La bellezza di una vita che assapora gli attimi
Non lasciamoci travolgere dalla tentazione di consumare tutto troppo rapidamente!
di Carlo Climati
Capita sempre più spesso di vedere film in cui gli esseri umani si riducono al
livello delle bestie. Una classica scena è quella di due persone che si
incontrano e vanno a cena insieme. Al termine della serata, lui accompagna lei a
casa. Lei lo invita a salire, con la scusa di bere qualcosa. Da quel momento in
poi, scatta la disumanizzazione. Pochi secondi dopo, i due personaggi hanno già
perso il lume della ragione. Non parlano più. Si tolgono i vestiti in modo
frenetico e “fanno sesso”, come sentiamo dire spesso in televisione.
L’espressione “fare sesso” è la più pura e spoetizzante manifestazione del
vuoto di certe immagini, in cui gli esseri umani si comportano come animali. Si
sono conosciuti poche ore prima, ma non possono fare a meno di bruciare la loro
vita in pochi secondi.
Certi film rispecchiano la realtà di oggi. Uno dei segnali più preoccupanti
della nostra epoca è la tendenza a consumare, bruciare, polverizzare ogni cosa
troppo rapidamente. I risultati di questo stile di vita “usa e getta” sono sotto
gli occhi di tutti. Se un matrimonio fallisce, c’è il divorzio breve. Se si
scopre una gravidanza indesiderata, c’è l’aborto. Se qualcuno sta molto male,
c'è l'eutanasia.
L’importante è liberarsi al più presto di tutto ciò che rischia di ostacolare
la propria illusoria “felicità”. Ma si può essere davvero felici dopo aver
distrutto un matrimonio o soppresso una vita umana?
Secondo certe persone, anche la Chiesa cattolica dovrebbe adeguarsi alla
mentalità “usa e getta” dei nostri tempi e tollerare qualunque forma di
arrogante materialismo. Si pretende di dare, ad ogni costo, una benedizione a
stili di vita come le convivenze, i rapporti contro-natura, l'aborto,
l’eutanasia, il divorzio, il commercio dei bambini con l’utero in affitto.
Tutti, ovviamente, possono sbagliare. Dio è sempre pronto a perdonarci. Ma
solo quando siamo sinceramente pentiti dei nostri errori. Oggi, purtroppo,
accade esattamente il contrario. Trionfa la superbia di chi vorrebbe cambiare la
dottrina della Chiesa, per accontentare qualunque tipo di capriccio. Invece di
dire “Signore, perdonami, ho sbagliato”, si preferisce dire: “E’ la Chiesa che
sbaglia. La Chiesa deve cambiare e adeguarsi ai tempi”.
Eppure è così evidente che certi stili di vita non possono essere tollerati,
se si vuole veramente bene alle persone. Se un medico non informa il paziente
della sua malattia, compie un vero e proprio delitto. La stessa cosa accade se
un sacerdote non dice con chiarezza alla gente ciò che è giusto e ciò che è
sbagliato.
Proviamo a fare un esempio. Se una coppia di giovani convive senza sposarsi,
il sacerdote non può dire: “Benissimo. Continuate così. Venite pure in chiesa a
fare la comunione”.
Al contrario, dovrebbe dire loro: “Dio vi ama. Dio vi cerca. Perché bruciare
così la vostra vita? Fate uno sforzo per capire che l’amore non è un prestito.
L’amore è un dono che deve saper guardare verso l’infinito”.
Ma c'è anche un altro segnale d'allarme, che dovrebbe farci riflettere. Nella
grande corsa al consumo del mondo di oggi, il corpo umano sembra essere
diventato “merce”. Come un qualsiasi prodotto, viene esposto facilmente “in
vetrina” ed offerto agli sguardi delle persone.
La dittatura del consumo sta travolgendo il nostro corpo, sacrificato in
fretta sui nuovi altari dell’apparenza. Per pensare di esistere, e credere di
essere qualcuno, diventa sempre più necessario mostrarsi, esibirsi, apparire in
modo provocatorio ed estremo.
Pensiamo a ciò che accade in alcune discoteche. Sui cubi si esibiscono
persone ridotte ad una banale dimensione di “corpo da guardare”. Non sono più
esseri umani, ma soltanto belle statue in movimento, immerse in una musica
assordante, che impedisce qualunque tipo di comunicazione.
Non a caso, una delle droghe più diffuse in alcuni locali da ballo si chiama
“ecstasy”. E’ un nome simbolico, che svela il degrado di certi ambienti. La
parola “estasi”, nel suo significato originale, indica lo stato di astrazione
dell’anima dalle realtà terrene, verso la contemplazione di cose divine. In
certe discoteche, invece, accade l’esatto contrario. Si vive una dimensione di
“estasi rovesciata”, in cui il corpo ha il sopravvento sull’anima. Viene
immediatamente mercificato, esposto, banalizzato, svuotato della sua natura
umana e spirituale.
Per combattere questa tendenza è necessario recuperare un’autentica cultura
del limite, che deve essere alla base di ogni civiltà. Non bisogna inseguire i
falsi modelli dei film, in cui le persone diventano bestie. Dobbiamo, invece,
recuperare la consapevolezza di avere un’anima, un cuore che batte dentro di
noi.
Non buttiamo via la nostra vita! Rallentiamo! Aspettiamo! Assaporiamo ogni
attimo della nostra esistenza, invece di bruciarlo! Invece di cercare ad ogni
costo il mito della bestialità e dell’apparenza, facciamo uno sforzo per
valorizzare la nostra natura umana, rifiutando la non-cultura di chi vorrebbe
trasformarci in animali o in merce da esposizione!
www.zenit.org - 4-7-2014
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