martedì 5 agosto 2014

CERCASI INTRAPRENDENZA ... PER ANDARE VERSO IL DOMANI

ALI PER VOLARE

Stupisce la fresca energia di Papa Francesco, nonostante la sua non giovane età.  Assume iniziative, anche al di là dei tradizionali e consolidati schemi protocollari;   ha il coraggio di osare, mette a rischio la sua stessa vita. L’intraprendenza del Sommo Pontefice non è episodica, frutto del desiderio di apparire o di temporanee agitazioni.  Essa proviene da un chiaro progetto di vita, maturato sin da giovane, che dà al Papa il coraggio e la capacità di gestire uno dei ruoli più significativi del mondo,  facendolo diventare uno degli uomini più apprezzati a livello universale. Egli sa trattare alla pari con autorevoli capi di Stato e con poveri barboni, con credenti e non credenti. Non ama perdersi in chiacchiere, ma cerca sempre di andare al sodo.
Questa energia travolgente meraviglia anche gli stretti collaboratori del Papa. Sin dal primo mattino viene opportunamente nutrita e sostenuta da spazi di riflessione e di preghiera. E’ caratterizzata da viva fede, intelligenza, creatività, capacità di guardare oltre, in alto, nel profondo e lontano,  perenne interrogarsi per trovare percorsi idonei alla risoluzione dei numerosi problemi presenti nell'uomo e nel mondo d’oggi. Le sue parole, oltre ad incarnarsi nella realtà quotidiana, indicano con semplicità e con chiarezza  vie nuove e strategie d’intervento.
Papa Francesco ha molto da insegnare sia all’uomo di strada sia al potente di turno, sia al giovane sia all’anziano. Non sta, come tanti suoi coetanei, seduto in panchina, ad osservar chi passa e a parlar del tempo che fu, dei  guai propri o del malaffare altrui, nella sterile attesa di ciò che accadrà.
L’attuale società ha bisogno di questi “profeti” e maestri, capaci di scuotere il nostro quotidiano torpore. Giovani ed adulti abbiamo urgente necessità di divenire intraprendenti. L’intraprendenza è un modo di essere che matura, o si ostacola, sin dalla nascita. Ogni persona nasce con le “ali”, che possono essere aiutate a svilupparsi o essere tarpate. Già nel bambino c’è il desidero innato di correre, esplorare, sperimentare, darsi da fare, interrogarsi ed interrogare. Ogni nascita è, infatti, un’apertura al nuovo sole, un sole che riscalda e dà energia. Talvolta, purtroppo, sin dall’infanzia, invece di sperimentare il calore e l'energia del vivere umano, si è costretti a vivere nella tiepidezza e nella noia e tante inutili paure (o fisime?), specialmente degli adulti, creano persone sterili, paurose, talvolta arroganti. La grave crisi occupazionale - frutto dei grandi cambiamenti che stanno avvenendo nel mondo, ma anche di scelte sbagliate e talora di malaffare, nonché di corta visione – non si risolverà facilmente. Perciò a livello personale e sociale occorre mutare modi di essere e di fare, maturare responsabilità e stili idonei ad affrontare il futuro ed a costruire il bene comune. E’ vero, non sempre è facile essere intraprendenti; la volontà di tanti giovani si scontra con la dura realtà, ci sono mille occasioni d’insuccesso e scoraggiamento. Rispetto ai nostri giovani, che in gran parte vivono in ambienti protetti ed assistiti, sviluppano maggiore intraprendenza ed hanno maggiore fecondità fisica ed intellettuale le migliaia di stranieri che, in mezzo a mille pericoli e vessazioni, arrivano quotidianamente, stremati,  alle nostre coste, pronti a far di tutto per sopravvivere.
Il futuro nostro e del mondo è stato, è e sarà in mano alle persone intraprendenti. Speriamo che ogni forma d’intraprendenza sia sempre legata all’onestà e al comune impegno per costruire ciò che è veramente buono per l’uomo e per la società. L’intraprendenza, per non essere un vano ed estemporaneo agitarsi, deve essere supportata – sia a livello personale sia istituzionale – da solidi ideali, dal coraggio di osare, dalla fiducia in se stessi e negli altri, dall’ottimismo, dalla capacità di gestire i rischi e gli imprevisti, dalla competenza, dal saper guardare con speranza verso il futuro. Non è intraprendenza lo stupido e folle “coraggio” dell’intontirsi di alcool e di droghe esercitato nelle insonni notti della nostra società, ma il coraggio di volare in alto, facendo del proprio meglio per realizzarsi pienamente e per far vivere bene persone ed istituzioni. Mi riferisco anzitutto alla qualità della vita, a quel ben-essere fisico e spirituale, non strettamente connesso alla quantità di denaro posseduto.
Quale spazio c’è nelle nostre famiglie, nelle nostre scuole, nelle nostre comunità ed istituzioni per maturare percorsi di intraprendenza e di vero ben-essere? I nostri ragazzi, le nostre famiglie, le nostre istituzioni respirano aria di coraggio o di paura? di generoso impegno o di sterile passività’? di assistenzialismo o di attivo protagonismo? di sfiducia e diffidenza o di fiducia e apertura? La vera intraprendenza si avvale della preziosa cooperazione tra giovani ed anziani, della feconda interazione tra esperienza ed utopia, del generoso impegno personale e sociale, del quotidiano darsi da fare per essere utili a se stessi e agli altri. Essa non produce denaro facile, ma favorisce l’acquisizione di un forte carattere e di abitudini e competenze spendibili nell'arco  di tutta la vita.
E’ ben noto che il costante impegno – sin da piccoli - nelle associazioni e nelle molteplici attività di vero ed attivo volontariato favorisce lo sviluppo di capacità imprenditoriali. Tale generoso impegno sociale si è dimostrato una buona strada per conquistare quel successo che garantisce qualità di vita e gioia di vivere, una gioia che spinge a far del proprio meglio e che si sparge attorno a noi, dando luce e calore all’ambiente in cui viviamo. Grandi sfide attendono noi, le nostre istituzioni, le nazioni. Nessuno stia a guardare, aspettando un treno che forse tarderà a passare;  non vale la pena scoraggiarsi o piangersi addosso o imprecare contro il potente di turno. E’ opportuno, dunque, darsi da fare, mettersi in cammino. Solo chi cammina raggiunge una meta. Per volare occorre avere ali leggere e una buona meta ove andare, mirare verso l’alto e lontano e sapersi orientare e riorientare, superando ogni paura. Un antico proverbio siciliano dice che “cu nesci arrinesci”, “chi va fuori fa fortuna”. Non è tanto l’andar lontano dalla propria terra, ma anzitutto il  saper uscire dal chiuso di se stessi, dalla gabbia delle cattive abitudini, dal torpore dell’ignavia e della mediocrità, dalle nebbie della disperazione, dalle sterpaglie dell’arroganza, dai letamai del pettegolezzo, per mettersi in cammino – singole persone ed istituzioni - verso ciò che è buono, bello e vero. Il futuro avanza, non possiamo stare alla finestra.
                                                                                                                                   

                                                                                                                                  Giovanni Perrone

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