martedì 4 marzo 2014

FAR CRESCERE L'UTOPIA NEI GIOVANI

AIUTARE A FAR CRESCERE L’UTOPIA DI UN GIOVANE, È UNA RICCHEZZA

 Nel corso dell'udienza - venerdì 28 febbraio - ai partecipanti all'Assemblea Plenaria della Pontificia Commissione per l'America Latina, Papa Francesco, oltre al discorso scritto consegnato ai presenti, ha rivolto un discorso a braccio, di cui di seguito riportiamo una sintesi.
"Trasmissione della fede, emergenza educativa. (...) Se c’è un’emergenza educativa per la trasmissione della fede, è come trattare il tema della catechesi alla gioventù da una prospettiva – diciamo – di teologia fondamentale. Vale a dire, quali sono i presupposti antropologici che ci sono oggi nella trasmissione della fede, che fanno sì che per la gioventù di America Latina questo sia emergenza educativa".
"E il primo criterio dell’educazione è che educare" è "trasmettere contenuti, abitudini e senso dei valori, le tre cose insieme. Per trasmettere la fede bisogna creare l’abitudine di una condotta (...). Se vogliamo trasmettere la fede soltanto con i contenuti, allora sarà solo una cosa superficiale o ideologica, che non avrà radici". "È importante (...) trasmettere alla gioventù (...) la buona gestione dell'utopia. (...) Noi, in America Latina, abbiamo avuto esperienza di una gestione non del tutto equilibrata dell’utopia e che in qualche luogo, in alcuni luoghi, non in tutti, e in qualche momento ci ha travolto. Almeno nel caso dell’Argentina possiamo dire quanti ragazzi dell’Azione Cattolica, per una cattiva educazione dell’utopia, sono finiti nella guerriglia degli anni Settanta… Saper gestire l’utopia, ossia saper guidare (...) e aiutare a far crescere l’utopia di un giovane, è una ricchezza. Un giovane senza utopia è un vecchio precoce, che è invecchiato prima del tempo. Come posso far sì che questo desiderio che ha il ragazzo, che questa utopia lo porti all’incontro con Gesù Cristo? È tutto un percorso che bisogna fare".
"Un’utopia, in un giovane, cresce bene se è accompagnata da memoria e discernimento. L’utopia guarda al futuro, la memoria guarda al passato, e il presente si discerne. Il giovane deve ricevere la memoria e piantare, radicare la sua utopia in quella memoria (...).
Da qui l’insistenza (...) sull’incontro degli anziani e dei giovani (...). Mi dicevano alcuni Vescovi di alcuni Paesi in crisi, dove c’è una grande disoccupazione dei giovani, mi dicevano che parte della soluzione per i giovani sta nel fatto che li mantengono i nonni. Tornano ad incontrarsi con i nonni, i nonni hanno la pensione, allora escono dalla casa di riposo, tornano in famiglia e in più portano la loro memoria, quell’incontro. (...) Questo fenomeno dell’incontro dei ragazzi e dei giovani con i nonni ha conservato la fede nei Paesi dell’Est, durante tutta l’epoca comunista, perché i genitori non potevano andare in chiesa. (...) L’incontro dei ragazzi e dei giovani con i nonni è decisivo per ricevere la memoria di un popolo e il discernimento sul presente: essere maestri del discernimento, consiglieri spirituali. E qui è importante, riguardo alla trasmissione della fede dei giovani, l’apostolato 'corpo a corpo'. Il discernimento sul presente non si può fare se non con un buon confessore, un buon direttore spirituale che abbia la pazienza di stare ore e ore ad ascoltare i giovani".
"Come emergenza educativa, in questa trasmissione della fede e anche della cultura, è il problema della cultura dello scarto. Al giorno d’oggi, per l’economia che si è impiantata nel mondo, dove al centro c’è il dio denaro e non la persona umana, tutto il resto si ordina, e quello che non entra in questo ordine si scarta. Si scartano i bambini che sono di troppo, che danno fastidio o che non conviene che vengano… I Vescovi spagnoli mi parlavano recentemente della quantità di aborti, il numero, sono rimasto senza parole. (...) In alcuni Paesi dell’America Latina c’è l’eutanasia nascosta (...)! Perché le opere sociali pagano fino a un certo punto, non di più, e i poveri vecchietti, si arrangino".
"Oggi, come dà fastidio a questo sistema mondiale la quantità di giovani ai quali è necessario dare lavoro, la percentuale così alta di disoccupazione giovanile. Stiamo avendo una generazione di giovani che non hanno l’esperienza della dignità. Non che non mangino, perché danno loro da mangiare i nonni, o la parrocchia (...) … Il pane lo mangiano, ma senza la dignità di guadagnarsi il pane e portarlo a casa!".
"Dentro la cultura dello scarto, vediamo i giovani che più che mai hanno bisogno di noi; (...) perché il giovane che è senza lavoro ha l’utopia anestetizzata, o è sul punto di perderla -, non soltanto per questo, ma anche per l’urgenza di trasmettere la fede ad una gioventù che oggi è materiale di scarto anch’essa. E in questa voce del materiale di scarto, c’è l’avanzare della droga su questi giovani. Non è solo un problema di vizio (...). Come in tutti i cambiamenti epocali, ci sono fenomeni strani tra cui la proliferazione delle dipendenze: la ludopatia è arrivata a livelli estremamente alti… ma la droga è lo strumento di morte dei giovani".


"Stiamo scartando i nostri giovani! Il futuro qual è? Un compito: la 'traditio fidei' è anche 'traditio spei', e dobbiamo darla! La domanda finale che vorrei lasciarvi è: quando l’utopia cade nel disincanto, quale è il nostro apporto? L’utopia di un giovane entusiasta oggi sta scivolando fino al disincanto. Giovani disincantati, ai quali bisogna dare fede e speranza".

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