampio spazio allo stupore, alla contemplazione, alla riflessione, al silenzio interiore: abbiamo tutti bisogno di soffermarci per capire, per scegliere, per ponderare ogni nostra scelta. Al centro del Natale c’è un Dio che si fa uomo, un Dio che ci raggiunge per camminare accanto a noi, per condividere la nostra umanità, per insegnarci come costruire un futuro migliore.


                                                                                                                    Nicola  Sajeva

giovedì 11 dicembre 2014

ALLARME: ALCOL, FUMO E GIOCO IN CRESCITA TRA RAGAZZI E GIOVANI





Boom di alcol, fumo e azzardo tra i giovani


Fumano, bevono alcolici, "giocano" (d'azzardo), guardano pornografia. Il quadro dei giovanissimi italiani è allarmante: troppe cattive abitudini e adulti complici e permissivi. È l'emergenza educativa fotografata dall'indagine promossa dal Moige con l'Università Sapienza "I divieti trasgrediti dai nostri figli" presentata questo al Senato. La ricerca, curata da Anna Maria Giannini, docente della facoltà di Psicologia dell'Università "Sapienza" di Roma, analizza i principali comportamenti "a rischio" tra i minori. Il consumo di bevande alcoliche, si legge nel rapporto, è un fenomeno largamente diffuso tra i giovani: 2 su 3 dichiarano di aver bevuto almeno una volta. La percentuale arriva all'86,5% tra gli studenti di scuola superiore e, tra questi, 1 su 2 afferma di bere "abitualmente" o perlomeno "in diverse occasioni". .....


Leggi: ALCOL, FUMO, AZZARDO IN CRESCITA



sabato 6 dicembre 2014

RISCOPRIRE LA SOBRIETA'

L'antidoto a una società senza desideri è "riscoprire l'antica sobrietà"
Durante il convegno organizzato da Cism e Usmi 'Con papa Francesco verso le periferie della storia', Giuseppe De Rita, presidente del Censis, ha tracciato un profilo della società odierna

 (Zenit.org) - “Siamo di fronte ad una complessiva caduta delle aspettative, più drammatica delle sacche di povertà, che sono controllabili”. Lo spiega nel suo intervento “Speranza e prospettive oltre la crisi” al convegno promosso da CISM e USMI, Con papa Francesco verso le periferie della storia, il dott. Giuseppe De Rita, presidente del Censis.  “Una società che non ha aspettative si siede, rinuncia a sperare ed è più pericolosa di un gruppo di famiglie che non arriva a fine mese. Milioni di persone non si muovono. Mettono da parte i soldi, spesso anche contanti". Analogo il comportamento delle imprese, che “restano liquide e non fanno investimenti”.  “L’ imprenditore italiano è invecchiato - ha aggiunto De Rita -. Ha sessant'anni di media ma soprattutto non ha mercato. Solo un terzo esporta, lavora e vive all'estero, andando incontro ad un mercato che cresce”.
Da qui emerge il profilo di una società statica - “più preoccupante di una depressione” - che chiama la deflazione: dei figli, degli acquisti… Una mancanza di aspettative che determina una società con tutti  i vizi ”perché antropologicamente difficile, piena di narcisismi, egoismi, cinismo, che comunica a se stessa con selfie, twitter, facebook”.
Il rapporto con l'altro deve tener presente questa situazione per innescare crescita e dialogo comune. Una società del genere nasce perché mancano desideri e per eccesso di benessere:  “non si desiderano case, vestiti, figli, è diminuito anche il desiderio sessuale. Tutto ciò ha origine da un cambiamento antropologico – sottolinea ancora De Rita - comunichiamo il nulla, tra esaltazione dell’evento - che rende impossibile comprendere la società o qualcosa di se stessi - ed egocentrismo di chi lo vive, massificante, evirante, che brucia desideri, speranze , aspettative e genera disagio”.
In sintesi, “ siamo affidati economicamente al mercato e socialmente a noi stessi. Ma - ricorda  - mercato e meccanismo individuale generano diseguaglianze frutto del capitalismo maturo che producono rabbia e tensioni sociali. Non è la povertà di indigenza che ci aspetta ma l'aumento delle tensioni”.
E la speranza?  “Dal punto di vista sociologico va usata il meno possibile perché non ha una consistenza reale. Il rapporto tra desiderio e speranza è interconnesso. Speranza è orizzonte, progressione verso, cultura di sviluppo, qualcosa di sovrannaturale, viene dal profondo. È necessario - conclude - riportare la società all'antica sobrietà e dirlo non al singolo ma alla comunità”.

Tratto da Zenit – www.zenit.org


RISCOPRIRE L'AVVENTO


Per John Henry Newman il nome del cristiano è “colui che attende il Signore”. Invece dobbiamo riconoscerlo: da secoli, in occidente, l’attesa della venuta del Signore è una dimensione perlopiù assente nella vita di fede dei cristiani. Era il rammarico di Ignazio Silone che scriveva: “Mi sono stancato di cristiani che aspettano la venuta del loro Signore con la stessa indifferenza con cui si aspetta l’arrivo dell’autobus”.

Rivelatore di questa realtà è il modo abituale di comprendere e vivere l’Avvento. Io sono persuaso che l’Avvento è il tempo liturgico oggi meno compreso nel suo valore e nel suo significato. Lo si è ridotto a tempo di preparazione alla festa del Natale. Che tristezza! Non si comprende che l’Avvento è la chiave di tutto l’anno liturgico: l’escatologia è la verità dimenticata dell’intero anno liturgico.

L’Avvento è la chiave per comprendere la celebrazione delle feste della manifestazione del Signore nella carne: i fatti che hanno immediatamente preceduto la nascita di Gesù Cristo, la sua nascita a Betlemme, la manifestazione ai Magi, il battesimo nel Giordano fino alle nozze di Cana. Compresi nella loro intelligenza spirituale, i testi liturgici dell’Avvento esprimo non l’attesa di una nascita già avvenuta nella storia una volta per tutte, quanto piuttosto l’attesa della definitiva venuta di Cristo nella gloria.

Domandiamoci: ma com’è possibile che la liturgia cristiana .......

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giovedì 4 dicembre 2014

IN CAMMINO VERSO IL DOMANI

PASSATO
PRESENTE, 

FUTURO

con l'aiuto di Dio


dalla
LETTERA APOSTOLICA DI PAPA FRANCESCO  
21 nov. 2014





Guardate il passato con gratitudine
Raccontare la propria storia è indispensabile per tenere viva l’identità.

Vivete il presente con passione significa diventare “esperti di comunione”, «testimoni e artefici di quel “progetto di comunione” che sta al vertice della storia dell’uomo secondo Dio».

Abbracciate il futuro con speranza.

Scrutate gli orizzonti della vostra vita e dell’attuale momento  con discernimento e vigilanza.

Continuiamo e riprendiamo sempre il nostro cammino con la fiducia nel Signore.

 Leggi:  LETTERA APOSTOLICA