Per John Henry Newman il nome del cristiano è “colui che attende il
Signore”. Invece dobbiamo riconoscerlo: da secoli, in occidente, l’attesa della
venuta del Signore è una dimensione perlopiù assente nella vita di fede dei
cristiani. Era il rammarico di Ignazio Silone che scriveva: “Mi sono stancato
di cristiani che aspettano la venuta del loro Signore con la stessa
indifferenza con cui si aspetta l’arrivo dell’autobus”.
Rivelatore di questa realtà è il modo abituale di comprendere e vivere
l’Avvento. Io sono persuaso che l’Avvento è il tempo liturgico oggi meno
compreso nel suo valore e nel suo significato. Lo si è ridotto a tempo di
preparazione alla festa del Natale. Che tristezza! Non si comprende che
l’Avvento è la chiave di tutto l’anno liturgico: l’escatologia è la verità
dimenticata dell’intero anno liturgico.
L’Avvento è la chiave per comprendere la celebrazione delle feste della
manifestazione del Signore nella carne: i fatti che hanno immediatamente
preceduto la nascita di Gesù Cristo, la sua nascita a Betlemme, la
manifestazione ai Magi, il battesimo nel Giordano fino alle nozze di Cana.
Compresi nella loro intelligenza spirituale, i testi liturgici dell’Avvento
esprimo non l’attesa di una nascita già avvenuta nella storia una volta per
tutte, quanto piuttosto l’attesa della definitiva venuta di Cristo nella
gloria.
Domandiamoci: ma com’è
possibile che la liturgia cristiana .......
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