I giovani hanno bisogno di non bruciare le tappe
fondamentali della propria esistenza
(www.zenit.org) Uno dei film più belli della
storia del cinema è certamente “L’albero degli zoccoli” di Ermanno Olmi.
Interpretato da contadini, racconta la vita di alcune famiglie lombarde, alla
fine del diciannovesimo secolo.
All’inizio
della storia c’è una scena che esprime pienamente la poesia di quel tempo
lontano. Un giovane saluta una ragazza, mentre cammina su un viale di campagna.
Lei gli
risponde, senza voltarsi completamente. Solo per un attimo gli rivolge uno
sguardo, per poi abbassare immediatamente gli occhi e riprendere il cammino
verso casa.
In quel
breve e timido dialogo, quasi sussurrato, c’è tutta la bellezza di un tempo in
cui gli esseri umani riuscivano a rispettarsi e a guardarsi nella profondità
dell’anima.
Queste
immagini, oggi, sembrano davvero lontane. I due contadini appaiono ai nostri
occhi come bizzarri extraterrestri, che si comportano in modo strano. Viviamo,
infatti, in un’epoca in cui tutto è urlato, esagerato, eccessivo. La parola
“pudore”, ormai, sembra cancellata dal nostro linguaggio.
La
principale vittima di questo meccanismo di degrado è il nostro corpo. Un corpo
non più umano, ma che sembra diventato merce. Come un qualsiasi prodotto, viene
esposto facilmente in vetrina ed offerto agli sguardi delle persone.
Per
accorgersene basta accendere la televisione. Siamo letteralmente invasi da
programmi caratterizzati da questo stile. Alcuni sono la più perfetta
rappresentazione del vuoto. L’unica cosa che conta è mostrare, esibire, offrire
il proprio corpo a tutti.
Alla
rottamazione del senso del pudore si lega un altro triste fenomeno: la tendenza
a bruciare l’intimità con una velocità impressionante. Sta scomparendo la
voglia d’aspettare e di vivere al momento giusto le tappe importanti della
vita.
I rapporti
tra ragazzi e ragazze sono talmente deformati che si tende a saltare
completamente la fase dell’amicizia. Si passa direttamente al contatto fisico,
a volte quasi bestiale. Ai giovani vengono a mancare alcuni momenti basilari
nella costruzione delle proprie relazioni con il mondo che li circonda.
Per
combattere questa tendenza è necessario recuperare un’autentica cultura del
limite, che deve essere alla base di ogni civiltà. È importante insegnare
ai giovani che per affermare la propria personalità non bisogna inseguire i
falsi modelli esibizionisti del mondo di oggi. È sufficiente essere se
stessi.
Invece di
cercare ad ogni costo il mito dell’apparenza è necessario valorizzare la
propria natura umana e spirituale, in alternativa alla non-cultura di chi
vorrebbe trasformare il nostro corpo in merce da esposizione.
Carlo Climati
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