ALLA RICERCA DELLA FELICITA?
NON ALIENIAMOCI, PER FAVORE!
Sapete che cosa è un “rave”? Questa parola inglese, che significa “delirio”,
si riferisce ai grandi raduni musicali che si svolgono in posti isolati, lontani
dai centri abitati. Possono durare giornate e notti intere, senza sosta. A volte
sono caratterizzati da un consumo di droga ed alcolici molto elevato.
Il principale strumento di autodistruzione dei giovani si chiama “ecstasy”,
una pillola colorata che viene diffusa in certi rave. Tra gli elementi che ne
hanno favorito la diffusione c’è sicuramente la sua apparenza innocua. Si
ingerisce con facilità e non desta le preoccupazioni di altri tipi di droga
(come, ad esempio, il rischio di contrarre l’Aids).
L’ecstasy ha un aspetto simpatico, accattivante. Non a caso, viene spesso
offerta sotto forma di pastiglie raffiguranti personaggi dei cartoni animati
(riprodotti illegalmente). Si tratta di disegni ingannevoli, che hanno lo scopo
di nascondere la natura pericolosa di ciò che viene consumato.
La trappola dell’ecstasy consiste nel dare ai ragazzi l’illusione di assumere
dei superpoteri, come certi eroi del mondo dei fumetti. Produce uno stato di
eccitazione del tutto innaturale e una perdita di consapevolezza delle reazioni
del proprio corpo.
A volte, nei rave, il ritmo della musica è talmente frenetico che l’ecstasy
diventa una specie di carburante necessario per poter stare al passo con ciò che
si ascolta. Musica e droga diventano una cosa sola. Si nutrono e si sostengono
reciprocamente. Ognuna, per esistere, ha bisogno dell’altra.
Il rischio mortale è legato al possibile colpo di calore, dovuto
all’eccessiva attività fisica e all’aumento critico della temperatura corporea.
Ci si illude, per poco, di diventare superuomini. Ma poi, gli effetti di certe
sostanze possono essere devastanti.
Un’altra riflessione da fare è su come sia cambiato il modo di consumare
droga tra le nuove generazioni. Negli anni sessanta l’uso di stupefacenti era
spesso accompagnato da correnti di pensiero o movimenti culturali. Ad esempio,
quello dei cosiddetti “figli dei fiori”.
Le droghe nascondevano il loro volto di morte dietro una parvenza di ideali,
anche se discutibili. In molti casi, si trattava di valori condivisi da tanti
giovani in buona fede. Ad esempio: il rifiuto della guerra e del consumismo,
unito al desiderio di una fratellanza universale.
Anche in quell’epoca la droga uccideva i ragazzi. Ma ciò avveniva in una
sorta di clima pseudoculturale apparentemente più nobile ed elevato, che ne
mascherava abilmente tutto lo squallore.
Oggi la droga si presenta nuda, a viso scoperto. Non ha più bisogno di
nascondersi dietro falsi ideali. L’ecstasy è la pura espressione del nulla, del
vuoto e del non-pensiero assoluto. Non a caso, il suo scenario ideale è quello
di certi rave, dove regnano suoni assordanti e ritmi martellanti.
Il più grave fattore di rischio è rappresentato dal fatto che l’ecstasy viene
erroneamente considerata una droga accettabile, con la quale molti adolescenti
si illudono di riuscire a convivere. Chi la consuma rifiuta l’idea di essere un
drogato. Pensa semplicemente di vivere un momento di trasgressione, per poi
tornare a condurre una vita normale. Ma è solo un inganno. Col passar del tempo,
i danni sul fisico cominceranno a manifestarsi.
La migliore risposta a certi meccanismi di degrado è quella di invitare i
giovani a riscoprire il vero significato del divertimento, attraverso
l’educazione ad una sana cultura del limite. Per trascorrere una serata
rilassante con gli amici non è necessario fare troppo tardi, ubriacarsi o
drogarsi. Basta controllarsi ed imparare a gestire con intelligenza la propria
libertà.
Si può essere liberi, intelligenti e felici. Così come siamo, senza bisogno
della droga!
Carlo Climati
www.zenit.org - 1.8.2014
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