ADOLESCENTI,
SCAUTISMO E CENTRI SCOUT
Alcuni spunti
di riflessione e di dibattito
Giovanni
PerroneIl recente Rapporto Eurispes evidenzia che “gli adolescenti rischiano di esistere per la società solo come caricature che riportano ed esasperano pochi tratti distintivi, generalmente quelli più evidenti e mediaticamente accattivanti. Difficile sentir parlare delle loro aspirazioni, delle speranze e dei sogni, trattati come limiti, anziché come risorse”.
Il metodo scout è stato fondato a
misura dei ragazzi, proprio di quei ragazzi (in particolare 14-16 anni) che
oggi creano preoccupazioni a famiglie ed educatori e che le unità scout
facilmente perdono. Vivere da
adolescenti non è facile, specialmente in un tempo in cui si viene
tempestati e disorientati da mille messaggi, da differenti e contrastanti stili
di vita e dalla costante tentazione di restare chiusi in casa, di fronte al
computer, con l’illusione di essere nel mondo e di avere mille relazioni. Inoltre, la precarietà di tante famiglie rende ancor più problematica la vita di tanti ragazzi. Ogni
giorno la cronaca ci racconta la fatica di dar senso alla vita che hanno numerosi
giovanissimi. L’ambigua relazione con il cibo, il consumo di alcol e droghe, le
varie forme di violenza, il sesso consumato in età sempre più giovane, le morti
per velocità o imprudenza, lo zapping e i fast food di pensieri e di azioni, la
solitudine e le varie forme di alienazione del sabato sera, la difficoltà a
seguire percorsi di studio appaganti ed efficaci …. testimoniano fragilità di vita e di valori,
nonché la carenza di percorsi di crescita caratterizzati da continuità e
integralità e supportati da adulti e luoghi di qualità.
Da ben quarant’anni ho l’onore (e
l’onere) di animare un centro scout e di trascorrere parte di ogni estate con ragazzi
che partecipano ai campi nazionali di specializzazione e (grazie al costante e
proficuo confronto con gli altri capi del Settore Specializzazioni e dei Centri Scout) sono
testimone di aspirazioni, tensioni, tendenze, valori e competenze di tanti
adolescenti, nonché della loro capacità di far del proprio meglio, con forte
passione, quando sono coinvolti in attività adeguate e significative e della
loro cocente delusione, invece, quando sono costretti a vivere forme di scautismo
“flaccido”, parolaio, ritenuto infantile, ripetitivo e noioso. Ogni anno il
Settore Specializzazioni dell’AGESCI accoglie nelle varie Basi d’Italia circa
duemila adolescenti, impegnandoli in campi di competenza che sono molto
apprezzati dai partecipanti. Il Settore, perciò, costituisce un buon
osservatorio sulla realtà adolescenziale. Inoltre, la già quadriennale
esperienza delle RETE dei CENTRI SCOUT ITALIANI, che accoglie annualmente nei
vari Centri aderenti oltre ventimila scout, permette di constatare luci ed
ombre del mondo adolescenziale e di
riflettere sul modo di vivere lo Scautismo in Italia e all’estero.
Lo
Scautismo non è il toccasana per ogni male, ma costituisce un buon
accompagnamento ed orientamento per moltissimi adolescenti. Mi riferisco, in
particolare, agli adolescenti perché ritengo questa età a forte rischio e carente
di quella attenzione di cui avrebbe bisogno in ogni ambiente educativo. I
gruppi scout, perciò, dovrebbero sapersene far carico per rispondere
idoneamente alle numerose e complesse sfide educative lanciate quotidianamente
dai ragazzi.
Non posso non tener conto che alcuni
aspetti peculiari della vita scout, quali la fraternità e l’amicizia, la
progettualità, l’interazione tra il dire e il fare, l’operosità, l’impegno
concreto e costante, la maturazione di capacità idonee a risolvere i problemi,
il confronto e la cooperazione tra pari e tra generazioni e culture
diverse, il rispetto di se stessi e dell’ambiente, la dimensione spirituale, lo spirito di
servizio, la riflessività favoriscono la
maturazione di una cittadinanza attiva e costituiscono ottimi antidoti a
comportamenti illegali o passivi o autoreferenti che umiliano la persona e
ostacolano lo sviluppo della nostra società.
Ogni tanto è opportuno rileggere i
libri di B.-P. per “rispolverare” le fonti e riflettere sull’impegno educativo
nello Scautismo. Baden-Powell, nel Libro dei Capi, invita gli educatori a tener
presenti alcune qualità tipiche dei ragazzi: lo spirito (l’entusiasmo, la
capacità di vedere il lato buffo delle cose, l’allegria … ), il coraggio (la
spinta a far del proprio meglio, la voglia di “andare oltre” e di mettersi alla
prova … ), la fiducia in se stesso (il provare e riprovare, la voglia di essere
trattato da grande, la soddisfazione per i risultati conquistati … ), l’acume (osservazione,
intuizione, percezione, deduzione …), l’attrazione verso l’eccitante, la
responsività (la voglia e capacità di seguire delle persone che danno entusiasmano,
hanno fiducia e coinvolgono il ragazzo … ), la fedeltà (unitamente alla
disponibilità ad aiutare gli altri).
Sono, questi, punti forti che ritengo ancora attuali, da interpretare
alla luce dell’odierna situazione sociale. Inoltre, B.-P. riassume
magistralmente “i tre elementi indispensabili al mondo del ragazzo” in “ridere, lottare,
mangiare!”. Tenendo conto delle attuali letture sociologiche riguardanti questa
fascia di età (ma, non solo), quali sono le strategie più opportune per un’efficace
educazione scout? In che maniera possono
essere valorizzate le qualità tipiche dei ragazzi al fine di renderli
protagonisti della loro crescita e aiutarli a sviluppare pienamente i talenti
posseduti e divenire buoni cittadini?
Alla luce dell’esperienza maturata,
ritengo che alcuni aspetti tipici dello Scautismo da valorizzare adeguatamente,
sia negli ambienti scout sia in ogni ambiente educativo, perché risorse per
l’oggi e per il domani, possano essere:
In una società “complessa” che
privilegia il consumo e il superfluo, l’essenzialità è un valore da riscoprire
giorno per giorno. Siamo tutti chiamati alla sobrietà! Essa è l’arte di scegliere quel che vale. E’
l’arte di assicurare all’agire proprio e delle istituzioni quella leggerezza
pensosa che, lasciando inutili zavorre, permette di volare in alto. E’ l’arte
che evita alle istituzioni di perdersi nei meandri e nei labirinti delle
procedure (asservendosi ad esse) e che aiuta a percorrere sentieri di
giustizia. L’essenzialità dovrebbe permeare la vita di ogni scout (ed anche
delle associazioni scout), non solo nei progetti, ma anche nelle “piccole cose
“ della quotidianità. Ci sono, infatti,
tante azioni dello scouting che favoriscono la maturazione di
comportamenti idonei sia nel parlare sia nell’agire. Per esempio, il saper
misurare i tempi delle riunioni e del parlare, il saper dare spazio alla
riflessione e alla contemplazione, ma anche il preparare lo zaino o il menù,
l’utilizzo dei pali e del cordino per le costruzioni, il saper lavare i propri
panni piuttosto che portarsi dietro un intero corredo, il riparare ciò che non
funziona, la manutenzione degli ambienti e degli attrezzi, il saper scegliere
il servizio utile piuttosto che quello che gratifica … Una intensa e vera vita
all’aperto è una continua scuola di essenzialità!
L’educazione all’essenzialità aiuta a
divenire “costruttori” piuttosto che sterili “consumatori”; aiuta a misurare il
parlare in una società di chiacchieroni; insegna a valorizzare tempo, spazi,
risorse. Favorisce la trasparenza dell’agire e del dire, sviluppa il senso del
limite, aiuta a superare una mentalità di violenza, fa camminare senza inutili
zavorre materiali e mentali. La pratica dell’essenzialità è particolarmente
urgente in questo momento di recessione economica in cui occorre invertire la
tendenza al folle consumismo, all’usa e
getta, a stili di vita irresponsabili. Giustamente siamo invitati a conquistare
lo stile della decrescita. L’essenzialità non va “parlata”, ma agita nella
quotidianità. Le buone pratiche dell’essenzialità affinano la capacità di
scegliere e sono sostenute da una buona manualità.
Il Centro Scout, evitando ogni
tentazione di commercializzazione, del “tutto pronto” e “tutto incluso”, può
essere spazio privilegiato ove apprendere o potenziare le buone pratiche. Ad
esempio, organizzando laboratori di manualità, per la “cucina povera”, per il
riciclo di cibi e materiali, spazi per lavarsi quotidianamente la biancheria
…., nonché educando all’uso oculato delle risorse idriche ed energetiche e dei
materiali …. A proposito di energia elettrica, il privilegiare l’uso di luci
discrete e diffuse ai grandi riflettori permette di evitare spreco energetico e
inquinamento luminoso. Ogni attività svolta nel Centro Scout deve rispondere a
criteri di sobrietà, di valorizzazione ambientale, di costi ridotti al
necessario e di attivo e responsabile coinvolgimento di adulti e ragazzi.
b.
Avventura
Lo spirito di sana avventura è
necessario in una società che sovente presenta come modelli di avventura la
sopraffazione, il consumismo, lo sterile protagonismo, la strumentalizzazione
della persona, la simulazione, l’alienazione, la fuga dalla realtà, l’apparire
piuttosto che l’essere. I ragazzi amano
il rischio e hanno bisogno di vere avventure che li aiutino a crescere. E’,
perciò, necessario educarli a “saper rischiare sul probabile”, a gestire il
rischio, a non aver paura del nuovo, a possedere il senso del limite. E’
opportuno educare alla cura della sicurezza,che però non si trasformi in
alienante e fobica immobilità. Se gli educatori non sanno loro offrire ai
ragazzi valide ed educative occasioni di avventura, i ragazzi si tuffano in pseudo
- avventure, in avventure alienanti, folli e spesso mortali (quel che succede
tutti i sabato sera!). Tra l’altro, l’avventura può aiutare i ragazzi a vincere
quella “mancanza di desiderio” evidenziata dall’ultimo Rapporto Censis.
L’avventura per gli scout è una
“strategia educativa”. Essa caratterizza la vita scout e dà ad essa sapore e
valore; è esperienza concreta; è esercizio e sviluppo di conoscenze e abilità
per la maturazione di competenza; è impegno “a volare in alto”. Lo Scautismo è,
infatti, capacità di giocar bene il “grande gioco della vita”, è gusto di
impegnarsi sino in fondo, è ricerca di soluzioni nuove per risolvere i problemi
che si incontrano, è voglia di far bene ogni cosa. L’avventura è entusiasmo,
gioia di vivere, antidoto alle diffuse forme di depressione, inedia e
alienazione che talora fanno violenza alla vita adolescenziale.
L’avventura richiede e stimola
autonomia, competenza, impegno, disponibilità, vivacità intellettuale e
progettuale, costanza, coraggio, sacrificio, capacità di mettersi in gioco,
intelligente e responsabile uso delle regole. Lo spirito di avventura unisce
l'iniziativa personale, la fantasia, la competenza a quella dose di
spregiudicatezza e di rischio propria del ragazzo, in un’esperienza continua di
conquista e di realizzazione di un progetto voluto e condiviso. Essa non si
riduce ad una semplice ed occasionale attività, ma è anzitutto un modo di
affrontare la vita e di spendere se stessi per far del proprio meglio Perciò è
metafora della vita ed occasione per apprendere stili e competenze maturabili e
spendibili per tutto l’arco del vivere.
La vita all’aperto è il luogo tipico e
insostituibile dell’avventura scout! È’ vita
pienamente e competentemente vissuta, non simulata o ovattata. La vera
avventura è supportata da grandi ideali, è lo spirito dei santi e dei profeti,
è anche capacità di lasciare il sicuro
per il probabile, è saper guardare oltre l’orizzonte … L’avventura scout è
sempre una grande ed agognata risorsa per gli adolescenti.
Lo Scautismo ha alcuni simboli tipici
dell’avventura: la tenda, il fuoco, le stelle, le carte, le tracce, i sentieri.
Ha dei mezzi specifici: il campo e le uscite, gli hikes, le routes, le veglie,
il deserto, il gioco. Ha azioni ben definite: prepararsi, scegliere,
orientarsi, confrontarsi, valutarsi, aiutarsi, riflettere, prendere decisioni rapide,
controllare le emozioni, mettersi in cammino, condividere azioni e percorsi,
esercitare la solidarietà … Sono azioni concrete, non virtuali, che perciò
sfidano continuamente la persona a far meglio e affinano la personalità di
ciascuno.
Un Centro Scout, rifuggendo dalla
tentazione di trasformarsi in commerciale luogo di pseudo avventure, può
fornire occasioni e percorsi per far vivere ai ragazzi avventure positive, stimolanti
ed adeguati all’età, in cui ci sia spazio per il protagonismo e la valorizzazione
di ciascuno, per la sfida a se stessi, per l’esercizio e la maturazione di
competenze, per la gratificazione personale e comunitaria.
Perciò, il Centro Scout non può essere
un “hortus conclusus”, ove trascorrere in pace e in sicurezza delle giornate, ove
“razzolare” come polli in un pollaio, ma uno spazio educativo che sfida ogni
ragazzo a far del proprio meglio per esplorare l’ambiente che lo circonda e
aprirsi al mondo. In tal senso il Centro Scout può fornire stimoli e sussidi, ed
anche attrezzature e spazi idonei per documentare e far sintesi delle
esperienze vissute che poi potranno essere raccontate ad amici e familiari,
oltre al supporto di adulti responsabili, competenti e significativi. E’ opportuno chiedersi: “Che cosa racconterà ai
coetanei un ragazzo che ha trascorso diversi giorni in un Centro Scout? Di che
cosa potrà essere fiero?”
Oggi, in campo educativo, c’è un forte
dibattito sul significato delle competenze e della competenza. La competenza ha
un valore personale e sociale. Lo Scautismo ha sin dalle origini valorizzato
l’esercizio di competenze per acquisire la competenza del vivere con e per gli
altri. La conquista delle specialità e dei brevetti è un concreto esempio. Lo
Scautismo è, infatti, capacità di servire: “Non c’è scautismo senza servizio”
(B.-P.). Per servire bene occorre avere disponibilità, costanza, progettualità,
umiltà e competenza. La competenza è, perciò, padronanza di conoscenze e
abilità che divengono stile di vita, modo di interagire con se stessi e con il
mondo.
Le tecniche tipiche dello scouting,
se ben adoperate e ove opportuno adattate alle esigenze dell’oggi, fanno
maturare specifiche competenze e conquistare dei valori (per costruire un
tavolo al campo, per progettare e realizzare una route… occorre sviluppare il
senso della progettualità, della comunità, dell’essenzialità, della
disponibilità, dell’accoglienza …). Sono esse tecniche utili a risolvere i
problemi della quotidianità, fanno interagire mani e testa, favoriscono
autonomia e responsabilità; sono attività concrete e nel contempo metafora del
vivere (per esempio, topografia e orientamento insegnano a non perdersi e a
ritrovarsi per raggiungere una meta, educano a progettare il cammino della
propria vita e a superare le difficoltà in base a un orientamento valoriale).
La competenza è un percorso di
crescita che richiede impegno, costanza, progettualità, sistematicità. Perciò
aiuta a superare la frammentazione e lo “zapping” pseudo-esperenziale spesso
tanto caro al vivere quotidiano.
Competenza è anche saper fare
interagire il bene e il bello, ciò che è utile e ciò che è buono. Si pensi, per
esempio, alla scelta del luogo ove situare un campo scout: c’è da tener conto
di criteri di efficacia e di efficienza, di estetica e di rispetto dell’ambiente,
nonché di sicurezza. C’è da assicurare ordine e pulizia, da utilizzare
adeguatamente gli spazi e i materiali, da valorizzare creatività e competenza,
da costruire un ambiente accogliente; c’è da assicurare un’idonea e costante
manutenzione; c’è da cooperare utilizzando le competenze di ciascuno e
favorendo il cosiddetto “trapasso delle nozioni” perché ognuno sia una risorsa
per l’altro... Questo significa mettere la competenza al servizio del bene
comune: è esercizio di cittadinanza attiva!
Il mondo virtuale, ove la cosiddetta
generazione digitale spesso si rifugia, può fare illudere di saper fare tutto
perché lo si è visto fare. La competenza, invece, costringe a sperimentare la
capacità di far bene e con stile, di portare a termine il lavoro intrapreso, di
valutare l’opera realizzata, di essere gratificato per il buon lavoro svolto.
Un Centro Scout, rifuggendo dalla
tentazione di far vivere esperienze fugaci e frammentarie, seppur appaganti,
può avere spazi laboratoriali ove apprendere o affinare specifiche competenze,
ove il dire e il fare possano interagire al fine di realizzare quanto
progettato, ove si apprende a lavorare
con e per gli altri. A tal fine si possono valorizzare specifiche competenze di
quanti lo frequentano e di esperti da utilizzare come “maestri di competenza”.
La manutenzione quotidiana dei luoghi, delle strutture e degli attrezzi (nonché
il miglioramento di essi) sarà concreto impegno per conservare e migliorare il
“bene comune” e, nel contempo, metafora della manutenzione costante della
persona al fine di migliorare se stessi e “lasciare il mondo migliore di come
lo si è trovato”. Perciò, è opportuno sollecitare quanti utilizzano il Centro
Scout ad assolvere a specifici incarichi ed anche a individuare occasioni di
servizio utili al miglioramento del Centro ( o dell’ambiente circostante) o
impegni concreti per il “trapasso delle nozioni” a favore di coloro che nello
stesso periodo utilizzano il Centro.
La vita scout, se bene agita favorisce
la maturazione di competenze per vivere bene e per costruire un mondo migliore, cioè di
quelle “competenze strategiche” adeguate a gestire il futuro. Una competenza strategica primaria,
di tipo ‘meta’ è quella di governare l’incertezza e di affrontare
attivamente il cambiamento. Adattarsi, anticipare, innovare, rischiare
diventano, quindi, competenze strategiche di primaria importanza, attrezzi
culturali di sopravvivenza di soggetti e organizzazioni. Si pensi, ad esempio,
a competenze strategiche quali
equilibrio emotivo, capacità relazionale, problem solving,
creatività, autonomia, capacità di mettersi in discussione e di rigenerarsi. Sono competenze quanto mai
necessarie per non perdersi nei labirinti dell’oggi e andare “in route” per le
vie del mondo con fiducia verso un futuro incerto e mutabile, un futuro da
costruire con generoso impegno e adeguata competenza.
Infine, non possiamo dimenticare che
gli adolescenti, di fronte ai tanti non luoghi della quotidianità hanno
necessità di luoghi significativi, hanno
sete di interagire con adulti significativi che, con sapienza e saggezza, con discrezione ma
con costanza e lealtà, li accompagnino nel loro cammino e sappiano aiutarli,
anche nei momenti più difficili, per raggiungere mete elevate. L’ambiente scout
può essere luogo significativo di relazioni e di crescita. La vita scout favorisce
il cammino comune tra generazioni diverse ove adulti, giovani e ragazzi, nella
valorizzazione dei talenti e delle competenze di ciascuno e dei vari ruoli,
sanno l’un l’altro farsi dono di sogni, sfide,
entusiasmo, risorse, pensieri, progetti, esperienze, competenze.
Perciò, quanti prestano servizio nel
Centro Scout sono chiamati ad essere testimoni di relazioni significative e di
tipico stile scout; adulti di esempio, di stimolo, di orientamento e di riorientamento,
con umiltà, con spirito di servizio e di solidarietà, con costanza e con generoso impegno,
nei confronti di tutti coloro che fruiscono del Centro.
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