venerdì 4 aprile 2014

CORAGGIO CERCASI!

                 
CI VUOL CORAGGIO!                                                            
                 
Quante sciocchezze e quante azioni sconsiderate si compiono per dimostrare a se stessi e agli altri di avere coraggio. Quanti ragazzi (e non solo) restano quotidianamente vittime di “prove di coraggio”! Il coraggio è una cosa seria, non azione improvvisata, avventata e folle, da ostentare per farsi belli di fronte agli altri!
Il termine coraggio deriva dal latino “cor habeo – avere cuore”. Non è questione di muscoli, ma di cuore. “Mi sta a cuore”, perciò sono disponibile a spendermi totalmente per ottenere buoni risultati”. L’annuale ricorrenza pasquale esalta il grande coraggio di chi ha saputo immolare la propria vita per salvare gli altri.
Aver coraggio non vuol dire non aver paura, ma riconoscere che c’è qualcosa di più importante della paura. “E’ normale che esista la paura, diceva Paolo Borsellino, l’importante  è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti”.

Il coraggio non è la stupida ed incosciente ricerca del pericolo o della follia del momento. Il rischio fa parte della vita, non possiamo evitarlo. Lo stesso nascere è rischioso, come l’imparare a camminare. Il problema sta nel saper valutare e gestire responsabilmente il rischio imprevisto o necessario, nell’acquisire le competenze opportune, nel possedere il senso del limite ma anche la voglia di volare in alto per fare sempre meglio. E’ questione di educazione! Buon educatore (genitore o insegnante) non è chi educa alla paura, all’inoperosa quiete e alla noia esistenziale, ma chi sa educare a vivere con coraggio, ad assumere e gestire quelle iniziative e quei rischi necessari ad una vita buona, piena ed attiva. E’ colui che sa vivere e sa far vivere avventure significative che aiutino a maturare. Infatti, scrive Coelho, “il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni”.

Quali idee e quali sogni, però? Quelli dell’autodistruzione? Quelli del far danno a se stessi o agli altri? Quelli dell’alienazione? Quelli del vuoto vivere? Il vero coraggio è fecondo ed intraprendente, non arrogante, sterile ed autoreferente. Non è qualcosa che si manifesta quando capita, ma uno stile di vita che si apprende sin dalla nascita. Purtroppo, talora, siamo guidati dalla paura, dal prioritario ed angoscioso imperativo del “purché non succeda niente!”. Gli stessi genitori, sovente sono angosciati da mille paure, non sempre razionali, pronti a scoraggiare piuttosto che ad orientare e ad incoraggiare.  Capita un incidente in un viaggio scolastico? E’ più facile dire ‘Basta ai viaggi!’ che promuovere interventi educativi che possano evitare eventuali pericoli.  Sappiamo però che, purtroppo, non tutto è evitabile: se vuoi andare in automobile, devi essere consapevole che potrà capitare qualche incidente (per colpa tua o altrui) e nel contempo guidare bene e responsabilmente perché succeda il minor danno possibile. Con la scusa di garantire sicurezza (cosa buona), quanta tiepidezza c’è in giro, anche negli ambienti educativi ed istituzionali! E’ una “tiepidezza” fortemente in contrasto con la bollente ed irruente voglia di vivere adolescenziale.  Chi dirige e chi giudica dovrebbe punire l’incapacità di aver coraggio e l’ignavia, incoraggiando e premiando il coraggio di intrapresa e la capacità di “rischiare per  ottenere il bene”.

Il coraggio, infatti, è concretezza e non virtualità; è la virtù del crescere e dell’agire, dello sperimentare e del camminare verso il buono, il bello e il vero; è la capacità d’interpretare il presente e di andare verso il futuro; di dire sì al bene e no al male. Esso non va confuso con la frenesia e la temerarietà né con l’ansia di mettersi in mostra, di umiliare o soggiogare l’altro. Per aver coraggio bisogna imparare a scegliere, aver fiducia, autostima, entusiasmo, prontezza e fermezza nell’agire, responsabilità, lungimiranza, coerenza, visione positiva della vita, capacità d’impegno e di costanza, anche quando il cielo è coperto di nuvole o qualcosa va storta.

Bisogna, però, saper dare il giusto nome ad ogni azione: Non è coraggio intontirsi con alcool o con  droghe: è stupidità! Non è coraggio umiliarsi e distruggersi con i vizi: è follia! Non è coraggio correre follemente o guidare in malo modo: è incoscienza! Non è coraggio danneggiare le cose altrui o il bene comune: è inciviltà! Non è coraggio far finta di lavorare o fare il meno possibile: è inettitudine! Non è coraggio ritenere di aver sempre ragione e non sapersi mettere in discussione: è arroganza! Non è coraggio minacciare gli altri o far loro violenza: è criminalità! Non è coraggio “farsi i fatti propri”: è irresponsabilità!  Non è coraggio comportarsi da mafioso, chiedere il pizzo, rubare, sopraffare: è delinquenza! Non è coraggio utilizzare a fini personali o dilapidare il pubblico denaro: è latrocinio! Non é coraggio “fregare lo Stato o il prossimo”, evadere le tasse o non rispettare le leggi: é illegalità! E così via.

Il coraggio ci fa subito pensare alle azioni mirabolanti, ai grandi uomini e alle grandi sfide. Possono essere di esempio e di stimolo.  Non possiamo, però, attendere, con le mani in mano, che arrivi la volta buona per mettere alla prova il nostro coraggio. Esso è una sfida continua per ciascuno di noi, grandi e piccoli, a vivere bene la meravigliosa avventura della vita. Perciò l’arte del coraggio va esercitata ogni giorno, orientata da valori e supportata da una competenza che cresce, da una responsabilità che matura, da una cittadinanza attiva, da una forte fede, dalla capacità di operare con e per gli altri al fine di costruire il bene comune. E’ il coraggio di fare sempre del proprio meglio, con intelligenza, con entusiasmo  e con generosità, con coerenza e viva testimonianza: il coraggio della quotidianità!                                                                                                                                                                                                                                                  Giovanni Perrone


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