ALLA RICERCA DI CORTESIA E BUONGUSTO, MA ANCHE DI RISPETTO
"Ca…", "Mi….",
"Co…" ... e così via!
Non me ne
vogliate, né vogliate considerare quanto scrivo come esternazioni veteromoralistiche
o “parole d’altri tempi”. Bontà e bellezza mai sono "cose" passate da mettere
nostalgicamente in soffitta.
Purtroppo, il
parlare quotidiano è sempre più infiorato dal linguaggio volgare. Dal semplice
passante all’autorevole parlamentare, dal bambino all’anziano, dal litigio di
quartiere al confronto politico o culturale sembra che non si riesca a fare a
meno di intasare la propria bocca e le altrui orecchie di termini non proprio
eleganti. Volgarità nel parlare che spesso è anche accompagnata da grossolanità nell’agire.
La stessa TV in tal senso spesso fa scuola. Anche una trasmissione dedicata al
canto sente la necessità di ”migliorare” qualità ed audience spargendo, ad
arte, di qua e di là, battute e termini scurrili. E per fare ciò paga
profumatamente! E’ come (scusate l’esempio) voler abbellire una torta con
palline di escrementi di capra. Volgari interiezioni, grossolane battute, gesti
opinabili e inappropriate esternazioni ricevono più applausi di una buona
canzone.
Se a certe
trasmissioni togliamo turpiloquio e forme compiaciute di litigiosità non resta
niente. Lo stesso, sovente, nel comune parlare.
Se apriamo una
pagina di face book, è facile imbattersi in frasi composte dal 50% da termini
volgari, ritenuti necessari per rafforzare le varie opinioni o comunicazioni.
Anche davanti ai
portoni delle scuole talora s’incontrano genitori (ed anche insegnanti)
solleciti a riempirsi la bocca di “aulici” termini quali “c…” , "m….”,
"non rompere ... " per dimostrare a se stessi e ai giovani studenti
di essere alla pari. Similmente avviene anche in altri ambienti educativi, famiglia compresa.
Cortesia,
gentilezza, rispetto per gli altri (ma anche per se stessi) spesso divengono
vuote parole e non si traducono in stile di vita da evidenziare nei
comportamenti quotidiani, anche nei momenti di stress.
A volte (i
network ne sono quotidiana testimonianza) le volgarità sono associate al sacro
specialmente cristiano ed anche alla bestemmia. Se tali cose avvenissero in altri ambienti si guadagnerebbe anche una lapidazione.
Perché il
sorriso e l’ilarità devono essere associati al fango? E’ necessario sputar
fango per essere ritenuti interessanti? E’ opportuno intercalare pensieri, parole, frasi e gesti con manciate di letame?
E’ possibile
cambiare? Perché no? E’ una sfida per
ciascuno. Basta avere il coraggio di andare controtendenza, controllando con
fermezza il nostro linguaggio ed aiutando gli altri a fare lo stesso. Siamo
chiamati a prenderci cura di noi stessi e degli altri, lo affermiamo spesso.
Siamo, perciò, chiamati a fare del
nostro meglio per cambiare noi stessi e la società. Del nostro meglio anche
nello stile del parlare e nei modi dell’agire.
Giovanni Perrone