La ricerca dell'altro riempie la nostra vita
di gioia e di calore umano
di Carlo Climati
Dov’è l’altro? Che cos’è l’altro? Dove e come possono incontrarlo i giovani
di oggi?
Agli inizi del terzo millennio le nuove generazioni hanno un disperato
bisogno di incontrare gli altri, avvolti come sono in uno stato di frequente
solitudine.
La solitudine più comune è certamente quella che nasce dalla televisione.
Negli anni cinquanta, quando la TV arrivò per la prima volta in Italia, le
persone uscivano di casa e si riunivano nei bar per vederla. Era un festoso
momento di incontro, da consumare tutti insieme di fronte alle immagini in
bianco e nero del "Musichiere" o di "Lascia o Raddoppia". Ma
i tempi sono cambiati. La dimensione corale del piccolo schermo non esiste più.
In ogni casa ci sono più televisori. Spesso i giovani si ritrovano soli, nella
loro cameretta, di fronte ad uno strumento che li bombarda con messaggi
discutibili e infiniti spot pubblicitari.
Un'altra nuova, grande solitudine è quella del gioco. Sembra scomparire
l’antica cultura del cortile e della piazza, luoghi all’aperto in cui i bambini
praticavano tradizionali giochi di gruppo, allegri e creativi. Erano parentesi
di svago positive, in cui si stava insieme e ci si confrontava l'uno con
l'altro. Non rappresentavano soltanto un'occasione di divertimento, ma
soprattutto momenti educativi in cui ci si abituava ad avere delle regole, a
lottare con correttezza e a rispettare l'avversario.
Oggi, purtroppo, si diffonde sempre di più la moda dei videogiochi, in cui
il bambino si ritrova solo di fronte allo schermo freddo di un computer. Chi ne
fa uso non compie attività creative. Si limita semplicemente a subire suoni,
rumori, musiche ed immagini. Un tema ricorrente dei videogiochi è la lotta per
la sopravvivenza. Il giocatore deve sostenere continue sfide per riuscire a
mantenersi in vita ed accrescere il proprio potere. Il problema è che, a volte,
il bene si confonde con il male. L’eroe buono diventa crudele come i suoi
avversari cattivi. Utilizza i loro stessi metodi violenti e sanguinari.
Pertanto, molti di questi videogiochi non possono affatto essere considerati
educativi.
Un analogo meccanismo di solitudine, di fronte al computer, è quello che
caratterizza il mondo di Internet. Tanti giovani trascorrono ore navigando tra
un sito e l'altro o comunicando attraverso i social network.
Spesso le persone che intervengono in questi "salotti virtuali"
non sono sincere ed indossano delle maschere. Il risultato è quello di una
falsa comunicazione, che rischia di degenerare nell'isolamento, nell'incapacità
di sostenere un autentico rapporto con gli altri. Un'altra solitudine piuttosto
frequente è quella della discoteca. Molti ragazzi, durante il fine settimana,
si recano nei locali da ballo cercando un momento d'incontro. Ma la loro voglia
di comunicare viene soffocata da ambienti che ostacolano qualunque tipo di
dialogo.
Il volume della musica è troppo alto e le luci psichedeliche impediscono di
guardarsi serenamente negli occhi. Di conseguenza, le discoteche si trasformano
in un disperato insieme di solitudini che ballano, rinchiuse nel proprio guscio
di silenzio e di incomunicabilità. Sono tante, per i ragazzi di oggi, le
occasioni di rinchiudersi in nuove, potenziali celle di isolamento. Tutto
questo, purtroppo, comporta molti rischi dal punto di vista educativo. Non
dimentichiamo che strumenti come Internet o la televisione trasmettono, a
volte, messaggi, spesso ingannevoli. E quando si è soli, di fronte ad uno
schermo, è più facile essere indottrinati e strumentalizzati.
Come combattere tutta questa solitudine? Prima di tutto è necessario offrire
ai ragazzi le occasioni per stare insieme davvero, in modo comunicativo e
creativo. I locali da ballo, ad esempio, dovrebbero essere ricondotti alla loro
funzione originale di luoghi di incontro, limitando il volume della musica e
creando ambienti più favorevoli al dialogo.
Infine è necessario alimentare nei giovani un'autentica cultura
dell'impegno. Esprimersi attraverso i tasti di un computer, a volte, significa
rifiutare di confrontarsi con altri esseri umani. Significa rinunciare ad
impegnarsi, perché il rapporto con il prossimo rappresenta anche un impegno,
uno sforzo per uscire dal proprio guscio. E' importante, invece, cercare le
persone vere, vivere con loro, imparare a comprenderle e ad amarle sul serio.
Non attraverso la barriera di uno schermo.
Questo sforzo personale potrà sicuramente contribuire ad una maturazione
dei giovani, aiutandoli ad affrontare in modo più sereno il resto della vita.
www.zenit.org – 5.4.2013
Nessun commento:
Posta un commento