Turkson: “Cura del creato,
ottava opera di misericordia”
Riflessione quaresimale del presidente
di Iustitia et Pax alla luce della “Laudato Si'”, in una conferenza della
Villanova University di Philadelphia
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Pixabay - CC0
Non sono più sette ma otto le opere di misericordia riportate dalla
tradizione della Chiesa, secondo il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson:
l’ottava, sia corporale che spirituale, è la “cura per la nostra casa comune”.
Il presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace lo ha
detto nel suo intervento del 25 febbraio alla Villanova University di
Philadelphia, durante una conferenza dedicata all’enciclica Laudato Si’ alla luce di una “riflessione quaresimale per l’Anno della
Misericordia”.
Partendo dalla considerazione che “la
vita umana si fonda su tre relazioni fondamentali e strettamente intrecciate:
quella con Dio, quella con il prossimo e quella con la terra”, il porporato –
riferisce L’Osservatore
Romano – ha sottolineato che “quando uno
di questi rapporti si rompe” infrange in qualche modo il nostro essere
pienamente inseriti nell’universo. È proprio questa la “tremenda
responsabilità” del genere umano verso la creazione di cui parla l’enciclica
del Pontefice: ovvero il dovere morale di essere non “semplici buoni
amministratori” ma di avere una vera e propria “cura” per la casa comune.
In tal senso, secondo il cardinale, le opere corporali si possono
così declinare: nutrire gli affamati, specialmente quelli che soffrono di
povertà e siccità; dar da bere agli assetati, in particolare a chi non ha acqua
pulita e abbondante; vestire gli ignudi, soprattutto gli esposti al freddo
dell’inverno e al dolore dell’indifferenza; dare riparo ai senza tetto, in
particolare alle vittime delle guerre e del mare; curare i malati, specialmente
quelli che sono stati avvelenati dalle scorie delle industrie; riscattare i
prigionieri, soprattutto coloro che sono oppressi da sistemi economici e
politici crudeli o dalle dipendenze dei piaceri del mondo; proteggere la
dignità della persona umana, specialmente seppellendo i morti con reverenza.
Quelle spirituali invece: insegnare a coloro che non si accorgono come i
loro stili di vita danneggino gli altri; dare speranza a chi dispera per il
futuro dei propri o cari e per quello del mondo; ammonire coloro che peccano
contro il prossimo e l’ordine naturale; sopportare le sofferenze inflitte
dall’avidità; perdonare le offese commesse contro l’umanità e il bene della
creazione; confortare coloro che sono afflitti dalla corruzione e dai
cambiamenti del clima; desiderare di pregare sempre per i vivi, i morti e le
future generazioni.
Si aggiunge, quindi, l’ottava opera: la cura per la nostra casa comune. È
così – ha detto Turkson – che possiamo “vivere la misericordia nel suo doppio
volto: quello di dono gratuito dal Signore e quello di ‘sorgente che zampilla
dall’interno’ che ci porta a condividere con gli altri il dono del creato”.
da www.zenith.org
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