ALI PER VOLARE
Stupisce
la fresca energia di Papa Francesco, nonostante la sua non giovane età. Assume iniziative, anche al di là dei
tradizionali e consolidati schemi protocollari; ha il coraggio di osare, mette a rischio la
sua stessa vita. L’intraprendenza del Sommo Pontefice non è episodica, frutto
del desiderio di apparire o di temporanee agitazioni. Essa proviene da un chiaro progetto di vita,
maturato sin da giovane, che dà al Papa il coraggio e la capacità di gestire
uno dei ruoli più significativi del mondo, facendolo diventare uno degli uomini più
apprezzati a livello universale. Egli sa trattare alla pari con autorevoli capi
di Stato e con poveri barboni, con credenti e non credenti. Non ama perdersi in
chiacchiere, ma cerca sempre di andare al sodo.
Questa
energia travolgente meraviglia anche gli stretti collaboratori del Papa. Sin
dal primo mattino viene opportunamente nutrita e sostenuta da spazi di
riflessione e di preghiera. E’ caratterizzata da viva fede, intelligenza, creatività, capacità di guardare oltre, in alto, nel profondo e lontano, perenne
interrogarsi per trovare percorsi idonei alla risoluzione dei numerosi problemi
presenti nell'uomo e nel mondo d’oggi. Le sue parole, oltre ad incarnarsi nella
realtà quotidiana, indicano con semplicità e con chiarezza vie nuove e strategie
d’intervento.
Papa
Francesco ha molto da insegnare sia all’uomo di strada sia al potente di turno,
sia al giovane sia all’anziano. Non sta, come tanti suoi coetanei, seduto in
panchina, ad osservar chi passa e a parlar del tempo che fu, dei guai propri o del malaffare altrui, nella
sterile attesa di ciò che accadrà.
L’attuale
società ha bisogno di questi “profeti” e maestri, capaci di scuotere il nostro
quotidiano torpore. Giovani ed adulti abbiamo urgente necessità di divenire
intraprendenti. L’intraprendenza è un modo di essere che matura, o si ostacola,
sin dalla nascita. Ogni persona nasce con le “ali”, che possono essere aiutate
a svilupparsi o essere tarpate. Già nel bambino c’è il desidero innato di correre,
esplorare, sperimentare, darsi da fare, interrogarsi ed interrogare. Ogni
nascita è, infatti, un’apertura al nuovo sole, un sole che riscalda e dà
energia. Talvolta, purtroppo, sin dall’infanzia, invece di sperimentare il
calore e l'energia del vivere umano, si è costretti a vivere nella tiepidezza e
nella noia e tante inutili paure (o fisime?), specialmente degli adulti, creano
persone sterili, paurose, talvolta arroganti. La grave crisi occupazionale -
frutto dei grandi cambiamenti che stanno avvenendo nel mondo, ma anche di
scelte sbagliate e talora di malaffare, nonché di corta visione – non si
risolverà facilmente. Perciò a livello personale e sociale occorre mutare modi
di essere e di fare, maturare responsabilità e stili idonei ad affrontare il
futuro ed a costruire il bene comune. E’ vero, non sempre è facile essere
intraprendenti; la volontà di tanti giovani si scontra con la dura realtà, ci
sono mille occasioni d’insuccesso e scoraggiamento. Rispetto ai nostri giovani,
che in gran parte vivono in ambienti protetti ed assistiti, sviluppano maggiore
intraprendenza ed hanno maggiore fecondità fisica ed intellettuale le migliaia
di stranieri che, in mezzo a mille pericoli e vessazioni, arrivano
quotidianamente, stremati, alle nostre
coste, pronti a far di tutto per sopravvivere.
Il
futuro nostro e del mondo è stato, è e sarà in mano alle persone
intraprendenti. Speriamo che ogni forma d’intraprendenza sia sempre legata
all’onestà e al comune impegno per costruire ciò che è veramente buono per l’uomo
e per la società. L’intraprendenza, per non essere un vano ed estemporaneo
agitarsi, deve essere supportata – sia a livello personale sia istituzionale –
da solidi ideali, dal coraggio di osare, dalla fiducia in se stessi e negli
altri, dall’ottimismo, dalla capacità di gestire i rischi e gli imprevisti, dalla
competenza, dal saper guardare con speranza verso il futuro. Non è
intraprendenza lo stupido e folle “coraggio” dell’intontirsi di alcool e di
droghe esercitato nelle insonni notti della nostra società, ma il coraggio di
volare in alto, facendo del proprio meglio per realizzarsi pienamente e per far
vivere bene persone ed istituzioni. Mi riferisco anzitutto alla qualità della
vita, a quel ben-essere fisico e spirituale, non strettamente connesso alla
quantità di denaro posseduto.
Quale
spazio c’è nelle nostre famiglie, nelle nostre scuole, nelle nostre comunità ed
istituzioni per maturare percorsi di intraprendenza e di vero ben-essere? I
nostri ragazzi, le nostre famiglie, le nostre istituzioni respirano aria di
coraggio o di paura? di generoso impegno o di sterile passività’? di
assistenzialismo o di attivo protagonismo? di sfiducia e diffidenza o di
fiducia e apertura? La vera intraprendenza si avvale della preziosa
cooperazione tra giovani ed anziani, della feconda interazione tra esperienza
ed utopia, del generoso impegno personale e sociale, del quotidiano darsi da
fare per essere utili a se stessi e agli altri. Essa non produce denaro facile,
ma favorisce l’acquisizione di un forte carattere e di abitudini e competenze
spendibili nell'arco di tutta la vita.
E’
ben noto che il costante impegno – sin da piccoli - nelle associazioni e nelle
molteplici attività di vero ed attivo volontariato favorisce lo sviluppo di capacità
imprenditoriali. Tale generoso impegno sociale si è dimostrato una buona strada
per conquistare quel successo che garantisce qualità di vita e gioia di vivere,
una gioia che spinge a far del proprio meglio e che si sparge attorno a noi,
dando luce e calore all’ambiente in cui viviamo. Grandi sfide attendono noi, le
nostre istituzioni, le nazioni. Nessuno stia a guardare, aspettando un treno
che forse tarderà a passare; non vale la
pena scoraggiarsi o piangersi addosso o imprecare contro il potente di turno.
E’ opportuno, dunque, darsi da fare, mettersi in cammino. Solo chi cammina
raggiunge una meta. Per volare occorre avere ali leggere e una buona meta ove
andare, mirare verso l’alto e lontano e sapersi orientare e riorientare,
superando ogni paura. Un antico proverbio siciliano dice che “cu nesci
arrinesci”, “chi va fuori fa fortuna”. Non è tanto l’andar lontano dalla
propria terra, ma anzitutto il saper
uscire dal chiuso di se stessi, dalla gabbia delle cattive abitudini, dal
torpore dell’ignavia e della mediocrità, dalle nebbie della disperazione, dalle
sterpaglie dell’arroganza, dai letamai del pettegolezzo, per mettersi in
cammino – singole persone ed istituzioni - verso ciò che è buono, bello e vero.
Il futuro avanza, non possiamo stare alla finestra.
Giovanni Perrone
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